Compostela express: il "nostro" pellegrinaggio
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Annalisa Del GrecoNel 2009, oltre 140.000 persone provenienti da tutto il mondo si sono recate in pellegrinaggio sul Cammino di Giacobbe a Santiago de Compostela (Spagna), per visitare la tomba dell’apostolo. Ben 14.000 di questi erano tedeschi, come Klara Gockel (22) e Felix Wenzel (23).
Alla fine è stato Hape Kerkeling (un famoso comico tedesco, ndr) a dare la spinta decisiva. Nella primavera del 2009, Klara aveva già deciso di andarsene per un po'. Il fatto che la meta alla fine fosse diventata Santiago de Compostela, piuttosto che un club vacanze a Maiorca, è dipeso soprattutto dal budget ridotto che aveva a disposizione. Ma ad essere decisiva è stata la lettura casuale di un libro che ormai milioni di tedeschi hanno sui loro scaffali: "Ich bin dann mal weg" ("Sto via per un po’").
In questo libro, il comico Hape Kerkeling descrive il suo pellegrinaggio lungo il Cammino di Giacobbe. «All’inizio volevo andarci da sola», spiega la studentessa di odontoiatria di Herne. Ma così sarebbe stato, perché Felix Wenzel (prima reazione: «Sei pazza?»), vecchio amico di scuola e apprendista infermiere, alla fine si è fatto convincere velocemente. Insieme, hanno letto un po' di libri di viaggio, hanno rotto un po' il ghiaccio con la lingua spagnola e si sono uniti al gruppo dei pellegrini a StudiVZ. A posteriori, Klara e Felix hanno detto sorridendo: «Eravamo persino troppo professionali. Lungo il cammino abbiamo incontrato persone che facevano il percorso a piedi nudi». Tutto sommato, non c'era poi così tanto da soffrire, i due di Herne contavano su calzature buone e salviette detergenti per bebé. Eh sì, d'altronde, le si possono acquistare in ogni supermercato e sono oggetti di irrinunciabile valore per la propria igiene personale e per lavare tutto il possibile.
24 km al giorno, sette giorni alla settimana, per sei settimane
Agosto 2009. Il viaggio inizia dal Camino Francés, la via spagnola principale, che dai Pirenei conduce per quasi 800 km attraverso la Spagna settentrionale. Per arrivare da Saint Jean Pied de Port a Santiago de Compostela, Klara e Felix hanno impiegato ben sei settimane, percorrendo in media 24 km al giorno. Qualche volta di più, qualche volta di meno. Una giornata di pausa di tanto in tanto? No, niente. Ma almeno le scarpe erano buone. Anche se non poteva mancare l’"unzione serale", come Klara aveva definito il rituale dello spalmare le creme sulle piaghe. Una soluzione come un'altra. Ma erano soprattutto gli incontri con altre persone a impressionare maggiormente i due pellegrini. Poteva capitare di dover cedere il proprio posto letto conquistato duramente nella parte inferiore di un letto matrimoniale nel dormitorio superaffollato di un ostello a un'anziana signora piagnucolosa, anch’essa di origine tedesca… Di incontri positivi ce ne sono stati, tra cui quello con una coppia olandese di pellegrini composta da nonno-nipote. Felix conclude: «In pellegrinaggio non sei mai solo».
“Effetto pellegrinaggio” o apprezzamento delle piccole cose
Certamente non sono state delle motivazioni religiose a spingere Klara e Felix ad avventurarsi sul Cammino di Giacobbe. Più che altro i due ragazzi volevano dimostrare a se stessi di cosa erano capaci, spiega Klara: «Quello che contava veramente era avere la meta davanti agli occhi, per poi ritrovarsi catapultati nel “mondo vero e proprio dei pellegrini” e perdere abbastanza velocemente il contatto con la realtà». Klara e Felix erano entusiasti, i loro genitori un po’ meno. «Mia mamma ha appeso al muro una cartina del tragitto, così, ogni volta che ci siamo fatti sentire, ha piantato una bandierina sul luogo dal quale chiamavamo», racconta Felix. «In effetti, a volte, anche per un paio di giorni, ci siamo dimenticati di farci sentire e non è stato bello, al mio rientro, vedere le bandierine mancanti e realizzare per quanto tempo, talvolta, non abbiamo dato alcun segno di vita».
«Durante le sei settimane di pellegrinaggio non mi è mancato neinte», afferma Klara. «Ok - aggiunge - talvolta ci si concedeva una meritata coca cola come ricompensa, invece della solita acqua di rubinetto. E di tanto in tanto avrei gradito un asciugamano vero e proprio, al posto di questo minuscolo panno da viaggio in tessuto felpato». L’“effetto pellegrinaggio”, l’apprezzamento delle piccole cose, tuttavia, non è durato troppo a lungo. «Di sera, sarei stata ben felice di potermi fare una doccia - dice Klara - e pensavo a tutte le cose che mi sarei volentieri gustata a casa. Ma quando si è così lontani - conclude - alla fine non ci si pensa».
Fino alla fine della terra
Dopo sei settimane a piedi, pernottamenti in dormitori di massa e unzioni quotidiane, Klara ha scoperto che la meta Santiago di primo acchito non sembrava così eccezionale: «Era piovosa - racconta - e avevamo deciso già in precedenza che saremmo arrivati fino alla fine della terra». Finisterre, la fine della terra, si trova ad altri 90 km da Santiago. E qui i due tedeschi alla fine hanno avuto la sensazione di avercela fatta: «Lo scenario era pazzesco - afferma Felix, - davanti a noi c'erano solo il tramonto e il mare, una sensazione incredibile».
L’effetto pellegrinaggio passa, altre cose restano. Una volta rientrati, Klara e Felix hanno voluto tatuarsi i loro ricordi di viaggio. Klara sulla caviglia, Felix sul piede. Il soggetto? Ovvio, la conchiglia che c'era sul cappello dei pellegrini!
Anche se Klara ritiene che il pellegrinaggio «può essere vissuto in modo abbastanza naturale», qui i futuri pellegrini possono trovare utili suggerimenti.
Foto: ©Klara Gockel e Felix Wenzel
Translated from Jakobsweg: Tägliche 'Salbungen' in der Pilgerwelt