Concorsi comunitari: i rischi delle scelte linguistiche dell'EPSO
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Cari amici,
Le prove del concorso generale dell’EPSO, l’Ufficio europeo di selezione del personale, devono essere svolte nella seconda lingua del candidato, da scegliersi obbligatoriamente fra francese, inglese e tedesco. L’uso della prima lingua nelle prove non è escluso, ma è confinato ad una parte della prova scritta (studio del caso) e, in parte, alla prova orale.
Fino al luglio 2005, invece, era possibile sostenere una prova per i concorsi nella propria lingua materna e un’altra prova in una seconda lingua comunitaria a scelta del candidato. Il ministro delle politiche comunitarie Andrea Ronchi ha deciso che l’Italia farà ricorso.
Quali sono i problemi?
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Il primo rischio è quello di ineguale trattamento. Da un punto di vista puramente teorico, la scelta dell’EPSO non dovrebbe favorire nessuno, ma molti dubbi rimangono. In primo luogo, sono avvantaggiati i candidati di paesi o regioni bilingui (Malta, Lussemburgo, gli irlandesi che dichiarano come prima lingua l’irlandese, lingua ufficiale della UE dal 2007, o ancora gli altoatesini, ecc.). Inoltre, non è chiaro come l’EPSO riuscirà ad evitare casi di frode. Coloro che sono di prima lingua inglese, francese o tedesca dovrebbero poter scegliere solo fra le rimanenti due lingue, ma di fatto potrebbero utilizzare la propria lingua materna, visto che la prima lingua è determinata per autodichiarazione.Nel manuale per l’iscrizione si nota che la lingua 1 è definita come la lingua per cui si ha un livello di conoscenza pari almeno a C1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle Lingue. Non si richiede nemmeno un C2, che è giusto sotto il livello madrelingua. Per la lingua 2 invece basta avere un B2 (intermedio-alto). Se questo è il livello richiesto, un italiano che vive e lavora a Berlino da diversi anni, potrebbe benissimo dichiarare il tedesco come propria lingua 1 e (se fosse possibile) l’italiano come lingua seconda (fingendo di parlarlo male).
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A livello generale, questa politica sembra rafforzare l’impressione che Commissione voglia ufficializzare l’oligarchia linguistica della triade, in contrasto con lo spirito dei trattati e in assenza di ogni esplicita decisione politica ufficiale e condivisa in materia. Anche se è vero che in media queste tre lingue sono le più insegnate in Europa come lingue straniere, non sono certo né le uniche, né sono necessariamente le lingue più insegnate in tutti i paesi. In Francia la seconda lingua più insegnata è lo spagnolo, in Finlandia lo svedese, a Malta l’italiano. In Vallonia la prima lingua straniera insegnata è il neerlandese. Di fatto quindi si restringono le possibilità di scelta dei candidati, si impone artificialmente un’omogeneità che non trova riscontro nella realtà. Inoltre, non si capisce in base a quale criterio il numero “tre” debba essere il limite massimo di lingue ammesse, tanto più che fino a pochi anni fa era perfettamente possibile sostenere i test nella propria lingua materna senza che questo ostacolasse la selezione del personale. Ovviamente anche prima era necessario dimostrare di avere conoscenza di un’altra lingua straniera, ma la prova di accesso era veramente egalitaria perché tutti la potevano sostenere nella propria lingua materna, il che è molto più rassicurante dal punto di vista del candidato, mentre adesso la conoscenza dell'inglese, del francese e del tedesco funge da barriera all’ingresso.
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Si tratta di un sistema che di fatto si presta a favorire nella prassi soprattutto gli anglofoni e probabilmente i francofoni. Si prevede infatti che per quanto concerne la prova orale il colloquio con il comitato di selezione si tiene principalmente nella seconda lingua del candidato (inglese, francese o tedesco). È difficile credere che a un britannico si richieda veramente una conoscenza fluente del tedesco, lingua che nella prassi comunitaria di lavoro interno non ha un reale ruolo di lingua di lavoro veicolare come invece hanno per ragioni storiche il francese o l’inglese (infatti si dice che il colloquio si tiene “principalmente” nella seconda lingua). Dopo un breve scambio di battute in tedesco, probabilmente si passerà all’inglese. Si noti inoltre che nulla è previsto quanto alla lingua da usare nella “presentazione orale” per gli amministratori e gli assistenti. Come in tutte le cose, c’è una grossa differenza fra politiche ufficiali e prassi durante i colloqui di lavoro. La conseguenza prevedibile di tutto questo, ovviamente, sarà di accelerare la convergenza in particolare verso l’inglese. Probabilmente la grande maggioranza dei candidati sceglierà l’inglese come lingua seconda, con effetti prevedibili di lungo termine sul reale multilinguismo delle istituzioni europee. Sembra che la Commissione imponendo questi requisiti al concorso stia effettuando una “scrematura” preliminare del personale comunitario al fine di renderlo sempre più omogeneo dal punto di vista linguistico.
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Infine, a livello simbolico, lingue come lo spagnolo, l’italiano perdono di prestigio. Questo rafforzerà ancora di più agli occhi dell’opinione pubblica l’importanza dell'inglese (soprattutto), francese e tedesco come “le lingue che contano” in Europa.