Budapest, la comunità islamica al bivio dell'integrazione
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Celeste CelesteUno Stato a prevalenza cattolica, in cui le altre “religioni storiche” – luteranesimo, Chiesa riformata e comunità ebraica - ammontano all’incirca al 20% della popolazione.
Discendenti del retaggio ottomano della città, ritroviamo a Budapest due chiese ufficiali “non storiche” al servizio delle due comunità musulmane, mentre la nuova Costituzione del 2011 non riconosce più l’Islamtra i culti religiosi.
Venerdì pomeriggio in via Safrany a Budapest. Una moschea, modesta, aperta ai credenti a raduno per la preghiera più importante della settimana, la Jumu’ah. Eppure, il tipico richiamo religioso non riecheggia nel vicinato. Collocata in un edificio costruito a nuovo che ricorda la sede di un’istituzione statale, la moschea fa sfoggio della bandiera nazionale dell’Ungheria e dell’Unione Europea. Nessun segno per i passanti ignari che indichi la presenza di una dimora divina; una donna coperta da un velo rimane l’unico indizio rivelatore.
“Chiese” islamiche a Budapest
All’interno, il fedele si ritrova nella spaziosa sala d’entrata del luogo di culto, destinata alla preghiera. Rivestita di tappeti e inondata di luce, la sala sembra grande a sufficienza per ricevere decine di credenti. Eppure, qualche minuto prima dell’inizio della Jumu’ah, soltanto una dozzina di uomini sono presenti – le donne pregano in una sala separata, più piccola, opposta all’entrata. La moschea è sostenuta economicamente dall’organizzazione dei musulmani d'Ungheria, fondata nel 2000, conosciuta anche con il nome, un po’ paradossale, di Chiesa Islamica Ungherese. Si tratta di una delle comunità islamiche registrate nella capitale; in totale ce ne sono quattro in tutta l’Ungheria. Quest’ultimo appellativo fu coniato a seguito dell’atto d’Ungheria sulla religione (1990), per cui una chiesa è considerata un’entità legale sui generis, come nei Paesi Bassi; di conseguenza, si tratta di un’organizzazione religiosa riconosciuta dallo Stato. La Chiesa Islamica Ungherese è una delle comunità islamiche registrate nella capitale. In tutto lo Stato, se ne trovano quattro.
SzultanSulok, di natali ungheresi, gestisce l’organizzazione da un ufficio situato nella moschea. “Ci siamo appena trasferiti qui poiché la comunità è cresciuta”, mi racconta in un ufficio in cui regna un caos creativo, con libri e appunti in ogni dove. Sulok stima che la maggior parte dei musulmani ungheresi viva a Budapest. La cifra è contestata dall’altra comunità registrata in Ungheria, la comunità islamica ungherese, che stima il numero a circa 60.000musulmani. La storia ungherese, quella di Budapest in particolare, si arricchisce di tinte vivaci grazie ai suoi musulmani e all’islam. Nella capitale di oggi, rimane solo qualche sparuto richiamo storico ai suoi musulmani; il più degno di nota è la tomba di Gul Baba, un capo militare turco, vissuto in età medievale e morto nella battaglia di Budim, la zona di Budapest sulla riva ovest del Danubio. Da città insignificante, Budim si è trasformata in un importante centro urbano. La città vantava più di 60 moschee e relative biblioteche e bagni turchi, alcuni dei quali sono sopravvissuti fino ad oggi come monumenti.
