«Cercavamo di spiegare un sistema»: la battaglia delle assise per la campania
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Le Assise del Mezzogiorno, "libere accademie fondate da assemblee di cittadini": prima parte dell'intervista a Nicola Capone, segretario generale delle Assise della città di Napoli, sulla questione rifiuti in Campania.
In un’intervista a L’Unità del 21 Maggio 2008, in piena crisi rifiuti, l’avvocato Gerardo Marotta, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici, affermò che le Assise del Mezzogiorno «sono centri di tenuta civile […]. Sono Assise che studiano l’agricoltura, la diossina, le scienze. Servono a questo». Nel loro manifesto, le Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia si definiscono “una libera accademia fondata da un’assemblea di cittadini, col fine di creare un centro permanente di formazione, di ricerca e di aggiornamento scientifico sulle condizioni e i problemi della società civile, dell’ambiente, dell’urbanistica e della salute del popolo” .
Ho avuto la fortuna d’incontrare, o forse dovrei dire “acchiappare”, Nicola Capone, segretario generale delle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno e cofondatore della Società di Studi Politici ed autore de Libertà di ricerca e organizzazione della cultura, edito da La Scuola di Pitagora, presso la neonata biblioteca di un altro edificio simbolo della Napoli più attiva e che vuole agire, l’ex asilo Filangieri. Nella quiete di una fredda sera d’autunno e circondato dai libri, Nicola sembra riuscire a rilassarsi, a dimenticare per qualche istante la lotta, gli studi, le disavventure degli ultimi anni. I suoi occhi ed un leggerissimo tremolio della voce tradiscono questa calma apparente: in essi si cela l’energia di un uomo che non si è mai fermato. La nostra chiacchierata, di cui quest'articolo è la prima parte, comincia da quello che potremmo definire un inizio, la genesi di tutto questo.
Dario: Sono anni che tu, le Assise, la Società di Studi Politici analizzate e studiate la questione rifiuti in Campania. Quando ha avuto inizio questa lotta e cosa è cambiato da allora? Cosa potete dire di nuovo?
Nicola: Era più o meno il 2005 o il 2006, una decina d’anni fa. Noi ad oggi, che cosa possiamo dire? Parto dall’articolo di Anna Fava dove lei riporta le dichiarazioni di Schiavone. Cosa possiamo dire di nuovo rispetto a dieci anni fa? Possiamo dire che tutte le ipotesi che noi facevamo dieci anni fa sono confermate. Mentre dieci anni fa secondo l’opinione pubblica la nostra posizione era da terroristi, allarmisti che stavano montando una tesi pericolissima per l’economia della regione.
D Cosa è successo di nuovo?
N Di nuovo ci sono state le dichiarazioni dei pentiti, prima dell’ultimo pentito Carmine Schiavone c’è stato Gaetano Vassallo, nel 2008. Diciamo che Schiavone è il secondo grande pentito di ecomafia.
D Cosa confermerebbero queste dichiarazioni della vostra tesi?
N Noi dicevamo sostanzialmente che non si poteva slegare la riflessione sui rifiuti tossici da quella dei rifiuti urbani perché i due flussi erano strettamente intrecciati. I rifiuti urbani servivano per occultare l’interramento di rifiuti tossici. Molte delle discariche utilizzate, dei fossi impiegate dalla camorra per interrare i rifiuti speciali venivano poi utilizzati come discariche del commissariato per metterci i rifiuti. La discarica Resit di Giugliano (dove sono state scaricate circa 341.000 tonnellate di rifiuti pericolosi; ndR), di proprietà di Gaetano Vassallo e gestita dall’avvocato Chianese, è la prova provata che questo accadeva. Anche Giulio Facchi, che allora era sub-commissario all’emergenza rifiuti (carica che ha ricoperto dal 1999 al 2004; ndR), è stato poi inquisito per queste cose.
D I due flussi di cui parlavi riguardano solo i rifiuti? O coinvolgo anche altri campi?
