Café Jerusalem, la magia di una notte allo Spasimo
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Cafè Jerusalem è un concept: parole, immagini, teatro e musica nel cuore arabo della città di Palermo, che hanno trasformato il complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo in una finestra sul mondo.
In una notte né estiva né autunnale, mentre il cielo insolitamente stellato faceva capolino tra le nuvole dense di una pioggerellina di settembre, il complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo di Palermo si è trasformato in un caffè della Città santa: Gerusalemme.
Sin dalle prime battute sembra di sentire l'odore di un caffè arabo, aromatizzato al cardamomo. In scena c'è Carla Peiroleiro, nelle vesti di Nura, donna palestinese, schiacciata da una vita impostale dalla famiglia e dalla città difficile in cui vive. Ha un marito che non ama, per lei è impossibile "perdersi tra la gente", o trovare una "panchina che diventi un'astronave che ti porti in una città lontana o anche sulla luna".
Il suo nome in arabo significa luce, ma la sua luce si sta lentamente spegnendo, finché al caffè arriva Moshe, un ragazzo ebreo (interpretato da Pino Petruzzelli, anche regista dello spettacolo). "Camminava senza voltarsi quasi mai e in quel quasi stava tutto il nostro amore". Il loro amore è forte, passionale, tormentato, ma nessuno può appoggiarlo. Rappresentano due mondi lontani che convivono nella stessa città, la città della divisione che fa soccombere questo legame: "Ci siamo amati per il tempo che la storia ci ha concesso".
Siamo nella Gerusalemme degli anni '40, teatro di uno dei più terribili e irrisolti conflitti di sempre, la guerra israelo-palestinese. Il caffè di Nura non sopravviverà, come l'amore tra Nura e Moshe.
Il progetto di Café Jerusalem
Il testo teatrale, prodotto dal festival SuqGenova e dal Teatro stabile di Genova, e ricavato dalle pagine di Gerusalemme senza Dio di Paola Caridi, racconta l'esperienza personale della scrittrice e giornalista, che ha vissuto per dieci anni in Medioriente. Proprio nella città che "ha sopportato il peso di tutto il mondo", l'autrice romana ha incontrato il gruppo italo-palestinese dei Radiodervish, guidati dalla voce di Nabil Salameh con Michele Lobaccaro alla chitarra e Alessandro Pipino alle tastiere, presenti sul palcoscenico e intervenuti in concerto nella serata allo Spasimo.
La band ha sposato in pieno il progetto, tanto da dedicargli il suo ultimo lavoro, intitolato proprio Cafè Jerusalem, uscito lo scorso maggio. Allo Spasimo si è voluto fare di più e si è proposto un intero concept. Fare di tutto un prodotto unico è stata un'idea di Roberto Bellavia, direttore artistico della PromoArt Palermo e promotore del progetto; a seguito della volontà iniziale di portare i Radiodervish nuovamente a Palermo si è deciso di inserire anche il progetto teatrale. Ad accogliere i visitatori, prima della pièce teatrale e del concerto, c'erano le illustrazioni (realizzate con le tecniche di collage, paper cutting e incisione) di Maria Teresa De Palma, raccolte nella mostra Sognando Gerusalemme.
La multiculturalità come valore
Palermo è sempre stata la città delle diversità che si incontrano, delle contraddizioni, della consapevolezza combattuta del valore dell'incontro con culture straniere. Non poteva scegliersi città migliore, né luogo più adatto d complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo, nel cuore della Kalsa, l'antico quartiere arabo di Palermo per ospitare Cafè Jerusalem.
L'ex chiesa scoperchiata assume l'aspetto di un tipico caffè ottomano, con i Radiodervish che suonano dal vivo in questo luogo di incontro che non ha potuto e saputo resistere alla divisione. Si sente tutto il dolore di una separazione: si avverte nel caffè, alla radio (divisa tra la sezione che racconta i fatti agli israeliani e quella che li racconta ai palestinesi); si percepisce nell'amore; e finanche nelle bianche camicie macchiate di gelso dei bambini.
L'importanza della cultura
Bisogna conoscere la storia, sapere apprezzare la bellezza di una rappresentazione teatrale, essere capaci di aprire la propria mente anche solo ascoltando dei suoni che non ci appartengono. In questa serata c'è stato tutto quest: le emozioni si sono susseguite veloci, inesorabili. Ma c'è di più.
La serata è stata organizzata, oltre che dal Comune di Palermo, da PromoArt Palermo, un'associazione di promozione sociale, presieduta da Aura Lopes, che da sempre si impegna nel valorizzare l'arte come strumento di educazione e rieducazione, in collaborazione con la Consulta delle culture. Gli incassi sono infatti stati destinati all'assegnazione di borse lavoro per i detenuti del carcere Malaspina.
L'odore del caffè al cardamomo e il canto di Gerusalemme, carico di dolore e speranze che non vogliono spegnersi può aiutare dei giovani che hanno preso una via sbagliata. E nella città che è l'emblema delle "vie sbagliate", chissà che proprio da qui non inizi una nuova strada.