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Casale Podere Rosa: cultura ecologica contro i palazzinari romani!

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Default profile picture Riccardo Bonotto

società

Nella periferia di Roma sfigurata dall'urbanizzazione galoppante, i militanti del centro di cultura ecologica Casale Podere Rosa lottano da più di 20 anni per promuovere un altro stile di vita, più conviviale e rispettoso dell'ambiente. Le loro armi? Squat, mercato biologico, proiezione di film, pannelli solari...

E per evitare che il trionfante marketing verde snaturi il senso della parola sviluppo sostenibile, i militanti si sono inoltre impegnati nel campo della memoria.

Lontano dal traffico romano, la serenità del Centro culturale ecologicoA lato di un'autostrada dove le auto sfilano senza sosta, si allineano monotone file di edifici. Le sole distrazioni in questo paesaggio urbano uniforme, sono le pompe di benzina e i supermercati, le cui insegne colorate riescono, per un piccolo istante, a conquistare l'occhio. Costruita senza un reale piano urbanistico, secondo un'espansione aleatoria che sembra obbedire unicamente alle regole della speculazione immobiliare, la periferia di Roma offre un volto poco conviviale, che contrasta con le meraviglie architettoniche del centro città. Esiste una parola del dialetto romano per designare specificamente gli artefici di questo (non) modello urbano: “palazzinari”. “Costruendo questi edifici, non si è pensato né ai parchi né agli spazi pubblici, ancora meno ai trasporti pubblici. Nel week-end, le persone prendono la loro auto per andare nei centri commerciali. Nulla si è fatto perché escano e si incontrino vicino a casa loro. Tuttavia, è in questa periferia in cui vive circa il 90 % degli abitanti della capitale italiana”, constata Francesca, una delle fondatrici del Casale Podere Rosa, un centro sociale sorto nella periferia nord-est di Roma.

Squat legale e agricoltura locale

“Siamo il primo centro sociale di Roma a dire che i problemi ambientali sono inseparabili dai problemi socio-economici”

Situato non lontano dal parco naturale di Aguzzano, polmone verde affrancato dall'urbanizzazione galoppante, questo vero laboratorio di militanza ecologista ha anche iniziato, dal 1993, una lunga battaglia pacifista contro il modello “palazzinaro”. Proiezione di film tematici, conferenze, “bio-osteria”: qualsiasi sia la sua attività, si tratta di mostrare che un altro stile di vita, più solidale, più rispettoso delle persone e dell'ambiente, è possibile. “Siamo stati il primo centro sociale di Roma a dire che i problemi ambientali sono inseparabili dai problemi socio-economi e devono essere pensati assieme”, racconta Francesca. I fondatori denunciano anche lo spreco e le derive consumistiche della società capitalista, lo sfruttamento dei lavoratori e delle risorse del sud nel nome di un modello economico non egualitario e alienante. Passano anche all'azione e fanno pressione nei confronti delle autorità locali occupando illegalmente l'ex fattoria abbandonata dove si trovano oggi. “Grazie alla nostra azione, il comune è giunto a votare una legge, nel 1994, che legalizza tutte le occupazioni di edifici vuoti da parte dei centri sociali a Roma”.

Leggi anche Roma, dove le case occupate diventano alloggi sociali, su cafebabel.com

Un des premiers centres sociaux à installer des panneaux solairesPioniere dell'attivismo verde, il Casale Podere Rosa è uno dei primi centri sociali di Roma ad aver bandito la Coca-Cola,  installato pannelli solari e a messo in piedi un gruppo di acquisto solidale per approvvigionarsi direttamente presso i piccoli produttori locali. “Quando l'abbiamo lanciato 10 anni fa, c'erano appena sei o sette famiglie, ricorda Barbara, un'altra volontaria. Segno che le mentalità cambiano poco a poco, oggi sono quasi 70!”

Interessate all'iniziativa, le famiglie hanno inizialmente deciso di contribuire per creare un impiego, che permetta di gestire il progetto, che ha raggiunto dimensioni inattese. Da poco tempo, un mercato biologico si tiene una volta al mese nel giardino,  attirando tanta gente del quartiere: “Amano venire qui per parlare, assaggiare varietà di mele che erano state un po' dimenticate. Anche se non sono sicura che siano tutte famiglie convinte dal concetto di kilometro zero e di agricoltura biologica, almeno non passano il loro sabato pomeriggio al supermercato”, si rallegra Francesca, felice di queste piccole vittorie.

La moda verde ha la memoria corta

Al Casale Podere Rosa, i volontari sono oggi pervasi da una paura: che le loro idee siano completamente snaturate dal trionfo dell'economia verde. “Dappertutto si parla di energia verde, ma non c'è nessuna discussione su questo sistema che porta alla distruzione dell'ambiente e alle ineguaglianze sociali” s'inquieta Barbara. Nella preoccupazione di trasmettere questo pensiero critico alle nuove generazioni, la loro lotta si gioca quindi, da alcuni anni, sul terreno della memoria. Con l'appoggio delle autorità locali, hanno fondato il Centro di cultura ecologica nel 2002, per ricordare che “la storia italiana della seconda parte del XX secolo non è solamente quella di un disastro ecologico, ma anche quella della crescita della coscienza critica”.

In un'ex fattoria abbandonata situata a 10 minuti a piedi dal Casale Podere Rosa, è stato intrapreso un lavoro di archivio e di conservazione di tutte le piccole e grandi battaglie che hanno forgiato la storia del pensiero ambientalista italiano di questi ultimi anni. Il centro ha per esempio creato un database online sulle università verdi, che sono fiorite un po' ovunque in Italia a partire dagli anni 80. “Sono la base del pensiero ecologista moderno in Italia, spiega Francesca. Ce ne sono più di cento nel Paese, impiantate in alcune associazioni, in alcuni centri sociali. Propongono dei seminari, delle conferenze sui temi che legano l'economia all'ambiente. Ad oggi, le università normali non si occupano ancora di questo tipo di argomenti”.

Au-delà de la mode, le centre revient sur les racines des initiatives de développement durable en Italie

Stanchezza nell'impegno?

Nella biblioteca del Centro di cultura ecologica, una ventina di adolescenti studiano in silenzio. Riceveranno il testimone e porteranno avanti questa lunga storia militante? Marco, giovane impiegato del Centro, ne dubita: “In questo quartiere di 500.000 abitanti, ci sono solo tre biblioteche. Vengono qui per lavorare tranquillamente, più che per reale interesse verso i problemi ambientali”. I volontari del Casale Podere Rosa, quanto a loro, attendono impazientemente il riscatto. Della trentina di attivisti dei primi tempi, ne restano ora solo 6 o 7 attivi, tutti volontari a titolo gratuito. Una certa stanchezza si fa sentire. Per i centri verdi della periferia romana, la battaglia non è ancora finita.

Questo articolo fa parte del progetto Green Europe on the ground 2010-2011, una serie di reportage realizzati da cafebabel.com sullo sviluppo sostenibile. Per saperne di più su clicca su Greeen Europe on the ground.

 Photos : home-page: (cc)sergis blog/flickr ; Testo : ©Amélie Mourton

Translated from Casale Podere Rosa : la boîte à idées vertes de la banlieue romaine