N Non possiamo scollegare il traffico dei rifiuti tossici dai due grandi movimenti che avvengono in regione: uno, è quello dei rifiuti urbani; l’altro è quello della realizzazione delle opere pubbliche. Laddove c’è il movimento terra, c’è l’intersezione col tema dei rifiuti speciali. Schiavone ha confermato che la costruzione dell’asse mediano, la statale verso Salerno, la chiusura ed il risanamento dei Regi Lagni sono stati utili per smaltire i rifiuti speciali. Noi ripetiamo ciò che abbiamo sempre detto: guai a tenere separati il tema dei rifiuti tossici da quello delle opere pubbliche, e la loro realizzazione, e dalla gestione dei rifiuti urbani perché non capiremmo il problema.
D Un intricato intreccio il cui snodo costituirebbe la risoluzione del problema dei rifiuti tossici.
N Se tu vuoi risolvere il problema dei rifiuti tossici, devi fare un’ottima gestione dei rifiuti urbani, cioè devi avere la tracciabilità di tutti i rifiuti, fare una grande raccolta differenziata, devi togliere il cavallo di Troia. Dall’altra parte bisogna avere lavori pubblici che non vadano in subappalto. Non si può pensare che il lavoro pubblico vada in concessione ad una grande ditta la quale poi dia i lavori, senza alcuna gara, in subappalto a chi vuole. Se si mantegono in vita questi due meccanismi, una cattiva gestione dei rifiuti urbani ed un sistema concessionario dei lavori pubblici dove vige la legge del subappalto selvaggio, tu il problema dei rifiuti tossici non lo elimini.
D Questa è la conclusione del vostro ragionamento? N No, un ultimo di punto di questa riflessione è che noi vediamo in azione un sistema formato da apparati deviati dello stato, imprenditoria corrotta, malavita organizzata. Questi tre soggetti formano un unico soggetto che noi nel 2006 chiamavamo blocco sociale. Un blocco sociale che è un insieme di pezzi dello stato deviati, impreditoria parassitaria e corrotta e criminalità organizzata che insieme, ripeto, insieme saccheggiano ed avvelenano il paese.
D Oggi la popolazione sembra essersi risvegliata ed aver preso coscienza sui danni perpetuati al territorio e sui rischi che corriamo. Questa situazione crea spazio a nuovi pericoli?
N Oggi il pericolo è che ritorni in voga il tema del traffico dei rifiuti tossici separatamente dalla gestione dei rifiuti urbani e dalla realizzazione delle grandi opere pubbliche. Allora tu non puoi affrontare nemmeno il tema della bonifica, nemmeno il tema della gestione del territorio. La camorra detiene l’80% dei mezzi che trasportano terra: questo non lo dico io, non lo diciamo noi, lo dice la commissione sulla gestione sulle collusioni con il traffico illecito dei rifiuti e sui rapporti tra gestione dei rifiuti e criminalità organizzata. Se la maggioranza dei camion e dei mezzi meccanici per muovere la terra sono nelle mani della camorra, i soldi che arrivano dove bisogna fare movimento terra molto probabilmente, quasi sicuramente verranno intercettati dalle stesse ditte che hanno interrato. È un fatto matematico: l’economia di questo settore, in Campania, è quasi totalmente in mano alla camorra. Può darsi che la commissione antimafia e le commissioni parlamentari si sbaglino, ma noi non crediamo.
D Quindi le bonifiche richieste non basterebbero a risolvere il problema?
N Anche lì, sulla bonifica, va fatto un ragionamento sul territorio, sul governo del territorio. Lo ripeto: noi non facevamo solo una denuncia e, dopo dieci anni, dobbiamo dire che purtroppo avevamo ragione su tutto. Forse non eravamo andati fino in fondo nel denunciare il fenomeno, dovevamo essere ancor più “allarmisti”, come dicevano loro. Andavamo cauti perché le nostre erano ipotesi, non avevamo sentito alcuna dichiarazione dei pentiti. Noi allora non denunciavamo soltanto, cercavamo di spiegare un sistema. Oggi il pericolo è che si faccia di nuovo un polverone senza che il sistema venga minimamente intaccato.
Una cena leggera interrompe momentaneamente la nostra discussione: Nicola rientra nella sua vita di ogni giorno, ritornando ad essere un uomo di virtù e conoscenza, votato alla più nobile delle cause: la difesa della nostra Terra.