Brexit, la sfida di Londra: “Le aziende diano le liste dei lavoratori stranieri”
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Merkel avverte Londra: “Senza libera circolazione dei cittadini, niente accesso al mercato unico”
La cancelliera ha risposto ad Amber Rudd, Ministro dell'Interno del Governo May, che martedì 4/10/2016 ha affermato: "Le aziende inglesi saranno obbligate a rivelare quanti stranieri hanno in organico" Il Ministro Rudd: “Non sono razzista, ma prima vengono i nostri.
Così, quando il 5/10/2016 The Times ha titolato a tutta pagina sulle «liste di proscrizione», il Ministro è stato costretto a replicare prima che l’ultimo giorno della Convention Tory a Birmingham entrasse nel vivo con il discorso del primo ministro Theresa May. La retromarcia è stata parziale, poiché Rudd ha ribadito la linea: dobbiamo dare la priorità ai nostri cittadini prima di chiamare nel Regno Unito un lavoratore straniero. Ha negato però che l’idea di obbligare le aziende a pubblicare gli elenchi dello staff sia già definita. Fa parte, sottolinea invece, di una serie di proposte che il governo sta valutando. «Non sono razzista, non ho paura di parlare di immigrazione».
A quanto si apprende lavoratori europei sarebbero esentati. Almeno fino a Brexit raggiunta. Sono 5,2 milioni i lavoratori stranieri nel Regno Unito su 31 milioni e senza il loro apporto alcuni settori, come l’edilizia e la sanità, andrebbero in affanno. L’obiettivo del Governo è duplice: da una parte frenare l’immigrazione; dall’altra favorire i britannici sul mercato (uno su dieci fra i 18 e i 24 anni è disoccupato). Per combinare i due traguardi Rudd vuole rafforzare la norma, praticamente ignorata, che prevede che un’azienda debba aspettare 28 giorni prima di aprire una posizione d’impiego a uno straniero.
Il mondo imprenditoriale è sul piede di guerra. Adam Marshall, numero uno ad interim della Camera di Commercio, teme ripercussioni sulle aziende. Se fare liste di proscrizione mette alla berlina quelle poco inclini a investire sugli inglesi, dall’altra, spiega in una nota l’Institute of Directors, «è provato che i migranti hanno portato benefici per l’economia visto che il Regno Unito ha una bassissima disoccupazione» (4,9%). Gli imprenditori temono un giro di vite sull’ingresso nel Paese di lavoratori altamente qualificati.
“Se noi non diremo che il pieno accesso al mercato interno è legato alla piena accettazione delle 4 libertà fondamentalieuropee, tra cui la libera circolazione dei cittadini (oltre a quella delle merci, di servizi e di capitale, n.d.r) ha premesso la Merkel a Berlino davanti a una platea di imprenditori – allora si aprirà in Europa un processo per cui ogni Paese cercherà di fare ciò che vuole: tutti i Paesi porrebbero condizioni sulla libera circolazione con altri Paesi. E questo determinerebbe una situazione estremamente difficile”, ha dichiarato la Merkel aggiungendo che i negoziati di uscita del Regno Unito dall’Ue non saranno facili. In questo contesto qualunque eccezione alle regole del mercato unico europeo rappresenterebbe “una sfida sistemicaper l’intera Unione”.
Flash-crash: in 2 minuti crolla la sterlina, l'Asia trema
Un flash-crash durato due minuti all'avvio delle contrattazioni ha condizionato i trader, anche se la vera causa del crollo, poi recuperato in parte, potrebbe essere legata agli automated traders. La valuta inglese ha ceduto il 6,1% in brevissimo tempo. Nel pomeriggio però l’agenzia Bloomberg scrive che più probabilmente il flash-crash è stato causato da ordini impartiti da macchine (automated trades), scatenate, a quanto pare (e qui le fonti in Asia concordano) da un articolo del Financial Time secondo cui il Presidente francese Francois Hollande ha sollecitato "l’euro-blocco" a condurre negoziati incisivi con la Gran Bretagna impedendo qualunque uscita morbida o a condizioni vantaggiose per proteggere i principi fondamentali del mercato unico.
A questo si è aggiunto un problema di liquidità nel mercato delle valute in Asia all’inizio della contrattazione e ne è nato il crollo della sterlina.