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Catastrophe: la nuova voce della gioventù francese 

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Cultura

Un vento di cambiamenti soffia sul pop francese, un nuovo gruppo rompe gli schemi. Dopo un libro e un album, il poliedrico collettivo Catastrophe pensa, recita e canta la metamorfosi della gioventù francese, prigioniera della propria epoca, ma animata da un desiderio di rinascita. Siamo stati con loro una notte intera per sapere che tipo di futuro cantano.

Pierre sta vivendo un sogno ad occhi aperti. Seduto su una panca, riesce a malapena a chiudere la bocca quando incrocia l'uomo che galleggia nella stanza con in testa un cappello a cilindro. Vuole quasi darsi un pizzicotto mentre osserva i dettagli della decorazione che ricorda quella del Jack Rabbit Slim’s, il bar in cui John TravoltaUma Thurman si mettono a ballare in Pulp Fiction. Ci troviamo al Balajo – conosciuto per i suoi tre quarti di secolo di java – nell'XI arrondissement di Parigi. La serata non è ancora iniziata, ma il posto irradia già un'aura retro-kitsch: poltrone rosse, strobosfere e, ovunque, luci al neon color rosa confetto.

L'amore sotto il tiglio

Stasera, il Balajo accoglie i 108 anni di Radiooooo.com...che in realtà ha solo qualche anno e non è propriamente una radio, ma una mappa dove scoprire la musica prodotta da tutti i paesi del mondo dal 1910 a oggi. Per festeggiare, l'uomo che sembra il Cappellaio Matto e i suoi accoliti hanno invitato alcuni gruppi emergenti a rifare alcune di queste canzoni. Pierre e il suo gruppo, Catastrophe, concluderanno la serata, interpretando una cover degli O-Zone, Dragostea din tei. Per l'occasione, i membri sono vestiti secondo la moda del 2004. Pierre indossa una giacca ampia e colorata, Blandine ha optato per una tuta con zip, mentre Bastien si è fatto crescere i baffi. Sono in sei a rendere omaggio alla hit del gruppo moldavo. In teoria, esistono altri membri della band. In pratica, non si sa...

Proprio come suggerisce il suo nome, Catastrophe getta scompiglio nel mondo della cultura francese. Inizialmente, il collettivo fa parlare di sé in un articolo dal titolo "Visto che tutto è finito, allora tutto è permesso", pubblicato dal quotidiano Libération. Continuerà a farsi conoscere con il libro-manifesto La nuit est encore jeune [La notte è ancora giovane, N.d.T]. Infine, il 19 gennaio scorso, esce un disco dal titolo Catastrophe con 14 pezzi. Durante tutto il periodo di promozione, piovono le critiche, che oscillano tra lo stupore e la costernazione, e allo stesso tempo confermano la forza del gruppo. Inizialmente piuttosto misterioso, il collettivo si rivela essere un gruppo di giovani che non hanno ancora compiuto 30 anni, abbastanza disomogenei, che condividono tuttavia uno stesso desiderio: dare un appuntamento al proprio futuro, a una certa idea di futuro.

Arthur, un ragazzo dai capelli lunghi vestito con un completo bianco, ci racconta che ha lasciato il suo lavoro due settimane fa. Lavorava nell'industria dell'intrattenimento dal vivo, ma "questo progetto comincia a prendere piede. Si sente un certo entusiasmo, quindi ho deciso di dedicarmici completamente". Secondo Blandine, si tratta di una delle principali caratteristiche di Catastrophe: "Siamo in molti ad aver lasciato il lavoro o gli studi. Ci siamo riconosciuti in quanto disertori, anche di alcune 'istituzioni'". Lei ha abbandonato l’EHESS [Scuola di studi superiori in scienze sociali, N.d.T.], Pierre ha lasciato Scienze politiche. Per il momento, è difficile misurare il successo dei nuovi artisti. Il libro non è un best-seller ed è ancora troppo presto per sapere se l’album sarà un disco d'oro, ma Catastrophe si accinge ad annunciare le date dei concerti, in FranciaGermania e Austria. Si esibiranno in sale scelte scrupolosamente e non così comuni per un giovane gruppo emergente: aule scolastiche, piccoli teatri, locali di periferia. "Catastrophe pensa in modo diverso alla mediazione con il pubblico", chiarisce Blandine. "Scegliamo luoghi che possano dare eco a quello che vogliamo esprimere". Difficile sapere fin dove possano arrivare, ma il Balajo sembra riflettere l'animo del gruppo. Mentre si preparano, l'atmosfera dell'ex sala da cabaret ben riflette il ritmo blando della cover di "Dragonstea din tei". Accordi delicati, falsetto, paroles sussurrate… quella degli O-Zone diventa una musica rilassante. "Abbiamo scelto di mettere in primo piano questo tipo di sensibilità", spiega Hadrien accendendosi una sigaretta. "Dopotutto, Dragonstea din tei significa 'L'amore sotto il tiglio'".

