Chi pedala a Parigi? Paname in bicicletta
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Esattamente un anno fa mi cimentavo nella mia prima critical mass parigina, che i francesi chiamano Vélorution e che si muove ogni primo sabato del mese. I ciclisti urbani si danno appuntamento davanti all’Opéra Bastille, puntualissimi e organizzatissimi.
Ricordo di aver pensato di tentare la Vélorution in Vélib, il sistema di bike-sharing che dal 2007 fa invidia a tutte le altre capitali europee con 1541 stazioni e più di 20.000 bici sparse in città. Arnaud, conosciuto nell’attesa della partenza, mi dissuade e mi dice di seguirlo. Attraversiamo di corsa Place de la Bastille fino al 6 di Rue Jacques Coeur, dove c’è l’Atelier vélorutionnaire parisien de la Maison du Vélo, la ciclofficina di Bastille. La fretta con cui ci precipitiamo è dovuta alla partenza imminente della critical mass, elemento sconosciuto all’appuntamento delle sei della capitale italiana, dove per una dilatazione del tempo tutta romana si parte sempre non prima delle sette e mezza, aspettando anche l’ultimo fastidiosissimo ritardatario.
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Qui si parte alle 14.30, dopo una sistematica distribuzione di bandiere e striscioni. Partiamo: ripercorro una Parigi un po’ nota, un po’ no. Faccio video e foto, cercando di captare gli slogan del corteo su due ruote. “Une seule solution c’est la Vélorution”, è il più facile. Da Bastille attraversiamo Rue Saint-Antoine, poi la trafficata Rue de Rivoli e in un attimo, tagliando su Rue du Louvre, ci ritroviamo nella Parigi ancora più chic, dove i curiosi che fumano fuori dai bar, i passanti del sabato pomeriggio, i nonni un po’spaventati che tengono per mano nipotini saltellanti al nostro passaggio, fotografano il corteo colorato. A Place des Victoires, mi chiedono se conosco Giuso, un altro italiano, quello sulla tall bike con la musica. Pedalo un po’ più veloce per conoscerlo.
Ciclofficine: da Roma a Parigi, tra solidarietà e convivialità
Romano doc, Giuseppe Caprarelli è stato attivo dal 2003 al 2008 nella Ciclofficina Don Chisciotte di Roma, la ex Snia. È arrivato a Parigi nel novembre 2008 impegnandosi nella Vélorution, poi in un progetto nato nel luglio 2010 e concretizzatosi nella Cyclofficine del XX arrondissement, al civico 15 di rue Pierre-Bonnard, a cinque minuti dalla Metro Gambetta. L’associazione, che a maggio ha festeggiato un anno dall’apertura dei suoi locali, è nata per promuovere l'apprendimento al riuso e l'arte della meccanica a tutti i ciclisti urbani che vogliono diventare autonomi nella manutenzione. Fanno parte dell’associazione anche altre due Cyclofficine, a Ivry-sur-Seine e Pantin. “Quest’ultima attende ancora un locale ma le sue attività di strada sono un esempio di riappropriazione di spazio pubblico e di atelier fuori le mura che coinvolge grandi e piccoli, in un legame sociale a tutto tondo, o per meglio dire, a tutto ciclo”, spiega Giuso.
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La cyclofficine è sociale e solidale: si crea impiego all’interno degli atelier formando figure professionali come meccanici, animatori, rivolgendosi a chi ha problemi di inserimento nel mondo del lavoro. È possibile acquistare una bici riciclata dai lavoratori, i quali chiedono per una bicicletta una tariffa uguale alle ore di lavoro trascorse sulla bici, dai 30 agli 80 euro. Si punta alla Vélonomie, l’apprendimento della bici per garantire l’autonomia del ciclista. “Oltre ai corsi di riparazione, costruzione ed elaborazione delle biciclette”, mi spiega Giuso, “organizziamo attività di strada, in particolare nei quartieri periferici della città dove si concentrano larghe sacche di povertà, per lo più dipendenti dall'uso dei trasporti pubblici o dei mezzi privati, per lontananza dal centro”.
“In queste aree spesso degradate socialmente, l'attività principale diventa creare un luogo dove incontrarsi”, continua, “scambiarsi biciclette e pezzi a basso costo, ma anche potersi finalmente riappropriare di una rinnovata socialità, integrandosi con il proprio quartiere e dialogando in un contesto di rispetto reciproco e di mutuo sostegno. Abbiamo ricevuto una sovvenzione di 45mila euro come start-up dalla Fondation de France che dal 1969 sostiene le imprese, associazioni e cooperative dell’economia sociale e solidale. La régie de quartier ci ha aiutato a trovare il locale e ci sovvenziona con il 10% dell’affitto. Oggi nella nostra ciclofficina - che a maggio ha compiuto un anno - ci sono circa 1000 aderenti”. Non ci si ferma un attimo: ogni mese ci sono atelier di strada, animazioni per bambini, corsi tematici di meccanica, bici, apero smontaggio-rimontaggio e le cosiddette bourse à vélo, cioè aste popolari di bici.
La comunità dei pedalatori
"Scambiarsi biciclette e pezzi a basso costo, ma anche riappropriarsi finalmente di una rinnovata socialità, integrandosi con il proprio quartiere"
Quando scopri la critical mass scopri le ciclofficine, o viceversa. E infatti, durante la mia prima critical mass parigina, sono finita allo squat Stendhal, dove c'è un mini atelier vélo tra un ballo, una cena e un bicchiere di vino. Tra Place de Clichy e Porte de Saint-Ouen c’è Vélocip’aide, atelier creato dal Secours Catholique nel 2007. La maggior parte degli atelier fanno parte di Heureux Cyclage, la federazione di tutte le Ciclofficine di Francia, che ne conta circa 70, con più di 40.000 aderenti e 365 dipendenti. Chiunque volesse aprire una ciclofficina si può rivolgere a loro per un aiuto riguardo la logistica, l’amministrazione, la contabilità e le pratiche legali. In tutta l'Île-de-France ci sono circa 15 atelier vélo e almeno altrettanti progetti per aprirne di nuovi. Non resta che provare la Vélorution Universelle, una grande critical mass di tre giorni che si organizza da tre anni in una città della Francia, con camping, fanfare, aperitifs mobiles, passeggiate in bici. L’anno scorso a Concarneau, quest’anno toccherà a Marsiglia. Appuntamento per voi e la vostra bici, il 5, 6 e 7 luglio.
Foto: copertina (cc) John Borge/flickr; nel testo Vélorution a Place des Victoires © Benedetta Michelangeli; Giuso © Cyclocoop; cyclofficine © pagina facebook Cyclofficines d'île de France