Cacciare un angelo da Roma? Mai!
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Viaggio nella Roma della cultura e dell'arte precaria. Vi raccontiamo lo spazio "Angelo Mai", grande incubatore sociale e culturale della capitale, sgomberato il 19 marzo dalle forze dell'ordine e ignorato dall'amministrazione cittadina.
Troppo facile di questi tempi approcciarsi a Roma tirando in ballo “La Grande Bellezza”. La fotografia che il film di Sorrentino, vincitore agli ultimi Oscar, offre della Capitale è quella di una città luccicante mondana, ma allo stesso tempo decadente e malinconica. Dando le spalle al Colosseo però, c’e una città che in silenzio soffre e stringe i denti; che lotta e cerca la propria affermazione attraverso logiche sociali, relazionali e culturali alternative. È la Roma dei teatri, dei centri sociali e degli spazi abitativi occupati. Luoghi dove la visione utopica di una società diversa prende vita.
Queste forme di aggregazione e di lotta lo scorso 19 marzo sono state vittime di attacchi da parte delle autorità locali attraverso un pesante dispiegamento di forze dell'ordinle che hanno imposto lo sgombero a tre delle principali realtà occupate della Capitale: lo spazio culturale Angelo Mai, l'ex scuola Hertz di via Tuscolona e lo stabile di via delle Acacie 56. Queste azioni, accompagnate da perquisizioni e fermi giustificati con gravi capi di imputazione (“totalmente infondati” a detta degli occupanti), rappresentano difatto un’azione intimidatoria, volta a ostacolare le forme di rivendicazione del “diritto alla casa”e la creazione e diffusione dell’arte dal basso. Ma cosa è successo esattamente?
#Riprendiamocilacittà
L'Angelo Mai Altrove Occupato è uno spazio culturale di produzione indipendente che da oltre 10 anni si fa promotore di eventi teatrali, musicali e artistici. Insieme alla realtà del Teatro Valle questo luogo rappresenta uno “spazio sperimentale per l'arte contemporanea, un crocevia di teatro, cinema, musica e idee disparate. Un posto per la ricerca e la performance che avvicina un pubblico vasto e diversificato all'arte, restituendo alla cultura il suo valore aggregativo, comunicativo e sociale”.
La mattina del 19 marzo, tramite i vari profili social dell'Angelo Mai parte il tam tam di notizie che annunciano le operazioni di sgombero nei confronti della struttura di via delle Terme di Caracalla e degli spazi abitativi sopracitati. Attraverso Facebook e gli hashtag #angelomainonsitocca, #nosgomberi, #riprendiamocilacitta viene lanciato l'appello di recarsi presso l'Angelo Mai e di prendere parte alle successive assemblee. Il feedback della popolazione è più che positivo, mentre il silenzio delle istituzioni suscita molte perplessità. A ben vedere l’azione di sgombero rappresenta un colpo basso portato da una giunta Comunale che ci si aspetterebbe prendere le parti dei più "deboli".
Soltanto in serata il Sindaco Ignazio Marino annuncia la richiesta di dissequestro degli edifici giustificando quanto accaduto con queste parole: “L'amministrazione non è stata informata per tempo delle misure adottate [..] dalle autorità giudiziarie”. È una scusa tardiva che di fatto pone enormi punti interrogativi, lanciati prontamente dal critico teatrale Graziano Graziani attraverso il suo blog Stati d'Eccezione: “Chi è che governa Roma? Con quali autorità devono parlare i cittadini che svolgono attività associative nel quadro dei loro diritto costituzionali?”. Queste domande dovrebbero far riflettere sulle "non" politiche adottate dalla giunta Marino che, oltre a prevedere la continua emarginazione delle fasce sociali più deboli, lasciano la cultura abbandonata a se stessa criminalizzandola, come se non bastasse, per la sua natura indipendentene e autonoma.
Chi paga il prezzo della non politica?
Le azioni di sgombero dello scorso 19 marzo rientrano nel filone d'indagine condotto dal Tribunale di Roma nell'ambito di un'inchiesta sul “Comitato popolare di lotta per la casa” e i capi di imputazione fanno riferimento a fattispecie criminose tra le quali invasione di edifici ed estorsioni. Le vittime di questa rigida operazione sono però gli oltre 70 tra bambini e anziani che la notte del 19 marzo sono stati costretti a passare la notte per strada. Marino nel solito comunicato si dichiara preoccoupato per “le famiglie e, soprattutto, per i tanti bambini che si sono ritrovati per strada da un momento all'altro” oltre che per l'improvviso sgombero dell'Angelo Mai “importante presidio cittadino”. Ma è ormai troppo tardi e, come recita la nota rilasciata dagli attivisti dell'Angelo Mai, non c'è niente di peggio in questi tempi di crisi che la “criminalizzazione delle lotte”.
La mattina del 19 marzo i poteri forti hanno deciso di mettere in ginocchio un sistema troppo genuino per gli standard cui sono abituati, ma siamo convinti che la lotta riprenderà il proprio cammino rispondendo con le armi della cultura, dell'arte e delle idee.