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Chi pedala a Roma? Il fascino dei Sette Colli in bici tra Ciclofficine e Critical Mass

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È vero, i ciclisti romani sono aumentati visibilmente e a sostenerlo è anche il Dipartimento politiche ambientali del Comune di Roma che ha diffuso cifre talmente ottimistiche da sembrare un po’ irreali – si parla di 150-170 mila ciclisti – con una crescita di dieci volte, dallo 0,4% del 2010 al 4% di oggi. Un racconto in prima persona nel palpitante mondo delle bici romano…

Quando una storia finisce e resta una bici

Un po' più di vent'anni fa, il 25 settembre 1992, un gruppetto di ciclisti di San Francisco invase Market Street chiedendo più infrastrutture per le due ruote: nasceva la Critical Mass. Da allora in più di 400 città del mondo, la Critical Mass è diventata un appuntamento mensile per i ciclisti urbani. Massa critica, 'A Critichella a Napoli, Ciemmona, quella romana che a maggio dura tre giorni, Vélorution o Mass critique: il nome cambia ma il concetto è lo stesso: pedalare insieme, con un percorso scelto di volta in volta da chi si trova alla testa del gruppo. Bloccare il traffico automobilistico si può, ma mai le corsie per il trasporto pubblico o i pedoni. La prima Critical Mass in Italia è nata a Milano il 22 Febbraio del 2002, seguita da quella romana che lo scorso settembre ha festeggiato il suo decimo compleanno.

È stato un ragazzo a presentarmi al felice appuntamento mensile romano un anno fa. Poi il ragazzo è diventato un ex e la Critical mass è rimasta: quella romana, la più allegra e popolosa, forse la più romantica quando ci si ritrova sul Lungotevere o al Circo Massimo e si vedono solo bici incastonate tra cieli blu. La Critical Mass mostra l'aspetto più bello del ciclismo urbano, tra nuovi ciclisti, vecchi amici del liceo, e Julien e Arnaud, conosciuti alla Vélorution di Parigi e incontrati a quella di Roma.

E le ciclofficine romane?

Disseminate in quasi ogni quartiere della Capitale, le Ciclofficine Popolari Romane sono tante, sostenute dai cittadini con contributi, esperienza, telai e pezzi di ricambio. Non si vendono biciclette ma si impara a costruirle o a ripararle. Tra le più recenti, la CicloFisica, al piano terra della facoltà di Fisica della Sapienza di Roma, autogestita da studenti “non solo fisici”, nata dopo l'occupazione della Facoltà nel 2009, con l'accordo del direttore del Dipartimento. “Ci vengono a trovare anche esterni e stranieri”, dice Michele, uno degli studenti coinvolti. Qui le bici non si costruiscono, ma si riparano o si prestano per una giornata, con il bike-sharing autogestito dagli studenti. Chi rompe non paga ma aggiusta!

Leggi anche "Chi pedala a Bruxelles? Consigli pratici per le due ruote in città" su Cafebabel.com

Tre minuti dal Colosseo, quattro da via Nazionale, pedalo in Via Baccina e arrivo al civico 36/37. “Chi è?”, “Benedetta!”, “Sali nell’ascensore, ti chiamiamo noi!”. Lo scambio di battute al citofono è più o meno questo, con qualche variante come “Quanti siete?” – sottinteso voi più la bici – poi si scende al meno uno e ci si ritrova nell’atrio della Ciclofficina Centrale. Nata dal contesto di occupazione abitativa dell’Istituto Angelo Mai - poi sgomberato - dal 2007 ha trovato casa nei locali sottostanti il mercato rionale di Monti, quando in seguito alla creazione dell’Associazione Culturale Ciclonauti gli organizzatori hanno ottenuto l’assegnazione di uno spazio al Comune di Roma. Incontro Francesca durante il suo turno in Ciclofficina, tra la ventina di meccanici che volontariamente prende parte alla gestione del posto. Francesca mi parla del loro progetto in collaborazione con l’AMA, “durante la raccolta mensile di rifiuti ingombranti, quando i cittadini ci consegnano bici che intendono buttare”. E poi c’è l’asta delle bici costruite in Ciclofficina, ad aprile e a settembre in Piazza Madonna dei Monti, e il corso di meccanica con l’associazione Binario 95, il Centro di assistenza per i senza fissa dimora, con un servizio di bike-sharing gestito dai ragazzi del centro. Ogni Ciclofficina è autonoma ma alcuni progetti sono realizzati attraverso la rete delle Ciclofficine Popolari, come Luci su Rosarno. “Attraverso la collaborazione con Africalabria, che fornisce aiuto agli immigrati, insegniamo ai braccianti che lavorano nei campi a riparare le bici, spesso il loro unico mezzo, forniamo materiale per la sicurezza stradale come giubbetti catarifrangenti e luci”. 

#Salvaciclisti

Un giovedì pomeriggio di marzo pedalo fino a Eataly dove il LACU (Libero Ateneo del Ciclismo Urbano) ha organizzato lezioni gratuite sul Benessere in bicicletta. “Non vengono rispettate le regole, c’è una totale inadeguatezza del mezzo di trasporto pubblico rispetto alla domanda”, dice Valeria del LACU, “la ciclabilità si dovrebbe realizzare attraverso l’intermodalità, integrandone l’uso con la metro, gli autobus, i treni. La bici in metro è consentita solo dalle 20 di sera alle 8 di mattina durante la settimana e tutto il giorno nel week-end, mentre sul bus è vietato, a meno che la bici non sia pieghevole”.

Da lì seguo un gruppetto di bici e mi ritrovo a Piazza San Silvestro, punto di ritrovo dei ciclisti ogni giovedì e sabato alle 18. Tra loro molti fanno parte del movimento #Salvaciclisti nato l’8 febbraio 2012 sulla scia dell’iniziativa del TimesCities fit for cycling", che dopo la morte di una collaboratrice investita mentre era in bici, aveva pubblicato un manifesto per chiedere al governo inglese più sicurezza nelle strade. Tra le linee guida del movimento, l’istituzione delle zone 30 nelle aree altamente urbanizzate e la promozione di corsie ciclabili anziché piste, più pratiche e meno care. Intanto, il 24 marzo si pedalerà con stile, con la prima Tweed ride a Roma: una pedalata con abiti e bici d’epoca che terminerà con un pic-nic a Villa Borghese e la premiazione per il miglior dress code, la miglior bici e la miglior torta. Io pedalerò in attesa della Ciemmona, l’appuntamento romano di venerdì 31 maggio che terminerà domenica due giugno con una pedalata al mare, direzione Ostia.

Foto e video © Benedetta Michelangeli

Questo articolo è il secondo di una mini-serie dedicata alle città europee vissute da ciclisti. Se anche voi avete un’esperienza da raccontare o una città da esplorare in sella alle due ruote, scriveteci per collaborare.