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Avvocato di Strada. Quando il senza tetto sale al foro.

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Bologna

La realtà della strada è spesso mal conosciuta e sono vari i casi in cui la legge non viene rispettata. L'associazione Avvocato di strada si occupa di difenedere gratuitamante i senza tetto. Intervista ad Antonio Mumolo, fondatore dell'associazione La strada è come un ascensore, la usi per spostarti.

A volte però succede che ci rimani incastrato dentro e, se non viene qualcuno ad aiutarti, tu rimani lì, chiuso ed invisibile. Così incominci a pensare che il tuo destino è ormai segnato, che per te nel mondo non c’è più spazio e ti devi rassegnare a vivere ogni giorno uguale all’altro, nell’attesa che arrivi l’ultimo. Per la strada ci vivono molte persone, nessuno se l’è scelta, ma quando nessuno sceglie più te lei è lì, come uno spazio residuale che tutti accoglie. La società si tramuta in una ruota che ti gira intorno, senza mai fermarsi. Ogni volta che riprovi a saltarci su lei ti respinge, ormai hai perso il ritmo.

Dal 2001 esiste un’associazione che ha deciso di fermare la ruota e di farla ripartire con qualche passeggero in più. Ne parliamo con Antonio Mumolo, fondatore di Avvocato di Strada.

Dott. Mumolo, perché un avvocato di strada?

Perché senza un avvocato dalla strada non ci esci. Senza l’ausilio di una persona competente in materia giuridica un individuo senza fissa dimora è impossibilitato ad esercitare i suoi diritti. Chi non possiede una residenza è tagliato fuori dalla società: non può votare, non può usufruire del servizio sanitario nazionale tranne che per soccorsi urgenti, non può lavorare, non può aprirsi una partita IVA, non può percepire la pensione e se si configura un reato non ha diritto alla difesa d’ufficio. Per ottenere la residenza è necessario farne richiesta al Comune, il quale in molti casi non la concede. Per questo un avvocato è necessario.

Si può citare un caso che è stato di importanza particolare per far evolvere la giurisprudenza in materia di diritti dei senza tetto?

Proprio riguardo alla normativa sulla residenza, Avvocato di Strada ha intentato la prima e fondamentale causa contro il Comune di Bologna. La legge che regola questa materia, del 1953, prevede che ogni cittadino abbia il diritto alla residenza; è compito e dovere del Comune fornirla. La ratio consiste nell’esigenza dello Stato di sapere dov’è possibile trovare il cittadino. Per coloro che non hanno una fissa dimora il discorso non cambia. In questo caso ogni Comune deve creare una via fittizia, luogo di residenza dei senza tetto. Avvocato di Strada, vincendo la causa contro il Comune di Bologna, ha imposto la concessione della residenza e allo stesso tempo ha posto le condizioni per cui si è potuta determinare una giurisprudenza in materia.

E come si chiama la fittizia di Bologna?

Fino a qualche anno fa si chiamava “Via Senza Tetto”. È facile immaginare che avere sul proprio documento un richiamo così esplicito alla propria condizione sociale costituisce un handicap non indifferente, in particolare nella ricerca di un impiego. Oggi il nome è cambiato, si chiama “Via Mariano Tuccella”, il nome di un senzatetto che una sera del ottobre del 2007 è stato picchiato con tanta furia da portarlo alla morte dopo un giorno di coma. Quasi nessuno conosce questa storia, per cui avere la residenza in Via Tuccella non fa alcun effetto.

Quindi uno degli ostacoli maggiori al reinserimento sociale dei senza tetto non è altro che il frutto di una mancata applicazione della legge?

Fondalmente sì. Tuttavia la normativa italiana è un unicum mondiale. Il nostro è l’unico paese che lega al possesso della residenza il godimento di tutta una serie di diritti. Per lo più all’estero, come ad esempio in Germania, è sufficiente il codice fiscale. Non si contano le circolari del Ministero dell’Interno indirizzate a sindaci e prefetti che ribadiscono l’obbligatorietà della concessione della residenza.

In alcuni casi per le amministrazioni comunali i senza tetto rappresentano un immagine di degrado sconveniente da mostrare. Non mancano casi in cui questi vengono obbligati a spostarsi da un luogo poiché la loro presenza viene giudicata inopportuna. Ma è legale tutto ciò?

Assolutamente no. Può esserlo solo in presenza di un “foglio di via”. Tuttavia si tratta di una forzatura della legge, poiché i fogli di via sono uno strumento ideato per la lotta al radicamento mafioso sul territorio, cosa che ha poco a che vedere con la presenza di un senza fissa dimora. Avvocato di Strada ha più volte impugnato queste ordinanze contestandone l’uso improprio.

wow_.jpgLa realtà della strada è cambiata con l’esplosione del fenomeno migratorio. Cos’ha comportato questo evento?

L’immigrato vanta gli stessi identici diritti di un italiano. Certamente l’introduzione del reato penale di clandestinità ha generato paura tra gli immigrati, i quali rinunciano a difendersi anche quando sono chiaramente parte lesa. Noi di Avvocato di Strada ci siamo occupati di vari casi in questo senso. Per esempio un clandestino che lavora in nero può fare una denuncia e decidere di non comparire in aula, facendo una semplice delega. Ciò non impedisce al datore di lavoro di essere condannato e scontare la pena. Ripeto, i diritti sono i medesimi.

Insomma, cittadino italiano o no, stare per strada in Italia significa affidarsi alla presenza di associazioni ed organismi privati, poiché lo Stato, se va bene, se ne lava le mani?

Certamente in paesi come la Francia vige il principio che delle condizioni sociali delle persone presenti sul territorio se ne deve occupare lo Stato. Eppure, anche in paesi meno statalisti esistono altre soluzioni. Negli USA, per fare un parallelismo con la nostra associazione, è un obbligo per tutti gli avvocati dedicare un certo numero di ore alla difesa gratuita. In Italia, tuttavia, esiste una realtà associativa molto importante. Uno strumento fondamentale per rendere efficace il volontariato è fare rete, ovvero coordinare tutti gli attori che si occupano di una determinata realtà. Avvocato di Strada, che ora conta più di 650 volontari disseminati su tutto il territorio italiano, è inserito in una rete associativa molto ramificata, per cui ogni volta che si apre uno sportello in una città lo si fa all’interno di un’associazione che si occupa di senza tetto.

Ad aumentare la domanda di questi servizi ci si è messa la crisi economica, che sta ingrossando le fila degli indigenti.

Basta fare un giro per le mense gratuite. Oggi arrivano i sindacati da noi per chiederci informazioni su dove si può trovare un riparo, dei vestiti o anche un piatto di pasta: cassintegrati prossimi alla disoccupazione, pensionati con la minima, cinquantenni che perdono il lavoro. Per qualche anno vanno avanti mangiandosi i risparmi ma poi anche fare la spesa diventa un problema.

Bella eredità per la nuova generazione, poi ci si interroga sulla crisi dei valori civili tra i giovani.

Io sono molto meravigliato quando sento parlare di pigrizia civile tra i giovani. Nella nostra associazione esiste una fortissima presenza di laureandi, giovani praticanti o neolaureati che vogliono partecipare il più possibile alle attività che svolgiamo. Inoltre si tratta di prestazioni sempre e comunque gratuite, e sappiamo quali difficoltà trova un giovane per convertire in denaro anche solo parte delle sue ore di lavoro. È l’occasione per fare dell’esperienza giuridica ma soprattutto per fare dell’esperienza di vita.

Giulio Marseglia Enrico Camana