Bruxelles, vittima (collaterale) del conflitto belga
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Sara BergaminiNé fiamminga né vallona, Bruxelles è il campo di battaglia per la guerra tra comunità che anima il Belgio. Alcuni abitanti di Bruxelles hanno deciso di creare un nuovo partito, Probruxsel. Un’intervista con Philippe Delstache.
L’organizzazione dello Stato belga farebbe perdere la testa a più di un giurista. Oltre all’ambito federale esiste quello regionale (con tre regioni: Le Fiandre, la Vallonia e la capitale Bruxelles) e quello comunitario (con i fiamminghi da una parte e i francofoni e germanofoni dall’altra). Ogni settore ha le proprie competenze, ma a chi conviene questa frammentazione? Sicuramente non Bruxelles, città divisa in due, anche linguisticamente parlando. E all’interno del Paese le comunità linguistiche non hanno altro che competenze "grammaticali".
Bilingue e monolingue
«Bruxelles è la sola regione bilingue del Belgio. Questo fatto ha come conseguenza che una parte delle competenze – anche all’interno della città stessa – è affidata sia alla comunità francofona che dalla comunità fiamminga, senza nessuna coerenza», spiega Philippe Delstanche, portavoce di un nuovo partito, il Probruxsel. Come anche lo stesso nome dimostra, questo movimento si rivolge in particolare agli elettori di Bruxelles. «L’attuale frammentazione istituzionale conduce a situazioni totalmente sconcertanti e blocca la vita di Bruxelles nel momento stesso in cui le comunità si scontrano», riprende Delstanche. Quello che è importante sapere è che nell’attuale federalismo belga sono le comunità linguistiche a condurre il gioco, non le regioni, che non possono corrispondere alla realtà di Bruxelles, che è una città bilingue, internazionale e cosmopolita». Probruxesel è stato creato il 16 aprile 2007 e il suo obiettivo è quello di spingere i politici ad attuare delle riforme che donino più coerenza all’organizzazione statale. Nel suo programma esalta un federalismo regionale a tre: Vallonia, Fiandre e Bruxelles capitale. «E non più un comunitarismo a due». «Prendiamo un esempio: l’educazione. Questo campo dipende dalle comunità, ed è quindi sia francofona che olandese. E la stessa cosa avviene a Bruxelles, pur essendo all’interno di una regione belga. Il risultato? L’80% dei poliziotti viene dalla Fiandre, perché la polizia deve essere bilingue, ma chi vive a Bruxelles non lo è…», constata amaramente questo abitante della capitale, affezionato alla sua città per nascita e col cuore.
Polmone economico senza fiato
Ma Probruxsel non è stato creato solo per risolvere la questione della provenienza dei membri delle forze dell’ordine. L’attuale situazione di Bruxelles ha delle ripercussioni più infauste. Sulla carta, così come nella realtà, la capitale è il fulcro economico del Belgio. Con all’incirca un milione di abitanti la città può contare su 650.000 di impiegati. Ma il bilancio è comunque negativo: il tasso di disoccupazione è circa del 15%, uno dei più elevati del Paese. «Anche se rappresentiamo il 20% del Pil nazionale, non arriviamo che all’8% del gettito fiscale. Questo perché in Belgio si pagano le tasse là dove si vive, e ogni giorno 350.000 persone vengono a lavorare a Bruxelles, ma provengono dalle Fiandre e dalla Vallonia. Insomma, tutti approfittano del dinamismo economico della capitale, meno Bruxelles stessa, sottolinea Delstanche. Dall’altra parte noi dobbiamo gestire questo flusso di popolazione, pagare le infrastrutture necessarie, i trasporti, lo sviluppo urbano…».. La regione-capitale si trova in una situazione di dipendenza finanziaria nei confronti dello stato federale e delle comunità, anche se la zona dovrebbe essere una delle più ricche d’Europa.
La divisione della città da parte delle due comunità è presente anche alle elezioni: a Bruxelles non è possibile compilare liste elettorali bilingue. «E questo nonostante siamo una regione bilingue! Noi vogliamo delle liste con valloni e fiamminghi per costruire insieme l’avvenire di Bruxelles senza opposizioni». Quando il partito è stato presentato ha suscitato molta curiosità. I media regionali si sono interessati a questo caso politico. «Dai nostri amici politici appartenenti ad altri schieramenti si respira un misto di disprezzo e inquietudine», ironizza il portavoce. «Ma qualche partito ha già accolto alcune delle nostre proposte, segno che la nostra iniziativa non è inutile», afferma Delstanche sorridendo. «Noi non pretendiamo certo di vincere le prossime elezioni, ma vorremmo far sentire la nostra voce, in modo che Bruxelles non sia più un luogo di scontro tra fiamminghi e valloni. Al contrario, avendo uno statuto uguale per le due regioni, Bruxelles e la sua mescolanza di culture potrebbero essere fonte di pacificazione per tutto il Paese».
Translated from Bruxelles, victime collatérale du conflit belge