Bombay: dritto nei denti
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Marina GregnaUno schiaffo in faccia. È questo l'effetto che fa l'ascolto del secondo album dei Bombay. Ma soprattutto, Show your teeth potrebbe attirare l'attenzione del grande pubblico sul gruppo olandese, che da tempo sta cercando la propria via tra esperienze musicali, defezioni e tappi di Ricard. Intervista a Mathias Janmaat, un cantante con le zanne.
cafébabel: C'è un messaggio dietro al titolo dell'album, Show Your Teeth?
Bombay: Si tratta di un messaggio piuttosto personale. Riprende la frase d'apertura del disco «C’mon baby show your teeth». Riflette un po' lo stato d'animo in cui mi trovavo quanto abbiamo registrato l'album. Il gruppo è cambiato notevolmente da quando il disco è stato concepito, dato che la nostra la vecchia batterista, con cui ho fondato il gruppo (ai tempi Bombay Show Pig n.d.r.) se n'è andata. Ci ha lasciati di colpo e in quel periodo c'era tensione nell'aria.
cafébabel: Le tensioni di cui parli hanno influenzato la stesura dell'album?
Bombay: Si, decisamente. Per un attimo mi sono sentito un po' perso. Quello che succedeva intorno a me non era molto chiaro. Abbiamo scritto una valanga di pezzi che abbiamo poi buttato perché ormai non avevano più senso. Abbiamo quasi realizzato tre album prima di pubblicare Show Your Teeth, e passato un sacco di tempo a smanettare con l'attrezzatura, a testare nuovi suoni, a cercare noi stessi musicalmente parlando. Nel primo album si è giocato molto con gli strumenti, corde e ottoni che davano al tutto una nota funky. Ma riflettendoci, abbiamo deciso di tornare alle basi. Per questo l'album potrà sembrare davvero diverso rispetto al precedente.
cafébabel: Con il senno di poi, diresti che siete sempre lo stesso gruppo?
Bombay: Abbiamo usato qualche cosa del primo album per costruire il secondo. Quindi c'è una parvenza di continuità. In concerto cantiamo anche qualche vecchio brano, ma è anche vero che molti pezzi non ci rappresentano più.
Bombay: "Slow Motion"
Questo gruppo è frutto di diverse unioni. Non ho mai creato due album con le stesse persone. È come se avessimo sempre cercato la formula adatta. Ma oggi ho l'impressione di averla trovata e spero che insieme daremo vita a un nuovo disco.
cafébabel: Ti senti più a tuo agio ora, nel ruolo di leader?
Bombay: Più o meno. Sono sempre stato il compositore del gruppo ma non cantavo regolarmente. Ora devo assumere anche questo ruolo.
cafébabel: La scena rock olandese sembra attrarre sempre più gli stranieri. Hai notato un'evoluzione particolare?
Bombay: Sono nati molti gruppi, ultimamente. Raggiunta la fama nei Paesi Bassi, si sono trovati ingabbiati e ormai si espandono altrove. Mozes and the Firstborns, come anche Jacco Gardner, hanno un certo seguito negli Stati Uniti, per esempio. Una volta che ti sei fatto conoscere negli USA, che si parla di te su Pitchfork, è molto più semplice attrarre pubblico in Francia o in Germania. Anche il gruppo Skip and Die ha fatto piuttosto parlare di sé, e ha permesso a tanti altri musicisti di mettersi in mostra.
cafébabel: Tu non sei di Amsterdam. Cosa cerca un musicista nella capitale?
Bombay: Per prima cosa? Un posto dove suonare. Amsterdam ha un sacco di scene dove un artista si può esibire. Quello che più mi piace è che poco importa della tua popolarità, troverai sempre il modo di suonare davanti ad un pubblico. Puoi esibirti in un piccolo bar oppure al Paradiso, che è decisamente il posto con la miglior scaletta di questi ultimi anni.
cafébabel: Cosa rende Amsterdam così speciale?
Bombay: Amsterdam è la città più grande dei Paesi Bassi, ma è tutto a portata di mano. In bicicletta puoi andare ovunque in meno di mezz'ora. È una città incredibilmente pratica. Prima vivevo a Jordaan, il quartiere modaiolo, ma mi sono appena trasferito a sud-est, è un po' meno caro. Di colpo ti trovi in mezzo a tantissimi artisti che vivono nei dintorni e a diversi studi di registrazione che hanno deciso di installarsi nel seminterrato di qualche hotel... Può sembrare un cliché, ma è un calderone artistico piuttosto interessante.
cafébabel: Hai notato molta gentrificazione?
Bombay: Nulla di originale; in molti vecchi quartieri stanno aprendo sempre più bar alla moda. Quando ne sorgono così tanti tutti insieme può sembrare triste, ma devo ammettere che alcuni posti sono davvero meritevoli. Ad esempio, nella mia via hanno appena aperto un cinema vagamente underground. I gestori proiettano dei film indipendenti semi sconosciuti. Non è per niente caro e spesso ci sono dibattiti dopo le proiezioni. È forte, crea una vera e propria "vita di quartiere". Prima c'erano solo kebabbari. Ragazzi...trovavi qualcosa come 30 kebabbari uno accanto all'altro! Mi sono sempre chiesto come facessero a campare. Forse han preso accordi di qualche tipo...
cafébabel: Quali sono le nazionalità più presenti?
Bombay: C'è un po' di tutto. Molti turchi, egiziani... tendenzialmente Amsterdam è una città abbastanza multiculturale. Ho vissuto per un po' nella zona nord e la popolazione era molto diversificata. Quando passi per l' IJ, la riviera settentrionale della città, cominci subito a vedere dei lavori in corso. Stanno per battezzare un grosso progetto immobiliare e un'autostrada che permetterà di raggiungere Amsterdam in pochi minuti. La popolazione diventerà ancor più variegata.
cafébabel: Cambiando completamente discorso, mi pare di capire che nel gruppo siate appassionati di Ricard. Quando lo avete bevuto per la prima volta?
Bombay: Oh, si! Domani, dopo il concerto in Olanda, abbiamo previsto di offrire a tutti un assaggio, per avviare gli olandesi al Ricard (ride). Ma se ci piace è perché amiamo tutto il rituale che ci sta intorno. Lo abbiamo scoperto quasi per caso, durante una tournée da qualche parte in Francia. Abbiamo notato che tutti, prima di esibirsi, andavano a farsi un calice di Ricard al bar. Era strano per noi. Ci ha lasciato di stucco. E poi si mangia. In fin dei conti, è il tipo di rituale che avete in Francia. Il cibo...lo prendete seriamente. Per noi è una cosa fantastica. Siamo abituati a mangiare qualcosa di veloce e poi riprendere quello che si era interrotto. È il vostro modo di vivere che ci piace proprio.
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Da ascoltare: Show Your Teeth dei Bombay (V2 Records/2016)
Translated from Bombay : dans les dents