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Bulgaria: la cultura si muove, con o senza crisi

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Cultura

In Bulgaria non esistono politiche culturali e la crisi ha fatto diminuire il budget del Ministero della Cultura per sostenere le nuove idee dei creativi. Così, la nuova generazione di artisti bulgari lotta per mostrare la propria opera dentro e fuori le frontiere del paese, anche se con pochi mezzi.

Cineasti, sceneggiatori teatrali e artisti in generale risorgono nella sfera culturale bulgara dieci anni dopo la dura transizione del paese durante gli anni ‘90 ed esigono trasparenza e misure dal governo affinché appoggi il loro spirito imprenditoriale.

Dove stanno i soldi? Questa è la domanda senza risposta che passa di bocca in bocca fra gli abitanti della Bulgaria quando gli si chiede della gestione dei fondi pubblici da parte dello stato. Un problema che, per quanto riguarda il caso del Ministero della Cultura, si sta cercando di risolvere «anche se continua ad essere un caos», spiega Diana Andreeva, direttrice dell’Osservatorio di Cultura Economica di Sofia.

Grazie alla crescita spettacolare del Paese negli ultimi cinque anni, la Bulgaria ha accumulato un surplus fiscale pari al 1,6% del Pil, cosa che ha permesso che il Ministero della Cultura ricevesse durante questo periodo «denaro sufficiente, se comparato a quanto ricevuto gli anni precedenti - spiega Andreeva - ma il Paese non ha alcuna politica di governo in materia di cultura, il che significa che non si controlla come si spende il denaro».

Inoltre, gli enti pubblici che finanziano i programmi culturali non seguono nessun criterio nel momento in cui danno i soldi a uno o a quattro progetti. Una politica “cieca”, secondo le parole del giovane scrittore Alexander Manuiloff. «Il Ministero della Cultura mi ha negato la sovvenzione per mettere in scena il mio pezzo teatrale sulla realtà bulgara, mentre hanno finanziato un gruppo che insegna la capoeira a Sofia», ironizza Manuiloff, e si chiede: «Che tipo di criterio utilizzano i nostri politici nel momento di promuovere la cultura bulgara?». Manuiloff conosce la città come le proprie tasche e passeggiando per Sofia ripercorre la storia della capitale bulgara. «Il Parlamento fu costruito per essere un teatro!», spiega il drammaturgo, che non smette un attimo di raccontare aneddoti sui luoghi attraverso i quali passiamo: dalla chiesa di San Giorgio, uno dei tempi cristiani più antichi dei Balcani, alla spettacolare cattedrale di Alessandro Nevski, una delle chiese ortodosse più grandi del mondo, e la chiesa di Santa Sofia, dalla quale la città prese il nome nel XIV secolo. L’idea di Manuiloff è spiegare tutte queste curiosità in un documentario: «Sofia ha molta poesia e bisogna mostrare la poesia della città in una maniera differente», sottolinea entusiasta. 

Il “genocidio” del cinema bulgaro

 La casa di produzione bulgara AgitProp, di Martichka Bozhilova, è stata premiata nel 2006 al Festival di Cannes per la creatività e l'innovazione dei suoi documentariSecondo uno studio elaborato dalla direttrice dell’Osservatorio di Cultura Economica di Sofia a partire dai dati raccolti dal Ministero della Cultura, quest’anno le vendite per cinema e teatro si sono ridotte rispettivamente del 29 e del 28%, a causa della crisi economica. Inoltre, il Governo bulgaro ha annunciato che il budget per l’industria cinematografica verrà ulteriormente ridotto nel 2010, fino al 50%. «Il mondo del cinema è in pericolo», ritiene Martichka Bozhilova, capo dei progetti della casa di produzione bulgara AgitProp, che si trova in un quartiere tranquillo della città dove edifici di estetica comunista si mescolano ad altri di architettura neoclassica e neobarocca.Uno fra i cineasti bulgari più in voga attualmente, Kamen Kalev, regista dell’acclamato film Eastern Plays, condivide l’opinione di Bozhilova: «Tagliare il budget della metà è un genocidio per l’industria cinematografica, che rappresenta la nuova voce della gioventù del Paese». Dal sorriso scherzoso e lo sguardo affabile, Kalev esprime la sua devozione per i film dall’interno del bar del Cinema Odeon, una fra le poche sale situate nel centro della città che scommette sul cinema d’autore nazionale e indipendente. «La gente non sa quello che succede in Bulgaria e il cinema è un buon modo per spiegare la realtà quotidiana del paese», afferma Kalev.

