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Berlino: il nuovo avanza. Inarrestabile.

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3,4 milioni di abitanti, 5 volte la superficie di Parigi: questa è Berlino. Simbolo di una Germania divisa e riunificata, la capitale vuole diventare il crocevia tra “vecchia” e “nuova” Europa.

Quattordici anni dopo la caduta del Muro, il volto di Berlino non smette di cambiare. Ancora oggi, il centro è sventrato dai bulldozers. I crateri spalancati, i palazzi in costruzione, le gru e i camion che trasportano cementi e calcestruzzi sono onnipresenti in questa città in perpetua metamorfosi. I quasi 150 teatri, le 300 gallerie e i 170 musei che vi si contano sono il frutto di una efficace politica di sovvenzioni e di investimenti, destinata ad accrescere l’influenza culturale della città riunificata.

Una politica che ha funzionato: il dinamismo culturale e artistico di Berlino è ormai noto, anche se alcune sale di spettacoli devono oggi chiudere i battenti in seguito ad una sostanziale diminuzione degli aiuti dello Stato.

I servizi pubblici si sono concentrati sull’urbanizzazione sociale e la ristrutturazione o la modernizzazione dei vecchi quartieri del centro. La costruzione di nuove case, come pure la pianificazione di considerevoli superfici ad uso commerciale o industriale, è culminata nel 1997. Consistenti stanziamenti sono stati inoltre attivati per migliorare l’ambiente abitato. In 15 zone urbane definite sensibili è stata poi stabilita una gestione del quartiere che, combinando sovvenzioni, programmi e progetti vari, punta a migliorare in modo duraturo la qualità della vita. Tra progetti architettonici unici al mondo e urbanizzazione partecipativa, cosa sta succedendo oggi in una città europea in continua ebollizione?

Ha detto “urbanizzazione partecipativa”?

A febbraio scorso si è svolto a Parigi il dodicesimo seminario di urbanizzazione Parigi-Berlino, che costituisce una colonna portante della cooperazione tra le due città. I sindaci Klaus Wowereit e Bertrand Delanoë, funzionari e specialisti si sono riuniti intorno al tema della concertazione con i cittadini per quanto riguarda il settore della pianificazione urbana.

A Berlino la partecipazione degli abitanti è iscritta da quasi vent’anni tra i principi fondamentali del rinnovamento urbano. Di conseguenza, non è raro constatare che la politica di gestione dei quartieri prende spunto da progetti nati dagli stessi cittadini. L’attuale dinamismo artistico e culturale di Berlino deve molto a queste iniziative urbane, che spesso uniscono cultura, urbanizzazione e partecipazione sociale. Si incontrano luoghi completamente estranei ai canoni (soprattutto ad Est): terreni industriali dismessi, o edifici all’abbandono trasformati in luoghi di cultura, sede di mostre e/o cinema, teatri, bar, discoteche…

Ricordiamo il rinnovamento particolarmente riuscito della Helmholtzplatz, nel cuore del Prenzlauer Berg (quartiere a Nord-Ovest di Berlino). Quest’ultimo negli anni scorsi tendeva a spopolarsi per mancanza di attrattiva. In due anni ha visto la luce un progetto di risistemazione proposto dagli abitanti e portato avanti da una compagnia di ristrutturazioni privata. Abitanti, associazioni, agenzie urbanistiche, funzionari locali e operatori del verde cittadino si sono concertati con lo scopo di ridinamizzare la vita del luogo. Sono state organizzate riunioni, in cui ognuno poteva esprimere le proprie idee grazie ad un portavoce del gruppo. Un moderatore animava i dibattiti. Alla fine, 60 disoccupati di lunga data sono stati mobilitati ed è stato sbloccato un finanziamento di 1,5 milioni di euro. Il risultato di questa mobilitazione è stato un rinnovamento completo della piazza: un giardino e un’area giochi par le famiglie con bambini, delle panchine per le persone anziane, uno spazio per il nido, un campo di calcio, dei prati… Un modello di riuscita per i partigiani dell’urbanizzazione partecipativa.

Ma che obbrobbrio spaventoso però!

Dal 1990, Berlino riunificata si è vista confrontata a delle condizioni di urbanizzazione profondamente modificate. Sono iniziati dei lavori di riparazione urbana in tutti i quartieri e zone limitrofe tra Est ed Ovest. Gli edifici destinati al governo federale e al Bundestag sono stati ricostruiti nel quartiere di Berlin-Mitte. In conseguenza, numerosi investitori privati sono stati incoraggiati a costruire palazzi abitativi e commerciali sull’intero territorio urbano.

