Barroso: una terza scelta per l'Europa?
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Ottavio Di BellaI capi di Stato UE si sono accontentati di un compromesso per la carica più alta della Commissione. Un boomerang pronto a tornar indietro?
Quando i capi di Stato e di governo europei, la sera del 29 giugno 2004 dopo lunghe settimane, si intesero sul nome del successore dell‘allora presidente della Commissione Romano Prodi, in Europa probabilmente non ci si attendevano scroscianti ondate di entusiasmo. Nulla di cui sorprendersi: la nomina di quest’“uomo nuovo”, già primo ministro portoghese, è stata posta sul palcoscenico europeo con cura ed attenzione. Eppure, solo pochi mesi prima, il solo menzionare un nome come il suo avrebbe suscitato più in un‘alzata di spalle a Bruxelles e dintorni.
Chi è dunque oggi questa personalità che dall’1 novembre siederà sul posto più rappresentativo nell‘organigramma UE e guiderà le scelte dell'Europa?
La carriera di questo quarantottenne portoghese è iniziata nel mondo accademico. Dopo gli studi di giurisprudenza a Lisbona, Barroso ha concluso parecchi soggiorni studio a Ginevra, Washington, New York e Lussemburgo in qualità di guest professor all'estero e pubblicista con particolare attenzione alle questioni politiche europee.
Un camaleonte politico
Barroso ha raccolto le sue prime esperienze politiche durante il 1974 in occasione di quella Rivoluzione dei garofani, che ha tirato fuori il suo paese da una dittatura militare decennale. L‘allora studente di giurisprudenza frequentava un piccolo gruppo di attivisti maoisti (MRPP). Ben presto, tuttavia, è venuto il dietro front: nel 1980 aderè al partito socialdemocratico (PSD) che – contrariamente a quello che il nome lascia supporre –nel panorama politico nazionale s’insinua piuttosto nel centro-destra.
I più scettici mettono avanti i dubbi legati alla stabilità politica del presidente della commissione designato, in virtù di questa improvvisa metamorfosi da comunista a conservatore. Certo l‘interessato si è mostrato tutt‘altro che imbarazzato dal tenore delle risposte date: „Chi non fu comunista in gioventù è senza cuore, tuttavia, chi lo resta ancora da adulto non è affatto intelligente“, (Corriere della Sera, 30 giugno 2004), spazza via i dubbi il portoghese. In generale Barroso aspira ad ottenere la benevolenza di tutti i gruppi parlamentari politici, e conformemente a ciò si presenta in modo distaccato: “Sono un riformatore, non un rivoluzionario, un politico di centro, non un fondamentalista dell'economia di libero mercato”.
Barroso ha scalato come un fulmine la sua carriera politica. E per questo deve ringraziare Anibal Cavaco Silva, leader del PSD e “padre” della moderna destra portoghese. Dopo avere visto in lui un astro nascente del partito l‘ha nominato nel 1987 sottosegretario al ministero degli interni. Negli anni a seguire, Barroso ha potuto testare la sua finezza diplomatica anche in campo internazionale: la convincente mediazione tra il suo governo e i ribelli in Angola agli inizi degli anni ’90 ha segnato uno dei suoi maggiori successi dell‘epoca. Scandendo le successive tappe verso le istituzioni che contano: la nomina a ministro degli esteri nel 1992, la presidenza del partito nel 1999 e la direzione del governo portoghese nell‘aprile 2002. Appena in carica, il primo ministro prescrisse ricette economiche drastiche per il suo paese, in modo da ridurre il deficit di bilancio ed evitare un‘altra reprimenda da Bruxelles. Il che ovviamente non lo ha messo al riparo da critiche piuttosto corpose, perfino all’interno delle proprie fila: “Mi preoccupa sempre la coesione sociale”, ebbe a dire Santana Lopes, amico e rivale di Barroso, al francese “L'Express”.
A ben guardare, la nomina a presidente della Commissione non è giunta del tutto inopportuna per Barroso, in considerazione delle probabili burrasche politiche in patria. Che il bel tempo non stazioni neppure a Bruxelles, tuttavia, “l’uomo nuovo” l‘ha intuito ben presto.
Transatlantici contro europeisti
Contro il portoghese spira soprattutto il vento contrario dei circoli socialdemocratici europei, che guardano a Barroso temendo lo smantellamento del sistema sociale e politiche neo liberiste. Altri temono invece una deriva di destra della Commissione, anche se con riserva, poiché il consulente politico del portoghese José Arantes, piazza Barroso più a sinistra di quanto lo stesso Blair non possa ritenersi.
Dubbio infine l’atteggiamento dell’“uomo nuovo” verso gli USA e verso la guerra in Irak. L’allineamento transatlantico di Barroso – fu tra i firmatari della Lettera degli Otto firma ed il sostegno al vertice delle Azzorre - dà a molti esperti il motivo di guardare criticamente a suoi comportamenti alchè ricoprirà la carica più alta della Commissione UE. E tuttavia Barroso vien pur sempre considerato un europeo convinto. Riuscirà a spianare le divergenze nelle relazioni euro-americane?
Molto da fare
Al loro ingresso a palazzo Berlaymont a Bruxelles, ai nuovi presidenti della Commissione tocca tutta una trafila di compiti piuttosto ardui: va elaborata soprattutto la cd previsione finanziaria, con la pianificazione del budget per gli anni fino al 2007. Inoltre incombono gli ulteriori negoziati di adesione. E’ poi necessario che la Commissione riguadagni il suo ruolo di difensore degli interessi europei. Gli scettici sospettano che al portoghese manchi la stabilità necessaria e l’esperienza in campo europeo. Finora “l’uomo nuovo” tuttavia si è comportato in modo coraggioso. Al momento di comporre la sua Commissione, si è mostrato immune di fronte alle velleità dei governi nazionali. Resta da sperare che queste prove di forze proseguano in futuro e che alla forse, alla fine, diventi realmente il “candidato dei sogni”.
Translated from Barroso: Dritte Wahl für Europa?