Comunità integrata
In seguito all’assedio turco di Vienna (1683), servirono tre anni perché l’esercito austriaco riconquistasse Budim. L’età d’oro della cultura islamica si era ormai conclusa per la città: la popolazione musulmana fu espulsa o forzata alla conversione. Il ritorno dell’Islam a Budapest dovette attendere fino al diciannovesimo secolo con l’annessione austro-ungarica della Bosnia; i musulmani bosniaci arrivarono a Budapest, spesso per il servizio militare, e lì vi formarono una comunità. La comunità islamica ungherese (Magyarországi Muszlimok Egyháza, MME), che non si autodefinisce "chiesa", ha ancora a cuore i forti legami con i musulmani bosniaci, e riconosce come proprio padre-fondatore un imam militare bosniaco vissuto a Budapest nel periodo precedente alla prima guerra mondiale e alla caduta dell’impero Austro-ungarico. Il capo della comunità, Zoltan Bolek, mi riceve nella sua moschea in via Robert Karoly. A differenza della nuova e rilucente moschea della chiesa islamica, questa appare più modesta e segnata dal tempo. Lo spazio centrale è riservato al primo imam, l’ufficiale militare Bosniak.
“Gli ungheresi sono tolleranti”, afferma Bolek. Prima delle nuove leggi del partito di centro-destra Fidesz, lo stato riconosceva pienamente la sua organizzazione come una comunità religiosa tradizionale; infatti, l’Islam fu legittimato in Ungheria per la prima volta con l’Atto XVII del 1916. e questa protezione austro-ungarica non è ancora stata abolita. La visione di Bolek è identica a quella di Szultan Sulok, che nega ogni discriminazione nei confronti dei musulmani. Tutto ciò, però, sembra in contrasto con le generali tendenze sociali in Ungheria, con movimenti radicali e partiti di estrema destra in crescita. Il famigerato partito Jobbik, anti-semita e anti-Rom, noto per il suo approccio integralista nei confronti di qualunque tipo di minoranza, sta conquistando una crescente popolarità. Ad ogni modo, l’imam di questa comunità islamica ungherese, Jozsef Bordas, denuncia l’ipocrisia della politica del partito: "lo Jobbik vuole aprirsi all’est, ma col suo partito rivende agli elettori delle idee di estremismo radicale".
Unità contro pluralismo
Non tutti i musulmani di Budapest pregano nelle due moschee ufficiali. Una dozzina di luoghi di preghiera minori, masjids, sono sparsi per la città, situati in maggior parte all’interno di appartamenti o al piano terra di uffici, come quello nell’iconica via di Budapest Bela Bartok. Ad ogni modo, questo venerdì pomeriggio il luogo è chiuso per i fedeli. Masjids e moschee sono gestite da comunità locali prive di una solida coesione tra esse. Opinioni contrastanti emergono in merito alla creazione di un’unica comunità islamica a livello nazionale: “non sarebbe adeguata”, dice Sulok.
Egli considera il pluralismo un giusto valore per i musulmani ungheresi. Pur essendo l’Islam la cornice generale, all’interno della fede è presente una miriade dinamica di culture e fazioni differenti, che risultano organizzate in diverse comunità. Sulok ritiene più allettante l’idea di una comunità islamica europea, organizzata secondo il modello della chiesa cattolica, un concilio di imam europei. La comunità islamica ungherese non è della stessa opinione della chiesa islamica. “Un’unica comunità islamica europea è un’idea positiva” afferma Bolek. “Sarebbe bello avere un grande muftì (europeo). Dovrebbe esserci, tuttavia, anche una sola comunità nazionale. Non esiste alcun ostacolo dovuto alle diverse interpretazioni dell’Islam". L’imam Bordas rimane in qualche modo scettico: “alcune comunità non rispettano certe interpretazioni divergenti. In pratica, non è un progetto realizzabile”.
Quest'articolo fa parte di una serie di reportage sui Balcani realizzati da cafebabel.com tra il 2011 e il 2012, un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea con il sostegno della Fondazione Allianz Kulturstiftung. Un ringraziamento speciale va a cafebabel.com Budapest,
Foto di copertina: (cc) .craig/ anabadili.com; statua di Guel Baba (cc) muppetspanker; donna davanti al monumento (cc) Nagy David/flickr; tutte le altre nel testo: © Rasid Krupalija per Orient Express Reporter Budapest, 2012/ video (cc) WadoodHUN/ youtube
Translated from Magyar muslims: Budapest’s integrated communities