Il risultato di questa urbanizzazione selvaggia è una vera e propria sovrapposizione degli stili, che rende la città così particolare. Edifici del diciannovesimo e del ventesimo secolo costeggiano costruzioni moderne concepite da architetti tedeschi e stranieri. L’esempio più lampante è quello del Reichstag: fra i luoghi simbolo della storia tedesca sottoposti alla furia dell’attualità nel ’99, il Reichstag batte ogni record di sovraccarico storico-simbolico. Ideato dall’architetto Paul Wallot nel 1884 fu testimone della proclamazione della Repubblica di Weimar, incendiato dai nazisti nel 1933, colpito dalle bombe durante la seconda guerra mondiale, gravemente danneggiato dai sovietici nel 1945, costeggiato dal Muro della Vergogna, impacchettato da Christo nel 1995, poi incoronato da una cupola di vetro da Norman Foster. Oggi il Reichstag è come Berlino: integra con elasticità delle architetture a prima vista discordanti; unisce la pietra, il vetro e l’accaio. Dopo un secolo di rimbalzi storici, il Reichstag è quasi diventato “di tendenza”!

Un altro esempio è la celebre Potsdamer Platz(luogo che ha accolto la Berlinale 2003). Da sempre, merita tutti i superlativi: negli anni ’20, crocevia più animato d’Europa; dopo la guerra e la costruzione del muro, “terreno in abbandono” più disertato, oggi, dopo numerosi lavori compiuti, tra gli altri, da Renzo Piano, è diventata uno degli snodi urbani più animati della città. E uno spazio privilegiato per la multinazionali, che pensano di farne una piattaforma di scambio fra l’Est e l’Ovest, raggruppando uffici, abitazioni, istituti culturali e negozi.

Il troppo stroppia!

Alcune cose buone però vengono fuori da questa urbanizzazione confusa: per esempio, da vari decenni, la città soffriva di una vera e propria penuria di abitazioni. Più di 145.000 sono state ultimate negli ultimi dieci anni (ora vi sono più di 1,85 milioni di abitazioni a Berlino). Questa intensa attività nel settore edile combinata con una demografia stagnante ha creato una considerevole distesa del mercato berlinese delle case (contrariamente al mercato parigino!).

Tuttavia, la città di Berlino ha previsto di rallentare la sua urbanizzazione “selvaggia” da qui al 2010: in nome dell’estetica e del dinamismo demografico ed economico, Berlino deve diventare una città ordinata e definita, liberata dalle sue strutture caotiche figlie della RDA e dei suoi luoghi abbandonati…

Si era anche parlato di sostituire la gigantesca Alexanderplatz, soprannominata l’“Alex”, simbolo dell’architettura comunista, con un insieme di grattacieli moderni costellati da spazi verdi. Altri luoghi strazianti sono minacciati, soprattutto ad Est. Una prospettiva che non entusiasma alcuni berlinesi, attaccati a questi spazi simbolici che non obbediscono a nessuna regola, in quanto fulcri di identità che conferiscono alla città tutta la sua vitalità. In totale, questo “progetto di convalescenza” riguarda una superficie di ben 30 chilometri quadri.

Un piano che divide i berlinesi e suscita un vero e proprio dibattito sull’identità della città. Alcuni pongono un freno all’energia dispiegata nel cancellare le stigmate della divisione passata. Quattordici anni dopo la riunificazione, il Muro è stato polverizzato, il nome delle vie è cambiato, alcune statue alla gloria degli eroi comunisti ritirate…Non si può mica radere al suolo tutta Berlino!!

Altri denunciano l’ipocrisia dei politici accusati di decantare la sottocultura berlinese per attirare gli investitori, mentre starebbero invece per firmare il suo atto di morte. Si prenda ad esempio il caso del Mitte, quartiere del centro dell’antica Berlino-Est, sacro rifugio della sottocultura anni novanta: i palazzi sono stati ristrutturati, i locali di tendenza sono nati come i funghi, mentre il Tacheles, un mitico centro sociale di artisti, è diventato un museo per turisti.

E’ lo stesso destino che minaccia la nuova arteria della sottocultura berlinese lungo le rive della Spree. Alcune discoteche sono state pregate di cercare nuovi spazi per fare largo a tre edifici di vetro destinati ad ospitare degli uffici.

Ma fin dove arriverà Berlino nella sua continua metamorfosi? Non certo fino a perdere la sua anima.

Translated from A Berlin, rien que du nouveau ?