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Benvenuti nelle Falkland

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società

Il 14 giugno di 25 anni fa l'esercito inglese metteva fine all'occupazione argentina delle isole. Che ora offrono pace e sviluppo.

La prevalenza degli europei – ammesso che le conosca – associa le Isole Falkland al conflitto tra l'Argentina e il Regno Unito terminato il 14 giugno del 1982. Ma le Falkland sono molto di più. Negli ultimi 25 anni hanno sviluppato una società vivace e l'economa è in continua crescita.

Isole Falk-cosa?

Le Falkland sono un arcipelago dell'Atlantico meridionale a est dell'Argentina, costituito da due isole maggiori e diverse minori. Un territorio d’oltremare del Regno Unito abitato da circa tremila persone. Hanno un Consiglio Legislativo composto da otto membri: cinque rappresentano la capitale Stanley e tre il resto del territorio (chiamato Camp). Tutti sono eletti come indipendenti: nelle Falkland non esistono partiti politici.

Molti pensano che le isole dipendano finanziariamente dai britannici. Sbagliato: sono autosufficienti in tutti i settori, eccetto la difesa, che assorbe circa il 0.5% della rispettiva spesa del Regno Unito. Nonostante la politica estera e di difesa sia condivisa con Londra, le Falkland hanno un governo autonomo. Dalla fine della guerra la loro economia si è sviluppata in fretta: tra il 1980 e il 2004 il Pil è cresciuto da 5 a 72 milioni di sterline. La principale fonte di sostentamento è la pesca.

Tanti aiuti dall'Unione Europea

Come territorio d’oltremare di uno stato dell'Ue, le Falkland non sono un vero e proprio membro dell’Unione, ma sono a lei strettamente collegate. L'associazione dei Paesi e territori d'oltremare alla Comunità Europea ha infatti approvato nel 2001 la libera circolazione dei prodotti europei. I falklandesi, poi, sono cittadini britannici e hanno quindi libero accesso ai Paesi dell'Unione e al loro mercato del lavoro. Ma la libertà non è reciproca: alcuni norme limitano l'ingresso delle merci e delle persone nell'arcipelago.

Negli ultimi anni le Falkland hanno ricevuto dalla Commissione Europea diversi aiuti economici, attraverso due strumenti principali. Il programma Stabex, che aveva l'obiettivo di stabilizzare i redditi da esportazione, ha fornito almeno 2,5 milioni di sterline. Il Fondo europeo di sviluppo, invece, ha favorito lo sviluppo delle infrastrutture con un finanziamento di circa 700 mila euro.

Il Governo incontra annualmente la Commissione Europea al Forum europeo dei paesi e territori d’oltremare. «Le relazioni sono buone» afferma Andrea Clausen, membro del Consiglio Legislativo. «Desideriamo sviluppare la collaborazione per liberalizzare il mercato e facilitare i finanziamenti per le nostre infrastrutture.»

I rapporti di vicinato

Le relazioni con la vicina Argentina sono peggiorate negli ultimi tempi. Una volta il Paese cooperava in alcuni settori economici, come la conservazione di stock di pesce. Oggi, invece, l'Argentina impone sanzioni unilaterali che mettono in pericolo l’economia delle Falkland.

Nonostante gli attriti tra i due governi, però, un piccolo gruppo di argentini si è trasferito nelle isole, dove si è bene integrato. Ma c'è anche chi ha fatto il viaggio in direzione opposta. Alec Betts, conosciuto ora come Alejandro, ha lasciato le Falkland nel giugno 1982 per trasferirsi in Argentina. Ora appoggia apertamente le rivendicazioni della patria adottiva sull'arcipelago.

Nei prossimi anni le isole diventeranno senz'altro più multiculturali. Sempre più cileni decidono infatti di trasferirsi qui, affiancati da molti abitanti della vicina isola di Sant'Elena, anch'essa territorio d'oltremare britannico. Chissà se Napoleone, che fu esiliato e morì in quest'ultima, avrebbe fatto lo stesso.

Stacy Bragger, 23 anni, è un giornalista del Falkland Islands Radio Service.

52° parallelo SUD – un ritratto della vita nelle Falkland

È difficile convincere gli inglesi – lavoro come corrispondente per un giornale di Londra – che c’è davvero una vita, una esuberante, vibrante e talvolta soleggiata vita, anche al 52° parallelo sud.

Nelle Falkland respiri aria di libertà. Puoi trascorrere la pause pranzo a guardare i pinguini e i delfini giocare allegri su una spiaggia bianca e brillante. Puoi ammirare il cielo azzurro e respirare l'aria a pieni polmoni visto che non c'è inquinamento. Puoi passeggiare tranquillo fermandoti a chiacchierare con qualche amico o vicino. Le persone si conoscono e un sorriso o un saluto a un passante non viene ricambiato con un grugno.

Le portiere delle macchine vengono lasciate aperte, tanto non viene rubato nulla. I bambini giocano come tutti gli altri bambini del mondo, ma in un ambiente più tranquillo e salutare. Non c'è disoccupazione, niente catene di negozi e neppure pubblicità asfissianti.

Camp, come gli isolani chiamano tutto quello che è al di fuori della capitale Stanley, è la parte spirituale dell’isola. Una terra di solitudine, di duro lavoro e distanze enormi. Un salto nel passato in un mondo di pionieri e indigeni autosufficienti. Un luogo idealizzato da molti falklandesi, ma che si sta lentamente spopolando.

La capitale, infatti, sta attirando a sè gli abitanti del Camp, gli immigrati come me e i giovani che sono stati all’estero per studio (interamente a spese del governo) o in viaggio. Quest'ultimi ritornano a casa con un entusiasmo e con un senso di appartenenza alla propria terra che farebbe invidia alle altre nazioni.

Stanley è rimasta, per necessità, una città piccola. Con il suo ospedale, aeroporto, porto, le sue scuole, la polizia, i supermarket, ristoranti e pub, è quella che si potrebbe definire una capitale cittadina.

Sue Gyford, 32 anni, scrive da Edimburgo dove si è recentemente trasferita dopo aver lavorato per tre anni e mezzo nelle isole come redattrice per il Falkland Islands Radio Service.

Translated from Back home in the Falklands