Bollo annuale passaporto: scandalo tutto italiano
Published on
A gennaio devo andare a Gerusalemme. "Beato te" direte voi. Sì, grazie (preoccupazioni di mammà e "femme" a parte). Solo che da cittadino italiano ho appreso, dalla mia collega, molto più zelante di me, che è necessario pagare un bollo annuo di euro 40,29 sul passaporto. Che si aggiunge alle spese di rinnovo o creazione.
Da buon giornalista (eee!) voglio verificare l'informazione anche perché di attraversare tutta Parigi al freddo e al gelo in vespa per andare a fare le code chilometriche del Consolato non ne voglio sentir parlare.
Ebbene, da una serie di consigli ottenuti su Facebook (grazie Alessandro), di email scambiate con il Consolato, di siti visitati qui e lì e di conversazioni con cittadini di stati membri meno esosi e più evoluti del nostro, emerge quanto segue
- la marca da bollo è una tassa italiana
- non serve se si viaggia verso un paese dell'area Schengen
- può quindi esser controllata solo in Italia e se si parte verso un paese al di fuori dell'area Schengen
- il bollo è una tassa e il non pagamento non puo' precludere l'espatrio ma dare luogo a una multa di un'ottantina di euro.
Per il mio volo dalla Francia a Israele non ne ho quindi bisogno.
Ma Eurogeneration non può fermarsi qui... Io mi chiedo
1. E' una cosa solo italiana? dalle prime informazioni che ho, la risposta è sì. Non esiste in Inghilterra ("what?" mi dice la mia collega Nabeelah). Non c'è in Francia ("n'importe quoi" gli fa eco Jane). Né in Germania o in Spagna...
2. Ma la concezione del viaggio, della curiositas di omerica memoria, dell'apertura mentale che emerge da questa storia qual è? Quella di un paese che tassa ANNUALMENTE chi decide di partire, di viaggiare... è - diciamolo - coerente col provincialismo crescente del nostro beneamato paese
Ebbene io la tassa non la pago né ora né mai. E se mi fermano perché un giorno dovro' prendere un volo dall'Italia verso un paese non Ue vi garantisco che mi faro' sentire all'aeroporto!