Cinema d’animazione in Estonia
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Yuri FelicettiA Tallinn, il 19 novembre si è tenuto l’Animated Dreams, il festival locale del cinema di animazione. Mentre la vecchia generazione di disegnatori, chiusa in vecchi studi sovietici, esporta la sua arte grazie ai finanziamenti pubblici, i giovani tentano di far combaciare due estremità. Un viaggio tra creazione e remunerazione.
"Boom". Un portone sbatte violentemente a causa di una corrente d'aria fredda, nordica... deprimente. In un’ex fabbrica di calze, in fondo ad un corridoio cupo e invaso da corpi inanimati, un piccolo cartello indica lo studio Nukufilm. Attaccato al soffitto è sospeso uno strano personaggio di legno, una sorta di totem annerito da una candela. «È il Dio di Nukufilm. Ogni volta che finiamo un cortometraggio, accendiamo una candela e preghiamo affinché abbia lunga vita». Una testa bionda su un pullover un po’ ridicolo ha appena aperto la porta che ci introduce in ciò che di più artigianale e segreto il cinema estone ha da offrirci: film di marionette.
La storia di una lotta per l’indipendenza
«Nuku in lingua estone significa “burattino”. Con Jonnisfilm, suo “pendant” per i cartoni animati, lo studio rappresenta il fiore all’occhiello dell’arte animata baltica. «Cinema d’autore», continua Mait Laas, regista degli anni quaranta, figlio di questi luoghi al tempo stesso fiabeschi e polverosi. Ci racconta delle opere visive, delle ex star del grande schermo che ormai dormono nelle vetrine dei musei e degli sforzi compiuti dagli studios per rimanere in piedi, in seguito all'indipendenza e il ritiro sovietico. «Il cinema estone vanta una grandissima tradizione. Il nostro studio ha festeggiato i 50 anni proprio l’anno scorso», tiene a sottolineare. «Rappresentiamo il cinema estone in Europa, dall’artigianato alla tecnologia più avanzata. Ma senza i contributi pubblici, non saremmo in grado di sopravvivere».
«Fresco, innovativo, schizofrenico…». Spesso gli estoni non trovano le parole giuste per descrivere l’universo che anima i film di questo “così piccolo” Paese dell’Europa del Nord-Est. Poetica, glauca, definitivamente per adulti, minuziosamente pieno di vita quando appaiono le marionette,in bianco e nero. Ma soprattutto invendibile. Attaccata su un muro del Nukufilm, una mappa geografica mostra l’Europa puntellata quasi per intero: «È la mappa dei festival dove abbiamo diffuso i nostri film», precisa Mait. I viaggi in Europa e nel mondo, grazie anche a reti come Anoba (Animation Nordic and Baltic) hanno favorito la diffusione del cinema estone. Ma il cortometraggio non va molto bene al cinema. E in Tv sono le serie televisive per bambini ad aver maggior successo. Il “cinema d’autore” fiorisce su un terreno difficile.
«Non possiamo competere con le produzioni europee»
«Da qualche parte in Europa, sulle rive di un mare immenso, il paese di Gadgetville». In un decoro dai colori variopinti, diverse generazioni di piccoli estoni hanno seguito in Tv le meravigliose avventure di Lotte, una cagnolina con un ciuffo in testa. Eesti Joonisfilm, lo studio di cartoni animati estone nato 31 anni fa, conta su questo progetto faro per raccogliere i fondi vitali per aziende artistiche a rischio. Per Priit Pärn, il più illustre autore estone – Lotte e i prodotti derivati – assicura, però in modo mediocre, la “sopravvivenza economica” dello studio dei cartoni animati, uno dei pochi in Europa dell’Est ad essere sopravvissuto alla fine del blocco sovietico. «I vari canali televisivi spiegano cosa si aspettano da voi. Impongono troppe regole», dice con franchezza. «Siamo un paese troppo piccolo, non possiamo competere con serie mastodontiche e commerciali, quelle dei grandi studios europei», afferma un altro regista, Rao Heidmets, che rivendica con fantasia il suo «muscolo della follia» molto ben allenato. Priit Pärn, che è anche insegnante e nel 2006 fondò la scuola d’animazione di Tallinn. Predilige la sua indipendenza e la sua libertà di scrivere scenari singolari. Nel suo ultimo film, Life without Gabriella Ferri, una coppia si lascia andare ad una danza appiccicosa, sensuale, un pesce in un mano, un coltello nell’altra, mentre il loro figlioletto, chiuso nella sua camera, sbatte la testa contro la parete. Opera che turba ed evoca una società minacciosa dove anche i rapporti familiari si sfaldano.
Sulle orme della vecchia guardia dei “pazzi della matita”, i giovani artisti di Tallinn tentano avventure rischiose, sperando di uscire dalla precarietà che diventa velocemente sinonimo di creatività. È semplice: vogliono guadagnarsi da vivere. Il manager Martin Rääk e altri colleghi hanno deciso di fare di una vecchia baracca in legno la loro tana e di trasformarla in laboratorio di design. Grazie ad alcuni buoni contratti firmati con la Tv estone, la loro piccola impresa, Tolm Studio, sta prendendo il volo. «C’è una bella differenza tra i vecchi cortometraggi del Nuku e le altre attività che permettono di far andare avanti la baracca», afferma Martin. «È un sogno potersi dedicare solo ai nostri progetti personali, ma speriamo di poter alternare questo con un’attività commerciale ben avviata», dice inoltre Joosep Volk, giovane regista di 27 anni. E possibilmente con un pizzico di umorismo: «quando noi estoni cerchiamo di essere divertenti è un fallimento totale. Il nostro universo è deprimente, ed è a causa del nostro passato». Nostalgico, triste, profondo. Non ci si nasconde: «Quando cerco di fare un film divertente o semplice come sanno fare ad Ovest, finisce sempre per essere deprimente!» conferma Rao Heidmets. Alla fine del mese di novembre e per il decimo anno "la gang dell'animazione" si riunisce lietamente nel vecchio Cinema Soprus del centro storico di Tallinn, in occasione dell’Animated Dreams, il festival d’animazione estone. Una festa “tutta in famiglia” dove ridere e scherzare. L’unione di diverse generazioni, di professori e di alunni, di maestri e ragazzacci.
Translated from Cinéma d’animation : articuler l’art et la bourse