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Berlinale, primo Giorno: la conferenza stampa della giuria internazionale

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Giorgia Compagni

Due eventi recenti hanno sconvolto la scena del cinema internazionale e offuscato l'atmosfera all'inaugurazione della Berlinale: lo scandalo a proposito di Woody Allen per la presunta aggressione sessuale alla figlia e la morte di Phi­lip Sey­mour Hof­f­man. Questi fatti sono stati tra gli argomenti discussi alla conferenza stampa che ha presentato la giuria internazionale di quest'anno.

James Scha­mus, il presidente della giuria, è regista, sceneggiatore, produttore cinematografico eccezionalmente attivo, nonché esperto del settore.  Di certo il festival trarrà vantaggio dalla grande abilità di Schamus di trovare un equilibrio tra produzioni più commerciali (la parola chiave è 'Hollywood') e produzioni artistiche, d'autore; è proprio questo equilibrio che ha caratterizzato le scelte in programma alla Berlinale per molti anni. oltre al suo contributo in molti film di successo (Lontano dal paradiso,  Se mi lasci ti cancello, Lost in Trans­la­tion, Milk, Dal­las Buy­ers Club, I ragazzi stanno bene), Scha­mus ha prodotto molti film di  Ang Lee e collaborato alla sceneggiatura di La tigre e il dragone. Sembra che Scha­mus abbia un profondo interesse per la Cina.

Negli ultimi tempi, la Cina sta pubblicizzando molto l'intenzione di promuovere il proprio patrimonio culturale all'estero e di competere con il potere di persuasione che la cultura americana commerciale sta continuando ad esercitare a livello globale. ‘Il cinema cinese punta a diventare globale,’ ha dichiarato Tony Leung, attore e regista cinese. ‘Ci saranno sempre più film cinesi ai festival internazionali del cinema.’ La Cina, infatti, presenta ben tre film nella sezione riservata alla gara di quest'anno. 

Che ruolo ha la Berlinale in un mondo dove il cinema inteso come esperienza condivisa è in declino?  ‘L'abitudine di andare al cinema non è in declino,’ ritiene Scha­mus. ‘Basta andare in posti come la Cina, dove vengono costruite sette sale cinematografiche al giorno, e queste sale ospitano un pubblico sempre più giovane.’

Hof­f­man, Allen e i rischi dell'industria del cinema

A proposito della morte di Hoffman, un reporter di Reuters ha domandato se per caso la professione di attore non stia diventando sempre più pericolosa. Ridendo alla domanda, Scha­mus ha risposto: ‘Forse. ma non certo pericolosa quanto alcune forme di giornalismo, come la sua per esempio.’

Sicuro di sè nel ruolo di giurato, Schamus stesso ha risposto ad ogni singola domanda che non fosse rivolta a qualcuno di preciso. Ma metà della giuria è composta da attori, e avrei preferito sentire chiunque altro rispondere a questa domanda. 

Ricordando i recenti problemi di Woody Al­len, un giornalista ha chiesto ai giurati fino a che punto 'la morale etica e le considerazioni etiche' sono coinvolte nelle loro decisioni. ‘Ritengo che le decisioni morali ed etiche siano già state prese dal comitato di selezione' è stata la diplomatica risposta di Schamus. 

Il contributo di Mi­chel Gon­dry a questa edizione del festival è doppio. è sia membro della giuria che partecipante nella sezione Panorama con il suo documentario su Noam Chomsky Is the Man Who Is Tall Happy? (L'uomo che è alto è felice?). Il regista del film di successo Se mi lasci ti cancello (2004), per cui ha ricevuto un Acad­emy Award, ha tuttavia dato un'impressione modesta e piuttosto confusa. ‘Chri­sto­ph, qui, ha addirittura vinto due Oscar’ ha detto Gon­dry, 'un fatto davvero raro.’

Waltz l'incantatore e le signore riservate 

Chri­sto­ph Waltz, senza dubbio la star tra i giurati, si è comportato di conseguenza: eloquente, di spirito acuto, a tratti elusivo e un poco arrogante, ma sempre così affascinante.  Quando gli è stato chiesto come si sarebbe comportato nell'impresa di giudicare le performances cinematografiche degli altri, ha risposto che ‘ non ci sono principi di base per cui qualcuno possa valutare un film.’ Per quanto riguarda invece le differenze tra Cannes e la Berlinale, ha detto: ‘La differenza principale è l'assenza di spiagge a Berlino. Mentre la Berlinale si sta sforzando di raggiungere uno standard più coraggioso rispetto a Cannes, il cibo è tuttora considerato migliore là.’

è tradizione della Berlinale invitare iraniani come membri della giuria ogni anno, fin dal 2011. All'inizio era, in parte, una reazione alle fallimentari proteste durante le elezioni 2009-2010 in Iran, ma da allora ciò è diventato una annuale presa di posizione politica contro un regime che limita la libertà d'espressione cinematografica.

La timida Mitra Fa­rha­ni (nata nel 1975) ha dovuto difendere la sua posizione, prendendo le distanze dall'impressione, espressa da un giornalista, che la sua partecipazione nella giuria non sia altro che un'enorme opportunità di carriera per una giovane regista: ‘Sono matura abbastanza per giudicare i film degli altri.’

Gli altri membri della giuria, Greta Ger­wig, Trine Dy­rholm, Bar­bara Broc­coli, non sono parsi particolarmente loquaci. E anche io, probabilmente, dovrei fermarmi qui.

Translated from Berlinale Day One: International Jury Press Conference