Brussels Binder: come portare le donne nel dibattito europeo?
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Viola StefanelloQuante conferenze non hanno che uomini a parlare nei propri panel? “Davvero troppe”, rispondono Paola Maniga e Pauline Chetail di Brussels Binder, un database gratuito che raccoglie le esperte di questioni europee. Per evitare che i modelli di rappresentazione restino eternamente maschili, le due femministe contano di scuotere Bruxelles.
Cafébabel: Com’è nata questa iniziativa?
Paola Maniga: Brussels Binder è stato ufficialmente inaugurato nel 2017, ed il suo sito internet è arrivato nel gennaio di quest’anno. Ma il progetto è cominciato nel 2015. A quei tempi, noi (parte di un think tank basato a Bruxelles, ndr) ci trovavamo a tavola a parlare del posto delle donne nel mondo del lavoro, e soprattutto all’interno dei think tank. La sottorappresentazione delle donne nei dibattiti politici era diventato uno dei discorsi principali dei nostri pranzi. È così che ci siamo rese conto che era necessario creare un database che potesse raggruppare tutte le donne coinvolte nel dibattito europeo. Così sarebbero state finalmente notate da Bruxelles, che non avrebbe avuto più scuse per non includerle nel dibattito. Nel 2016, abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding ed organizzato una raccolta fondi per realizzare il nostro progetto. Il risultato? Un immenso successo, prova del fatto che esistesse un’enorme domanda.
Cafébabel: All’interno delle vostre discussioni, quale momento chiave ha portato alla creazione di Brussels Binder ?
Paola Maniga: È Corinna Horst che organizzava quelle discussioni. Ed è lei che presiede ora l’organizzazione. Una volta al mese, invitava delle donne a riunirsi per discutere di questioni d’interesse generale. Ed in quel contesto abbiamo deciso di focalizzarci su quella questione. Per me uno dei momenti chiave è arrivato con la pubblicazione del rapporto annuale Bruegel (un think tank europeo, ndr) che ci ha fatto rendere conto che la maggior parte dei partecipanti ai dibattiti da loro organizzati erano uomini. Mi sono quindi messa a raccogliere statistiche, cominciando proprio da Bruegel, il think tank dove lavoro. Nel nostro caso, contavamo soltanto un 11% di partecipanti donne agli eventi organizzati dal gruppo all’epoca, nel 2015. Nei sei mesi che hanno seguito il calcio d’inizio dell’iniziativa, siamo state molto attive e siamo riuscite ad aumentare il tasso di partecipazione femminile ai nostri eventi. È stato molto interessante vedere fino a che punto potessimo cambiare le cose. Certe persone si sono mostrate reticenti all’inizio ma alla fine siamo riusciti a coinvolgere la direzione di Bruegel.
Cafébabel: Come avete preso coscienza di questo problema?
Pauline Chetail: È evidente che ci sono più uomini che donne all’interno dei panel dei dibattiti a Bruxelles. Quando abbiamo deciso di creare il database, nessuno ci ha chiesto il perchè. Nel 2015, lo EU Panel Watch ha sottolineato all’interno di un proprio rapporto che le donne non erano abbastanza presenti in questi panel. E in effetti, è difficile trovare un’esperta se non la cercate bene, perchè sono meno citate dei loro colleghi maschi negli articoli scientifici.
Cafébabel: Perchè credete ci siano più uomini che donne in questi panel di esperti?
Pauline Chetail: Questa domanda era alla fonte del nostro progetto. Volevamo analizzare le cause e le conseguenze dirette della sottorappresentazione delle donne nei panel. E, in generale, è molto frequente che i posti più alti siano occupati da uomini. Quando si pensa a chi invitare ad un evento, si pensa solitamente ai nostri amici o alle nostre conoscenze, o a delle persone che abbiamo visto partecipare ad eventi simili. E la maggior parte sono uomini, perché hanno molta più visibilità. Dato che questo non è il caso per le donne, è a loro che ci rivolgiamo, ovviamente. Un altro problema per gli organizzatori degli eventi è che c’è una più alta probabilità che le donne annullino una propria partecipazione. Non ho dati a sostenere la mia affermazione ma, generalmente, le donne hanno più probabilità di rimanere a casa in caso di urgenze in famiglia che gli uomini. Nella società, i ruoli in famiglia sono ancora molto legati al genere.
Paola Maniga: Sono d’accordo. Ho notato diversi casi in cui si è rivelato piuttosto difficile contattare un’esperta. Penso che talvolta sia perchè non sono disponibili in una precisa data, magari perchè sono già state invitate da altri organizzatori d’eventi perchè sono le uniche a conoscere un determinato ambito o sono disponibili per parlarne. Questo non fa che provare ancora una volta che gli uomini beneficiano di una maggiore visibilità: nello stesso campo, c’è una più ampia scelta di esperto maschili. L’obiettivo di Brussels Binder è di diversificare gli oratori, anche per gli uomini: la diversità è una questione che riguarda entrambi i sessi.
