Bella Rosalia, Santa Rosalia!
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La vicenda di Santa Rosalia de' Sinibaldi è un amalgama di storia e mito, di leggenda e tradizione. La sua breve esistenza si colloca tra Palermo e Santo Stefano Quisquina, tra edifici regali e antri riparati da monti, ed è la storia di una fanciulla che si offre alla fede rinunciando a comodità e agi.
«Guglielmo io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo tuo congiunto, una rosa senza spine.»
La fanciulla visse nella ricchezza e nel benessere all'interno della corte di re Ruggero, sino a quando le apparve Cristo, proprio nel momento in cui si preparava al matrimonio con il nobile Baldovino, che l'aveva avuta promessa in sposa dal re a cui aveva salvato la vita nel corso di una battuta di caccia.
Non solo abbandonò la Corte, declinando un autorevole sposalizio, ma decise d'allontanarsi...
Dopo esser stata monaca basiliana per dedicarsi agli ultimi, Rosalia continuò il suo percorso spirituale...
«Io Rosalia di Sinibaldo, figlia del Signore della Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo, ho deciso di abitare in questa grotta »
Nel 1625 Palermo è torturata dalla peste e la popolazione si affida alle sante protettrici della città: Sant’Agata, Santa Cristina, Sant’Oliva e Santa Ninfa. La piaga, però, continuava a sterminare senza pietà e la leggenda narra che Santa Rosalia apparve ad alcuni fedeli chiedendo che in cambio della costruzione di una chiesa in suo onore avrebbe fatto sparire la peste dalla città. E così fu!
In men che non si dica la città venne affrancata dalla peste e nel 1625 la Chiesa autorizzò il culto. Rosalia fu proclamata santa nel 1630.
La notte del 14 luglio la festa arriva al suo apice con la grandiosa processione dal Palazzo dei Normanni, lungo l’antico asse stradale del Cassaro fino al mare, passando per Porta Felice, secondo un tragitto ideale dalla trapasso alla vita rappresentata dai fuochi d’artificio in riva al mare. Ai quattro canti il consueto urlo del sindaco della città: “Viva Palermo e Santa Rosalia!”.