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"Non siamo disonesti"

Fin dall'inizio, Catastrophe è parso un po' fuori dal tempo, un po' tra le nuvole. A Blandine non piace che se ne parli in questo modo, ma è così. In risposta ai nostri messaggi, ci inviavano un uovo a forma di luna oppure urli di animali per salutarci. Eppure, in questo caffè di Bastille, tra birra e salumi, il gruppo ha tutta l'aria di avere i piedi ben piantati nella nostra epoca. Siamo lontani dal loro quartier generale nel XVIII arrondissement - "una bettola intenzionalmente situata di fronte alla banca BNP" - dove l'atmosfera è caotica, la clientela disparata e la birra costa poco. Lontano dalle proprie fondamenta, Catastrophe suona comunque qualche pezzo: il gruppo scherza, parla delle serate e deride le espressioni un po' fuori moda come "Tranquilou bilou", mangiando pane e formaggio. "Eppure non ci conosciamo tutti", dice Hadrien pulendosi la bocca. "Credo che quello che ci accomuna di più sia un certo senso dell'umorismo", aggiunge Pierre.

Non bisogna fraintendere la posizione del gruppo, come è peraltro già successo, provocando chiacchiere e malumori. Nel settembre 2016, quando Catastrophe pubblica l'articolo su Libération, un webzine musicale li attacca frontalmente. Nell'articolo (poi rimosso), il sito taccia il collettivo di "società promozionale", di "situazionismo da quattro soldi", dipingendolo come una banda di adolescenti troppo seri per essere presi in considerazione. A Bastille, l'armonia si è rotta. "Dobbiamo proprio parlarne di nuovo?", esclama Blandine, arrabbiata. All'epoca l'hanno fatta piangere e, ancora oggi, la giovane artista ventiseienne non riesce ad accettarlo. "Capisco che possiamo sembrare poco esperti, ma non siamo disonesti". Ma esattamente, di cosa si tratta? Di un'espressione libera in pochi paragrafi "che dovevamo a noi stessi", spiegano gli autori. E all'interno? Una critica del nostro tempo "in uno stato di morte cerebrale" quando ci martella con "Monsieur Debito pubblico e Madame Crisi", o quando celebra "personaggi già morti" come gli antieroi Michel HouellebecqFrédéric Beigbeider. E ancora, una critica della società che "già a vent'anni, ci dice che arriviamo tardi". E infine, un'ingiunzione all'azione "a rinascere", con tutto ciò che costituisce la generazione attuale: l'arte di arrangiarsi, gli orti urbani digitali o i lavori multi-tasking. 

