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Chi trova Palermo scopre un tesoro Vol. 2

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Palermo

Prosegue il nostro viaggio attraverso gli itinerari proposti dalle "Vie dei Tesori". Stavolta vi raccontiamo il percorso da Villa Airoldi a Palazzo Ajutamicristo, tra aneddoti e vicende storiche più o meno note.  

Dopo il primo weekend all'insegna della scoperta dei tesori ereditati dalla tradizione cattolica, il nuovo itinerario, invece, svela le stanze segrete dei palazzi aristocratici e delle ville nobiliari che hanno impreziosito la Storia antica e recente della città di Palermo. La nobiltà palermitana ha origini antiche ed è anch'essa legata a doppio filo con le vicende storiche e di conquista: per questo, si sono avvicendati vicerè, pretori, famiglie nobiliari spagnole che hanno creato spazi privati, grazie anche all'ausilio di ben pagati artisti accorsi da tutta Europa, tali da dare sfoggio del proprio sfarzo. Molte dimore private sono, nel tempo, passate in "mano pubblica", altre sono state rese sedi istituzionali, di mostre e di musei.

Villa Airoldi: da luogo di caccia e pesca a Golf Club

Ecco, quindi, che l'itinerario che oggi abbiamo percorso, e che proponiamo agli avventori del weekend, parte da "fuori le mura", e precisamente da Villa Airoldi

In stile francese, con influenze neoclassiche, costruita nel 1780, si trova alle pendici sud del Parco della Favorita. Oggi ospita un Golf Club ed un tempo era la residenza estiva della famiglia Airoldi. Il parco nasconde numerosi aneddoti. Un tempo, all'interno del parco, si viveva di auto-sussistenza: le estese dimensioni del parco consentivano la caccia in tutte le stagioni, vi erano agrumeti, vitigni e ulivi e, dulcis in fundo, veniva praticata la pesca all'interno di grandissime vasche, di cui tutt'ora rimangono le tracce. Illo tempore!

Piazza Pretoria: il centro istituzionale di Palermo

Proseguiamo ed armati di motorino ci fiondiamo nel centro storico, o meglio, nel centro istituzionale ed amministrativo di Palermo: Piazza Pretoria, meglio nota come Piazza della Vergogna. Qui, troneggia incontrastata la Fontana Pretoria con le proverbiali statue nude (da qui il rimando alla "vergogna") degli dei dell'Olimpo e dei fiumi di Palermo.

Caduta nel dimeticatoio, negli ultimi anni l'Amministrazione comunale ha inteso rivalorizzarla nel miglior modo pensabile: aprendola al pubblico. L'accesso pubblico è ammesso solo in via del tutto eccezionale e sotto il serratissimo controllo dei messi comunali e dei vigili urbani. Ma, quando apre i battenti, una visita ed un "girotondo" sono un'esperienza imperdibile. Salendo le scale della Fontana Pretoria, costruita a Firenze nel 1573 e poi acquistata dal Senato palermitano e trasportata in 66 pezzi, si respira un'aria nuova: turisti incuirositi e bambini che scorazzano, mentra una coda interminabile aspetta impaziente di entrare all'ambitissimo Palazzo Buonocore. Benvenuti a Palermo!

Noi, invece, ci dirigiamo verso il Palazzo Pretorio, noto anche come Palazzo delle Aquile e sede del Comune di Palermo, e, seguendo la guida e un folto gruppo di visitatori, ci addentriamo nelle stanze del Consiglio comunale, della Giunta e del Sindaco. 

Il Palazzo fu costruito da Pietro Speciale, al tempo in cui era Pretore di Palermo intorno al 1470.  Noi veniamo sorpresi dalla Sala Garibaldi in cui, sotto un ritratto dell' "eroe dei due mondi", e tra cimeli di guerra proveniente proprio dalla famiglia Bonaparte, c'è un'epigrafe: "Nino, domani a Palermo". Era l'ordine di Garibaldi rivolto a Nino Bixio di entrare a Palermo per liberarla dai Borbone. Conquistata quella Sala, si affacciò dal balcone e dichiarò guerra alla famiglia spagnola. I palermitani...obbedirono!

La "Pupa" del Capo

Dopo un rifornimento e un breve stop-and-go, andiamo al Palazzo Ajutamicristo, costruito da Guglielmo, barone di Misilmeri e Calatafimi, per la propria famiglia tra il 1495 e il 1501. Oggi ospita un museo lapideo al piano terra, che espone, tra le varie opere, anche degli inediti di Canova, rinvenuti in dimore brianzole: la Pietas e la Pietas Maior.

Ci viene concesso di esplorare gli antichi saloni della nobiltà in cui riposano i celeberrimi pannelli in mosaico della porta di accesso al panificio Morello del quartiere del Capo: oggi sono in fase di restauro a cura della Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo e della Fondazione Salvare Palermo. 

Di grande interesse il pannello laterale, in cui è riprodotto il mosaico della Demetra, Dea del grano e simbolo di prosperità. Un tempo rappresentava un punto di riferimento per gli abitanti e commercianti del Capo, nella quale si sono identificati e le hanno attribuito l'affettuoso appellativo di "Pupa". Azzeccato!