Participate Translate Blank profile picture

Basta con l’asse oscurantista delle 3B

Published on

L’Unione Europea di Buttiglione e soci vuole bloccare la ricerca scientifica. Solo la democrazia dei referendum potrà fermarla.

L’Europa non può sentire la voce di Luca Coscioni. La sclerosi laterale amiotrofica, una malattia oggi incurabile, gli impedisce di muoversi e parlare con la propria voce. Eppure Coscioni, Presidente di Radicali Italiani, si fa sentire con i suoi scritti, le sue lotte civili, il suo sintetizzatore vocale perché l’Unione europea, oltre a permettere la libera circolazione della sofferenza, decida se consentire o meno ricerche che potrebbero salvare la sua vita e quella di milioni di malati.

Tutte le chance della clonazione terapeutica

Oggi la situazione è allo stallo. Grazie al rapido progresso della ricerca scientifica, e in particolare agli incoraggianti risultati dalle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali umane, esistono speranze concrete che si possa giungere alla scoperta di cure per il diabete, le malattie cardiovascolari, il morbo di Parkinson, l'Alzheimer, la sclerosi, la distrofia e molte altre malattie che colpiscono centinaia di milioni di esseri umani in tutto il mondo. Eppure l’Unione europea, che impone la tracciabilità dei quarti di bue su tutto il continente, che controlla l’inclinazione delle banane e la lunghezza dei chiodi di garofano non ha una posizione o una politica comune sulla clonazione terapeutica e sulle regole che fondano la libertà di ricerca scientifica.

A Bruxelles (e all’Onu) l’Europa è spaccata

Di fronte alla questione della clonazione terapeutica, che potrebbe migliorare le condizioni e l’esistenza di decine di milioni di malati in Europa, l’Unione europea non esiste. Dalla Convenzione di Oviedo del Consiglio d’Europa sulla biomedicina la questione è rimessa alla decisione dei singoli Stati. E così in alcuni Paesi la voce di Luca Coscioni è ascoltata (come nel caso dell’Inghilterra che ha recentemente autorizzato la clonazione terapeutica) ed in altri (come in Italia) si varano legislazioni proibizioniste come la legge 40 che hanno suscitato una ondata di reazioni da parte del mondo scientifico ed una serie di referendum abrogativi sostenuti da milioni di cittadini. Quando il 6° programma quadro sulla ricerca scientifica in Europa è stato sottoposto all’attenzione del Consiglio Ue nel corso della presidenza di turno italiana, la spaccatura tra fautori e avversari della clonazione a fini terapeutici ha bloccato nelle tasche della Commissione ben 17,5 miliardi di euro da destinare alla ricerca. E solo una proposta di compromesso del Commissario per la Ricerca Busquin ha permesso di sbloccare i fondi per i paesi in cui le ricerche sono consentite dalle legislazioni nazionali. Incrementando così i viaggi della speranza dei malati tra i paesi in cui alcune terapie ed alcune ricerche sono consentite e quelli in cui se gli scienziati ricercassero rischierebbero anni di prigione.

L’arma dei referendum

E la spaccatura si è ripetuta all’Onu. Come sulla guerra in Iraq, l’Europa si è spaccata sulla questione della clonazione terapeutica, della libertà di scienza e coscienza. Da un lato la proposta del Vaticano e degli Stati Uniti, sostenuta dall’Italia di Buttiglione e da Portogallo, Polonia, Austria ed Irlanda, con il divieto generalizzato di clonazione terapeutica. Dall’altra la posizione belga e degli altri paesi europei, insieme alla Turchia, che vieta la sola clonazione a scopo riproduttivo.

C’è una sola via per permettere all’Europa di esprimersi con una sola voce contro le derive clericali. La campagna referendaria contro la legge 40 in Italia e la bocciatura dell’asse clericale Barroso-Buttiglione-Berlusconi da parte del Parlamento europeo proprio sui temi della laicità delle istituzioni europee hanno dimostrato che è solo l’opacità della diplomazia a porte chiuse a favorire le infiltrazioni antilaiche in molte istituzioni. La democrazia, anche nella forma del referendum, è la migliore cura contro il clericalismo, è l’unica arma in grado di rafforzare il dibattito, sfocare le paure oscurantiste e rendere Luca Coscioni, insieme a tutti noi, un vero cittadino europeo.