Contro Berlusconi tra Vendola e Monti: Bersani alla vigilia delle politiche
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L'appello delle forze progressiste europee è corale: Pier Luigi Bersani, candidato premier del Partito Democratico, deve vincere a tutti i costi le elezioni più delicate degli ultimi anni per scongiurare il ritorno del partito berlusconiano, che non affonderebbe solo la già precaria situazione italiana ma trascinerebbe con sé l'intera eurozona.
A Torino, il 9 febbraio, il meeting Reinassance for Europe è iniziato proprio con questa preoccupazione. Le principali personalità socialiste e progressiste europee, da Martin Shultz a Sergei Stanishev, Presidente del PSE, ad Hannes Swoboda, Presidente del Gruppo S&D al Parlamento europeo, concordano nell'appoggiare il PD.
La sinistra in Italia
Bersani, 61 anni, già 5 volte ministro dal 1993 ad oggi, incentra il suo intervento sulla necessità di ricreare credibilità attorno alla figura del premier italiano a livello internazionale. A dargli man forte, il suo mentore Massimo D'Alema, figura storica dei democratici italiani, pilastro del PD, e primo e unico membro dell'ex partito comunista ad aver ricoperto la figura di premier nel 1998. Il partito ha preso quindi una netta distanza dalle posizioni del Presidente uscente Mario Monti, accusato di non aver considerato le conseguenze dei tagli indiscriminati attuati negli ultimi 12 mesi e di non essere pienamente collocabile all'interno del parlamento europeo. "Se dopo l'accordo sul bilancio Ue è Cameron a festeggiare, vuol dire che è stata una vittoria di Pirro", afferma il candidato premier.
L'elettorato di centro sinistra aspettava da giorni questa presa di posizione da Bersani, attratto da una parte da una possibile alleanza pre-elettorale con il premier uscente, e dall'altra dall'ala di sinistra del PD, Sinistra Ecologia e Libertà guidata dal governatore della Puglia, Nichi Vendola. La forte opposizione tra Vendola e Monti, tuttavia, ha spinto Bersani verso un aut aut imminente.
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La situazione politica italiana è, infatti, più che mai complessa e delicata. Il 24 e 25 febbraio si svolgeranno le elezioni con una legge elettorale (definita una "porcata" dal suo stesso firmatario Calderoli della Lega Nord) che rende di fatto ingovernabile il paese in assenza di maggioranze schiaccianti o larghe coalizioni, in particolar modo per quanto riguarda il Senato. Si tratta di elezioni anticipate: le Camere, infatti, sono state sciolte il 22 dicembre 2012, in seguito alle dimissioni del premier Mario Monti, giunte dopo l'annuncio in Parlamento ad opera di Angelino Alfano di un'astensione da parte del Pdl, che fino a quel momento aveva sostenuto il Governo Monti insieme a Pd e Udc. Quattro mesi in anticipo rispetto al mese di aprile, naturale conclusione della XVI Legislatura. Bersani sarà costretto a trovare un'intesa con la Lista Monti, neo partito nato per sostenere il ritorno del governo tecnico, senza però farsi abbandonare dalla frangia più radicale della propria coalizione.
Dall'altra parte della barricata
conoscendo la storia elettorale italiana, non si esclude un colpo di coda dell'ultimo momento dall'uomo che ha tenuto per anni in scacco il Bel Paese
A complicare la situazione si aggiunge la candidatura di una serie di partiti intransigenti con la vecchia politica, in primis il Movimento 5 stelle guidato dal comico-blogger Beppe Grillo, il cosiddetto guru dell’anti-politica. Cavalcando l'onda di consensi portati dal malcontento popolare, si pensa che il comico genovese possa raccogliere percentuali superiori al 20%, grazie a una campagna elettorale che punta al rinnovamento della classe politica ma condita con un discutibile mix di populismo e anti-europeismo. La massiccia partecipazione dei cittadini, soprattutto sui social network, ha avuto un successo che è andato ben oltre le aspettative del suo leader, alimentato dagli scandali che hanno riguardato i due principali partiti. Monte dei Paschi è solo l'ultimo di una lunga serie di arresti che hanno coinvolto i partiti alla testa del paese negli ultimi 20 anni. È quindi lui la mina vagante della politica italiana e la sua chiusura aprioristica con i partiti rischia di condannare il paese all’ingovernabilità.
A erodere il bacino elettorale dei partiti tradizionali sono subentrati anche altri soggetti, come l'ex magistrato Antonio Ingroia, che lanciatosi per la prima volta in politica raduna personaggi della società civile ed ex politici legati ai piccoli partiti di sinistra per dar vita al partito Rivoluzione Civile e chiedere una nuova legge anti-corruzione. O come l'ex giornalista Oscar Giannino che, con il suo partito Fare per Fermare il Declino, propone politiche ultra-liberali per rilanciare l'economia.
Nel centro destra italiano, il PdL non gode più del sostegno delle ultime elezioni. Il cambio di leadership, da Berlusconi al suo delfino, nonché ex avvocato, Angelino Alfano non ha dato continuità al progetto politico, mancando del carisma necessario per conservare l'elettorato e, nonostante la rinnovata alleanza con la Lega Nord e l'agguerrita campagna elettorale fatta di promesse plateali (come la restituzione della tassa sulla prima casa introdotta dal governo Monti), il partito ha perso circa la metà dei suoi voti. Tuttavia, conoscendo la storia elettorale italiana, non si esclude un colpo di coda dell'ultimo momento dall'uomo che ha tenuto per anni in scacco il Bel Paese.
L'esito di questo turno elettorale pare quindi tutt'altro che scontato. Il rischio di avere coalizioni inconcludenti e un paese di fatto ingovernabile è molto alto, proprio in un momento decisivo per la ripartenza di tutta l'eurozona.
Foto: © Paolo Properzi; video © lmollea/YouTube