«Lo Stato non sta adempiendo ai suoi obblighi», aggiunge la giovane regista di documentari Maria Averina. Laureata in filologia e con un master in regia cinematografica, Maria Averina ha scelto la forma del documentario perché «è un modo diretto per far vedereconcretamente la realtà e scegliere una tematica da raccontare». Averina proviene da una famiglia di cineasti e sarà la regista del documentario scritto da Alexander Manuiloff. Un binomio perfetto fra lo spirito boemo di Manuiloff e la professionalità e il sentimento di Averina.

Non lo senti il cuore che batte?

Vasilena Radeva è membro dell'Ong bulgara 36 MonkeysIl teatro è un altro di quei settori che hanno accusato il duro impatto con la crisi. «Gli artisti indipendenti che hanno meno risorse di trovano in una posizione di svantaggio nel momento di accedere alle sovvenzioni pubbliche», dice Vasilena Radeva, direttrice del teatro e membro della organizzazione non governativa 36 Monkeys, creata per estendere e diversificare l’arte non istituzionale in Bulgaria.

In un’accogliente sala da tè, come quelle che si potrebbero incontrare in una qualsiasi delle capitali Europee più alla moda, gli occhi azzurri di Vasilena si accendono nel raccontare i tre progetti personali che ha in cantiere per l’anno prossimo. Tre rappresentazioni differenti, di cui una verrà messa in scena al teatro statale di Sofia, The Youth Theater, un teatro che dal 2007 appoggia i giovani artisti affinché presentino le proprie creazioni più azzardate. «Quest’anno abbiamo avuto un record di spettatori, esclama il direttore generale di The Youth Theater, Vladimir Lyutskanov, e ironizza: «Il ministero della Cultura è sempre stato povero. La crisi cosa cambia? Siamo già abituati!».

Un altro amante del teatro è il direttore della compagnia Alma Alter, dell’Università di Sofia, Nikolai Gueorgiev, un drammaturgo veterano dai capelli bianchi che, durante il periodo comunista, ha dovuto lasciare il paese, come molti altri artisti. Secondo lui, i teatri della capitale «seguono la rigida politica di rappresentare il teatro classico e le commedie, mentre non c’è spazio per proposte più innovative». Nikolai Gueorgiev scommette su altre formule. Nel teatro dell’università, i giovani attori provocano il pubblico: sputano per terra, mangiano, si baciano, si toccano, gridano e piangono davanti a un pubblico ridotto, ma stupefatto. Gueorgiev ha la sua teoria: «Tutti i fondi che sostengono la cultura sono stati tagliati, però la crisi è positiva. Ora restano soltanto quelli che credono realmente in quello che fanno».

Con o senza mezzi, la capitale bulgara ha una nuova generazione di artisti che preme per guadagnarsi un posto nella scena culturale della città e mostrare la sua opera oltre le frontiere del paese. «Sofia è viva - conclude il regista Kalem Kalev - si può avvertire il battito latente del suo cuore. Ora non ci resta che vedere che cosa diventerà».

La pellicola vinse al Festival Internazionale di Tokyo, nel novembre 2009Foto di Ariadna Matamoros; trailer di "Flooded" da Masha1001/ Youtube; trailer di "Eastern Plays" da ICANTOO2006/ Youtube

Translated from Bulgaria: Una cultura joven en movimiento, con o sin crisis