"In molti ci hanno scritto per dirci che si riconoscevano in quello che facciamo e che dovremmo agire assieme", racconta Blandine. "Ma non abbiamo ancora abbastanza forza". Eppure, dopo lo schiaffo della critica, il collettivo ha scritto un libro."Facendo molta attenzione alle parole", sottolinea Pierre. "Nonostante tutto, abbiamo imparato qualcosa dalla critica". Pubblicato nel settembre 2017, La Nuit est encore jeune si svolge durante una notte, con 66 capitoli decrescenti. Più poetico ed elevato rispetto all'articolo di giornale, vi si incrociano ricordi come l'11 settembre, una zia frustrata e un incidente d'auto, nuovi concetti come "l’occhiolism" e parecchi riferimenti letterari come Tristan Garcia Robert Musil. "L'idea era anche di parlare di una nascita, di un futuro", spiega Catastrophe. "C'è un intero capitolo dedicato al senso del comune". Una risposta all'individualismo? "Forse sì", risponde Blandine. "Mi hanno insegnato ad essere individualista fin dai tempi della scuola, quando dovevo mettere un divisorio tra me e il mio compagno di banco; mi hanno insegnato a fare il MIO CV, a mettere il MIO nome su tutto ciò che facevo". Tutti assieme, il collettivo ci spiega che è per questo motivo che non firmano mai nulla con i propri nomi individuali.  "Nel gruppo ci sono cinque persone che cantano, ma non si sa mai chi siano", aggiunge Arthur.

"Un diverso slancio vitale"

Dopo aver mangiato, Hadrien propone di andare a "comprare qualcosa da bere e sedersi in un parco". Ci sono 2°C a Parigi in questo mese di gennaio e Pierre propone piuttosto "un bar al lume di candela, dove si possa parlare tranquillamente". Seguiamo i pantaloni bianchi di Arthur tra le strade mal illuminate di Bastille. Mentre camminiamo, Blandine ci parla dei profondi disaccordi che agitano il guppo, ma che sicuramente non lo scioglieranno: un senso dello humour un po' pesante, un riferimento politico, il fatto che qualcuno possa trovare affascinante il XVI arrondissement…Catastrophe si riunisce nuovamente, stavolta senza Adrien, al Badaboum, un bar dell'XI dove le consumazioni sono carissime. Ma che importa, con il suo Ricard a 4 euro, Pierre è felice di poter godersi questo locale dalle luci soffuse, calmo, con le candele sui tavoli. Il suo volto si oscura quando si affronta il tema generazionale, sebbene molto presente nelle produzioni del collettivo. "Facciamo parte di un momento molto più grande di noi", spiega Blandine. "Ma non possiamo ridurre tutto a un'entità". Mathilde accende una candela: "Non ne possiamo più di tutti quegli articoli su 'la gioventù dinamica' ou su "la gioventù che dà fastidio'. Da una parte, sembra ci siano dei giovani dissoluti e, dall'altra, dei giovani vincenti. Ci facciamo strumentalizzare e, alla fin fine, non ci riconosciamo in nessuna delle due". "X, Y, Z... È curioso, le lettere che definiscono le generazioni sono le ultime dell'alfabeto. Ma cosa succede dopo? Cadiamo in un buco nero?, chiede Blandine. Parlando concretamente, i nostri genitori ci hanno detto che nel fututo ci saremmo trovati in difficoltà. Ma a forza di sentirlo, ci è venuta voglia di rispondere con un diverso slancio vitale". Il gruppo è d'accordo: la visione che i media danno dei giovani nuoce al rapporto con i genitori, che non capiscono quello che fanno a meno che non "gli vengono dedicate quattro pagine su Le Monde". "È un peccato, sospira Blandine, "perché moltissime persone attorno a noi propongono iniziative nuove, che però non vengono mai apprezzate a dovere. Personalmente, vedo davvero tanta gente che fa del proprio meglio"

