Chi ha paura degli zingari?
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Aggressioni, schedature, sgomberi di campi abusivi e falsi rapimenti. La paranoia anti-rom sta lievitando in Italia. Ne abbiamo discusso con EveryOne, associazione che si occupa, in Europa, di tutela delle minoranze.
Per i rom in Italia non è un buon periodo. Soprattutto da quando il loro numero è aumentato in seguito alle guerre nei Balcani prima e all’allargamento dell’Unione Europea ad est poi. Uno dei pregiudizi più radicati in Italia vuole che gli “zingari” (nome dispregiativo con cui sono chiamati i rom, ndr) rapiscano i bambini piccoli, per mandarli a mendicare. Non stupisce, quindi, il fatto che la rabbia “anti-rom” sia esplosa proprio in seguito al presunto tentativo di rapimento, il 10 maggio scorso, di una neonata da parte di una giovane rom a Napoli, nel quartiere Ponticelli. In risposta all’episodio, gruppi di persone inferocite hanno preso d’assalto il campo nomadi, per poi darlo alle fiamme dopo la fuga dei suoi ospiti.
Quando i media non dicono la verità
La storia di Ponticelli, riportata dai media senza essere stata verificata, non è un caso unico. Una serie di fatti criminali aventi in comune dinamica poco chiara, ipermediatizzazione e attribuzione a persone rom l’hanno preceduta e seguita. A cominciare dall’ottobre dello scorso anno, quando una donna romana venne uccisa da un rumeno che abitava in una delle baracche abusive cresciute come funghi alla periferia di Roma. Forse per via di questo dettaglio – le baracche che richiamano gli accampamenti rom – si diffuse subito la voce, poi rivelatasi infondata, che l’omicida fosse un rom proveniente dalla Romania. Complici i mezzi d’informazione, che per giorni insistettero sul fatto di cronaca, si manifestarono le prime aggressioni ai danni di rom. Il Governo di Romano Prodi, un tempo convinto fautore dell’allargamento dell’Europa, invece di calmare gli animi varò immediatamente un decreto legge per facilitare le espulsioni dei cittadini comunitari (Decreto Legge 1 Novembre 2007, n. 181, che poi non riuscì a trasformare in legge).
Espellere chi fa paura
«La stampa è particolarmente responsabile quando accredita le notizie senza verificarle », dice Roberto Malini di EveryOne, organizzazione attiva da anni nel campo della difesa dei diritti delle minoranze. «Sul caso Ponticelli, ad esempio, la nostra associazione ha elaborato un’indagine autonoma che ha smontato la versione “ufficiale”: primo, la “rapitrice” è risultata essere slava e non rom; secondo, tenendo conto sia delle testimonianze discordanti dei presenti, sia del fatto che da marzo si era costituito un comitato nel quartiere per “risolvere il problema dei rom”, si può tranquillamente affermare che siamo davanti a una montatura dovuta, secondo noi, alla volontà di cacciare chi genera la percezione di insicurezza: gli zingari »
EveryOne si impegna a portare a conoscenza delle istituzioni i risultati delle indagini su episodi come questo: «I casi vengono spesso archiviati e di conseguenza i media smettono di gonfiarli, ma senza dare spazio a smentite. Inoltre, e questo rivela molto dell'attuale condizione della nostra informazione, la “rapitrice” di Ponticelli non è mai stata mostrata in tv. Lo stato in cui versava a causa del pestaggio seguito al “rapimento” – denti rotti e viso sfracellato dalle botte dei giustizieri italiani, poi rimasti impuniti – avrebbe infatti potuto impietosire i telespettatori, che possono invece così maturare risentimento», continua Malini.
Quando clandestino rima con criminale
Il governo Berlusconi, arrivato al potere promettendo una linea dura contro clandestini e criminali, due categorie che in Italia sembrano ormai fare rima, ha avuto buon gioco a cavalcare l’ondata di razzismo. Tra i provvedimenti presi per fronteggiare la cosiddetta “emergenza rom” ci sono le schedature: al momento, in Lombardia vengono raccolti i dati di tutti coloro ritenuti appartenere a questa etnia.
«Il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato», racconta Malini, «sta tentando, attraverso una schedatura, che lui chiama “censimento”, di trovare reati a carico dei rom per poi procedere più facilmente alla loro espulsione, nel caso in cui non siamo cittadini italiani». Nonostante i tentativi di questo e del precedente Governo di facilitare le espulsioni di cittadini comunitari, l’Italia è in effetti costretta a rispettare la direttiva europea sulla libera circolazione dei comunitari (la n. 2004/38/CE) e non può procedere, come richiesto dalla Lega Nord, a espulsioni per mancanza di mezzi di sostentamento.
Ma non basta: rispetto allo scorso anno si sono decuplicati gli sgomberi dei microinsediamenti improvvisati dai rom, senza che a questi venga offerta alcuna soluzione alternativa, al punto che il gruppo EveryOne ha lanciato l’allarme per un’emergenza umanitaria destinata a aggravarsi con l’arrivo del freddo il prossimo autunno.
Il 9 giugno, in risposta a queste misure, circa 20.000 persone, molte delle quali rom, hanno sfilato per la prima volta a Roma contro la “persecuzione razziale”.