Cafébabel: Quali sono le conseguenze dirette della sottorappresentazione delle donne nei dibattiti?
Paola Maniga: Il pubblico giunge ad identificarsi soltanto con gli uomini, e l’insieme di questi dibattiti finisce per riflettere una società che eleva l’uomo ad un rango di esperienza superiore. Ed è anche una questione di modelli: la sottorappresentazione delle donne tra i relatori alle conferenze mostra che nella nostra società mancano chiaramente dei modelli femminili, soprattutto per i giovani. Ma non è un problema nuovo. Ispirata dal nostro progetto, e dopo aver compreso la portata del problema, la Commissione Europea ha lanciato la campagna “No women no panel”.
Cafébabel: Esistono dei panel composti esclusivamente di relatrici donne? Se sì, in che campo?
Paola Maniga: Principalmente nei campi dell’educazione, della cultura o dell’arte. Esistono dei panel esclusivamente femminili, per degli eventi a cui soltanto le donne sono invitate a partecipare. Ma non è probabilmente il modo migliore per procedere. Quel che ci interessa è la diversità. Per esempio abbiamo invitato dei relatori maschi per la presentazione di Brussels Binder, tra cui il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans. È stata una scelta strategica: volevamo coinvolgere tutti, e anche se noi trattiamo al momento dell’ineguaglianza tra i sessi, siamo consapevoli che esistono altri problemi.
Cafébabel: I panel composti in gran parte da uomini trattano anch’essi di settori specifici?
Pauline Chetail: In generale è piuttosto difficile trovare un’esperta nei settori dell’energia o della tecnologia, soprattutto se si cerca una donna che occupi una posizione di alto rilievo. I posti più importanti in quegli ambiti di studio sono in effetti spesso occupati da uomini. Le donne sono molto poco incoraggiate a dirigersi verso quei settori.
Cafébabel: In generale, come vedete la situazione della parità dei sessi in quella che viene spesso chiamata “la bolla europea”?
Pauline Chetail: È una situazione piuttosto difficile da valutare, perché include diversi aspetti. Per esempio, le istituzioni europee prendono la questione molto seriamente, ma non è sempre il caso delle altre organizzazioni basate a Bruxelles. Alcuni non sono nemmeno consapevoli del problema. Penso che abbiamo lanciato qualcosa di nuovo e di cui la “bolla europea” ha di davvero bisogno con Brussels Binder
Cafébabel: Un’iniziativa come la vostra non può sicuramente essere stata accolta positivamente da tutti. Che genere di critiche avete ricevuto?
Paola Maniga: La critica principale che ci è arrivata finora è che noi ci concentriamo unicamente sull’uguaglianza tra i sessi quando ci sono numerose altre disuguaglianze contro le quali dovremmo lottare. Quando ci pongono questa critica, precisiamo sempre che siamo aperte ad ogni genere di profilo, e che tutti possono iscriversi al nostro database per ottenere visibilità.
Cafébabel:Quale sarebbe, secondo voi, il coronamento ideale di questa iniziativa?
Pauline Chetail: Per me, l’ideale sarebbe che il database di Brussels Binder fosse utilizzato per sensibilizzare il pubblico di fronte alla questione dell’uguaglianza tra i sessi. Bisognerebbe dare a questo strumento una maggiore visibilità ed includere altri esperti. Personalmente, mi piacerebbe che Brussels Binder diventasse uno strumento di riferimento per gli organizzatori di eventi e che tutti sapessero che il nostro database contiene i contatti delle esperte. Ci piacerebbe anche allargare il progetto oltre la capitale d’Europa ed espanderci ad altre città del continente. Ci sono in particolare certe iniziative francesi a cui ci piacerebbe associarci. La questione è universale, e anche se noi ci concentriamo sulle conferenze europee, gli esperti vengono da ogni parte del pianeta.
Cafébabel: Pensate che Brussels Binder possa ottenere dei risultati concreti?
Pauline Chetail: Al momento è difficile misurare l’impatto del progetto visto che siamo ancora all’inizio. Bisognerebbe che più donne si iscrivessero al nostro database, e dobbiamo ancora lavorare su un sito più accogliente. Al momento, 750 donne si sono iscritte e 460 profili sono stati approvati. Ma ci piacerebbe organizzare un database secondo il modello LinkedIn, per esempio, per poter fornire più informazioni che siano più facilmente leggibili.
Paola Maniga: Per valutare l’impatto del progetto, bisognerebbe avere del feedback rispetto al numero di persone che hanno contattato delle esperte grazie al nostro database, ma anche conoscere il numero di organizzatori di eventi che l’hanno utilizzato. Ma siamo già stati fonte d’ispirazione per la Commissaria Europea Mariya Gabriel che ha lanciato la campagna “No women no panel”, e la gente ha parlato di Brussels Binder. E già questo di per sè, è un grande risultato concreto per noi!
Translated from Brussels Binder: Women bursting the European Bubble