Balkans’ not dead: cristiani e musulmani si incontrano in Macedonia
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Elena BorghettiDa Parigi a Skopje, passando per Pristina, il teatro dell’Oppresso mette in scena uno spettacolo dove musulmani e cristiani macedoni tentano di comprendersi. Nozze di sangue per la rivisitazione di un grande classico della letteratura balcanica.
Le prove due settimane prima del debutto teatrale: muri spogli, qualche sedia, e un’impalcatura da cantiere come scenografia. Ci troviamo a Parigi, in un locale della Maison d’Europe e d’Orient, centro culturale che produce l'evento. Gli attori ascoltano con attenzione le ultime raccomandazioni di Dominique Dolmieu, il regista. Una volta terminati i preparativi, il gioco può riprendere. Tre attori si preparano per la prima scena.
Balkans’ not dead è l’incontro tra due popoli. All’inizio del Ventesimo secolo la Macedonia è una provincia dominata dai turchi. Il sovrano Osman e il suo scagnozzo, Rasim, regnano con il terrore sulla popolazione. I “koumitas”, combattenti indipendentisti macedoni, resistono con tutte le loro forze. Il loro comandante, Spase, vive un’intensa storia d’amore con Cvet. L’amore, sentimento nobile per eccellenza, ripercorre e domina tutta l’opera. Ma tutti questi amori impossibili tra musulmani e cristiani fanno nascere drammi e tragedie familiari.
Cristiani e musulmani si incontrano nei Balcani
«Quello che ci interessa rappresentare in quest’opera è l’incontro tra mondo cristiano occidentale e quello turco orientale. È sempre un argomento d’attualità, a prescindere dal popolo o dalle frontiere prese in considerazione», spiega Dominique Dolmieu. Si tratta di un teatro impegnato senza ombra di dubbio: «Il nostro scopo è di far riflettere lo spettatore». I protagonisti devono affrontare innumerevoli dilemmi, confrontarsi con le attrattive del guadagno, il tradimento, la violenza e l’omicidio.
Dalla sua creazione, nel 1995, l’opera è portatrice di un messaggio forte. È anche la rivisitazione di un grande classico della letteratura macedone: Le nozze di sangue macedoni di Vojdan Cernodrinski. L’opera esalta valori tradizionali come l’onore, l’attaccamento al proprio Paese e il coraggio.
Balkans’ not dead riprende questi temi e li capovolge. «Tutti questi sentimenti nobili sono sostituiti dalla corruzione, e dalla bramosia di sesso e denaro. L’unico grande vincitore, l’unica cosa che conserva il suo valore, è l’amore». Nemmeno l’ironia manca: battute, equivoci e repliche pungenti si susseguono allegramente. Scene commoventi si alternano a momenti esilaranti, in una rappresentazione realistica della vita come fonte di gioia e dolori.
Dal 18 al 29 marzo al teatro dell’Opprimé (Teatro dell’Oppresso) a Parigi. Il 3 aprile al teatro Nazionale del Kosovo a Pristina, e il 5 aprile al teatro Nazionale di Macedonia a Skopje.
Translated from Balkans’ not dead : le choc des cultures