Mentre torniamo al Balajo, Arthur ci racconta delle sua disavventure da giovane adulto proveniente da una città della Centre-Val-De-Loire. Nato a Chartres, un luogo piuttosto conosciuto e "una città dove c'è solamente una cattedrale", il giovane diplomato decide a soli 17 anni di trasferirsi a Parigi. Viveva con 150 euro al mese. "Uscivo sempre con gli amici, notte e giorno, dormivo all'università", racconta. "Parigi non ha pietà". È dura, ma Arthur si avvicina all'industria europea della cultura e comincia ad occuparsi di gestione e finanziamento nei teatri. Tramite amici in comune, incontra Pierre e Blandine. Il primo è uno studente di Scienze politiche, la seconda dell'EHESS. Assieme conducono una trasmissione radio, tra le mura dell'università, chiamata The Carl Poppers show, il cui principio è quello di sostenere un dialogo mentre gira una fiala di popper. "L’idea era quella di condividere un momento di stranezza con uno sconosciuto, di sorprendere e creare nuovi spazi di conversazione", racconta Pierre. In studio, invitano Bertrand Burgalat, personaggio conosciuto del panorama musicale giovanile parigino, creatore della nota etichetta discografica Tricatel. Non si lasceranno più. Oggi Catastrophe esce proprio con Tricatel, che ne ha curato gli arrangiamenti. Un pigmalione? "Nient'affatto, replica Pierre. "Bertrand, è uno specchio. L'unica cosa che vediamo in lui, è il nostro riflesso". Pierre - che studiava al conservatorio - ha composto tutti i pezzi del disco. Il resto del gruppo suona, canta e parla, in un insieme di suoni e generi variegati. Il risultato è un disco magari disomogeneo, ma nel complesso originale, con delle sorprese come la canzone "Be Bop Record" - che ha già un videoclip - oppure "Phoenix (Il y aura un matin)".

Daho, Dostoïevski e Benoît Hamon

Con il suo mondo a forma di uova sulla copertina, il disco stona nell'ambiente musicale francese. Mescolando jazz, pop, classico e hip-hop, è improbabile che riesca a convincere il grande pubblico. Ha conquistato, invece, la stampa specializzata, da Inrocks a Télérama passando per Brain. Meglio ancora, Catastrophe ha ricevuto la benedizione di un altro papa del pop francese, Étienne Daho, che gli ha dato spazio nella sua esposizione consacrata al pop francese. Questo tipo di supporto permette di dare credito al collettivo, ma allo stesso tempo lo inserisce in un microcosmo, in cui si parla di jazz, di Henri Michaux e di popper. È l'impressione che danno anche qui, al Badaboom, dove Yelle comincia a cantare. Nella sala rimbombano le note di "Je veux te voir", mentre Blandine, Pierre, Bastien, Mathilde e Arthur sembrano galleggiare sopra le candele e i divani orientaleggianti. Sono degli elitisti? "Bella domanda", risponde Blandine, divertita. "Ho fatto un laboratorio con dei liceali su alcuni riferimenti un po' classici e una ragazza mi ha detto: 'È davvero interessante, ma non riesco a leggerlo'. Era anche la sua domanda". Arthur ribadisce: "Cerchiamo comunque di puntare a qualcosa di più immediato, come diciamo nella nostra conferenza per TEDx, dedicata alla lentezza e alla bellezza che ne deriva. Se lo mostriamo alla gente per la strada, tutti sono in grado di capirlo. Non c'è bisogno di aver letto Anne Dufourmantelle o Dostoïevski". Blandine continua: "La questione è come fare per parlarne il più semplicemente possibile, senza prendere in giro la gente?" Pierre afferma: "Penso sia anche dovuto alla nostra immaturità. Il giorno in cui arriveremo fino in fondo nella nostra iniziativa, avremo allora qualcosa di molto semplice, depurato ed accessibile". 

Molto silenzioso finora, Bastien ci confida di essere fiero di far parte del gruppo. Ha sostituito in fretta il precedente batterista e prenderà sicuramente parte al tour in Germania e Austria. Nella vivace atmosfera di rue de Lappe, si accende una sigaretta e confessa: "Sto vivendo qualcosa di speciale. Ho suonato in vari gruppi, ma non ho mai lavorato con delle persone così professionali. Pierre ha un lato molto meticoloso, oltre ad avere un grande talento". Difficile ammetterlo quando si privilegia il collettivo a dispetto dell'individualismo. Ciononostante, Catastrophe non si sottrae all'affermazione di una leadership. È chiaro che Blandine e Pierre sono i direttori d'orchestra. Tutto si svolge come se i due ventenni da tempo avessero pensato e maturato il loro progetto. Quando lei lo accompagna a Londra per seguire una formazione presso il King’s College, Blandine scrive già per diversi giornali (Gonzaï, Le Matricule des Anges, Citizen K…). Nel 2017, pubblica il suo primo romanzo con il nome Blandine Rinkel, per l'editore Fayard. L’Abandon des prétentions (selezionato per il premio 2017 del Premier Roman) è un bel libro che parla di sua madre, una donna che ospita i rifugiati nella propria casa, situata in una stradina a vicolo cieco della città di Rezé, nella Loire-Atlantique. "La frase iniziale de La nuit est encore jeune 'Siamo cresciuti in un vicolo cieco', va interpretata alla lettera. Ma questo non vuol dire che la gioventù francese sia bloccata", sostiene Blandine, "ma come un segnale che invita a fare più attenzione. Catastrophe non propone un messaggio universale, tutto ciò che fa proviene dalla vita vissuta dei signoli individui. Andate a leggervi la definizione di "occhiolism".

