Attentato a Berlino: "Ho paura. Ma non voglio essere spaventata"
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Stefano Fasano(Opinione) I numeri passano, la città (e le sue idee) restano. I 12 morti e i 48 feriti, vittime dell'attacco terroristico avvenuto ieri sera a Berlino, non cambieranno l'animo della città che unisce Est ed Ovest. La cui stessa esistenza ed essenza è, nemmeno a dirlo, a tutt'oggi incredibile.
Sono una che la mattina si alza presto, e dormivo già quando le prime notizie di un possibile attacco a Berlino hanno iniziato a diffondersi. Sono andata a letto intorno alle 22.30, senza aver guardato le news per delle ore, probabilmente. Quando stranamente mi sono svegliata per qualche secondo, poco prima della mezzanotte, ho dato uno sguardo al mio telefono, e mi sono svegliata istantaneamente.
La prima dozzina di messaggi ricevuti era assimilabile ad uno: «Stai bene?». «Dove sei?». «Questo è orribile...». Molte persone mi hanno richiesto di confermare che stessi bene attraverso il Safety Check di Facebook. Io, stesa nel letto, non potevo quasi credere che lo stessi veramente facendo. Non sapevo ancora bene cosa fosse accaduto, quindi ho aperto il mio sito di news preferito, per leggere con incredulità degli orribili fatti appena avvenuti nella mia città. Il titolo non lasciava adito a nessun dubbio: "Attacco a Berlino".
Ora posso capire come si sono sentiti così tanti dei miei amici in Europa (in Turchia, in Francia, in Belgio, a Monaco) quando hanno dovuto utilizzare il Safety Check per la prima volta, quando hanno provato a raggiungere agitati i propri amici e la propria famiglia, quando non riuscivano a credere a quello che stava accadendo. L'impotenza, la fragilità, e la paura: ho provato tutti questi sentimenti ancora ed ancora negli ultimi mesi. Ma è sicuramente diverso quando succede nel luogo dove vivi.
Quando ho parlato al telefono con mia madre questa mattina, lei mi ha confessato che non aveva pensato potessi essere veramente in pericolo. «Voglio dire, non è la tua zona, a Berlino». In realtà Breitscheidplatz è veramente molto vicina al luogo dove vivo a Schöneberg, solo a pochi minuti di distanza in bicicletta. È vicina a Kurfürstendamm, la più famosa vai dello shopping berlinese; vicina al cinema dove ero stata, lo Zoo Palast. Quest'estate avevo visto un film con alcuni amici lì, e dovetti farmi strada attraverso una enorme folla di tifosi del Borussia Dortmund, che erano venuti a Berlino per la finale di coppa tedesca, e si stavano radunando in Breitscheidplatz. Vengo da Dortmund, ed era seccante e adorabile allo stesso tempo vedere la mia Berlino "invasa" da maglie giallo-nere. Solo due settimane fa stavo passeggiando in quell'aerea con mia sorella, ed abbiamo visto il mercatino di Natale di Breitscheidplatz, ma eravamo troppo stanche per andarci e prendere un bicchiere di Glühwein.
L'attacco, che ora sembre essere evidente non sia stato solo un incidente, colpisce vicino casa. Non importa cos'altro era accaduto nel resto del mondo, mi sono sempre sentita al sicuro a Berlino. Solo raramente, entrando nella stazione principale per prendere un treno, mi sono fermata a pensare: «Questo sarebbe un posto perfetto per un attacco». Ma ho respinto questi pensieri.
Certo, ho paura. Ho paura di cosa il terrore e la paura faranno alla Germania, a Berlino. I partiti di destra sono in ascesa, con le loro politiche contro i rifugiati, la Willkommenskultur tedesca e la politically correctness. Era solo questione di tempo prima che qualcosa accadesse nella capitale tedesca, ne ero sicura di ciò.
Ho paura, ma mi rifiuto di essere spaventata. Non so come Berlino cambierà, dopo questo attacco. Ma la Berlino che conosco è sempre stata un luogo sinonimo di libertà e apertura, un luogo dove "Come as you are" dei Nirvana sarebbe la colonna sonora perfetta. Berlino è sopravvissuta veramente a tanto, e la sua stessa esistenza, in grado di unire Est e Ovest, è ancora stupefacente. Può essere un posto forse un po' grigio, un luogo difficile, ma anche resistente. Berlino ha sempre combattuto per essere se stessa, e non sarà intimidita così facilmente. Non dalla paura, non dal terrore, non dal dolore.
Translated from Berlin attacks: "I'm afraid. But I refuse to be afraid."