Miraggio al termine della notte

"Anche in politica, è potenzialmente pericoloso pensare che quello che si afferma sia universale", sostiene Blandine. È da più di un'ora ormai che siamo nella sala del Badaboum. Dopo aver discusso delle idee del libro, è difficile non parlare di impegno e politica. Una certa ideologia rimane sospesa sulle loro attività dopo l'apparizione del primo articolo, che alcuni avevano definito come un manifesto. In altre parole, anche se il libro non si schiera politicamente, si può comunque leggere tra le righe. Prima, mentre mangiavamo, avevamo chiesto al collettivo: "Per voi, qual è la differenza tra la sinistra e la destra?" Un po' infastidita, Blandine aveva risposto inarcando le sopracciglia: "Beh, direi che qui non c'è destra". E spiega: "Essere di sinistra significa aiutare la persona che è a terra in ginocchio", facendo riferimento ai propositi di Benoît Hamon. Mentre essere di destra significa "darle il colpo di grazia".

Come se si aspettassero la domanda, i membri del collettivo rispondono rifiutando categoricamente l'azione politica, e soprattutto la creazione di un partito. Ma non tutti. "Un partito Catastrophe? Niente male!", commenta Pierre. Subito, all'unisono, si leva un "no" di disapprovazione. Blandine modera e riflette: "Abbiamo paura di affermare qualcosa per poi renderci conto che ci siamo dimenticati di qualche dettaglio". Arthur continua: "Prima abbiamo discusso della parte politica. E intendiamo l'azione politica, non i rappresentanti". Con un cocktail in mano, Blandine riprende la parola e rompe il ghiaccio: "Beh, romperò gli equilibri. Non è da escludere che Catastrophe faccia politica se l'immaginazione viene imbavagliata". Sembra quindi che il peggio debba ancora venire...

Il locale è ormai stracolmo, e quando Catastrophe sale sul palco, esplode la java, tra panche rosse, neon rosa e strobosfere. Dalla cabina del DJ dove ci troviamo, sentiamo a malapena la cover di "Dragostea din tei". Come un video senza suono, Blandine si scatena, vestita con un completo blu marino, Pierre è chino sul suo pianoforte, Mathilde incurva il torso per cantare, Bastien colpisce metodicamente la sua batteria e Arthur sfoggia il suo completo bianco. La serata finisce con il tipico brusio che segue la chiusura del sipario. Tuttavia, scorgiamo Hadrien che sussurra una frase all'orecchio di Blandine: "Mi hanno detto che siamo stati incredibili". Prendiamo nota. Il tempo di recuperare le nostre cose e di farsi strada verso l'uscita, e Catastrophe era già sparito nella notte. Come in un antico sogno.

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Da ascoltare: La nuit est encore jeune di Catastrophe (Tricatel/2018) Da leggere: La nuit est encore jeune di Catastrophe (Pauvert/Fayard/2017)

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Safouane Abdessalem

Du piano classique à la presse écrite. Pour Cafébabel, je m'intéresse particulièrement aux questions sociales, économiques et culturelles, tout en gardant un œil sur la politique étrangère. Biculturel, binational & bidouilleur.

Translated from Catastrophe : une nuit dans le bouleversement de la jeunesse française