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Assistenza sanitaria francese – il primo incontro

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JSeb 2.0

La Parisienne di cafébabel

La prima volta che sono stata in un ospedale francese sono rimasta perplessa circa la possibilità di essere curata come si deve se ne avessi avuto bisogno. E’ stato l’ospedale Saint-Louis a rafforzare l’idea poco rassicurante che avevo del sistema sanitario francese. C’era  una festa in uno degli edifici del Saint-Louis.

Il fatto in sé non era niente di eccezionale, non fosse per l’arredamento: quando sono entrata, ho notato un enorme dipinto sulla parete che poteva sembrare La zattera della Medusa di Géricault. Si trattava invece solo di una riproduzione, che somigliava più a una scena di un film di Pasolini. Sembrava di stare, insomma, al centro di un’orgia greca nel pieno del suo svolgimento, illustrata con la dovizia di un medico. Secondo quanto dettomi da un ragazzo che lavora proprio in quell’ospedale, quella era la mensa ed è tradizione negli ospedali di Parigi usare i volti di membri anziani dello staff per raffigurare scene poco edificanti.

Azione!

Un paio di settimane dopo è venuta la mia famiglia a farmi visita dalla Finlandia. Dopo una settimana di giri turistici, era arrivato il momento di dedicarsi a un po’ di sport: pattinaggio sul ghiaccio davanti all’Hôtel de Ville, il municipio. Ma per mia madre non era abbastanza eccitante e così è caduta e si è slogata il polso. Fu allora che iniziò l’avventura vera.Alla postazione di primo soccorso le fasciarono il polso in men che non si dica e mia madre sembrava decisa a rimettersi a pattinare. Fortunatamente i paramedici si opposero e ci mandarono all’ospedale più vicino, Hôtel-Dieu, alla cité, il cuore di Parigi.La clientela dell’ospedale, semi-deserto, era molto varia: c’eravamo noi fra i traumi accidentali e quelli che sembravano in preda agli eccessi dell’alcool. Questi venivano scortati in ospedale da una coppia di poliziotti – un trattamento di lusso, direi. In Finlandia, dove casi del genere sono assolutamente all’ordine del giorno, gli ubriachi che non si reggono in piedi vengono condotti direttamente in prigione e gli si fa passare lì la notte per fargli perdere il vizio.Quando arrivò il turno di mia madre, dovendo fare da interprete, mi sono guadagnata un posto in prima fila per lo spettacolo. Per le due ore successive siamo passati da un medico all’altro, senza avere idea di cosa stesse succedendo, ma tutti sembravano sapere esattamente cosa fare con noi. Dopo la radiografia, siamo diventati un test per un interno che ci ha interrogato con l’entusiasmo e l’accuratezza tipici delle matricole. Ha verificato persino la mobilità del bulbo oculare di mia madre, muovendo da destra a sinistra una penna davanti ai suoi occhi, per poi annunciare con identico zelo che era perfetta, impeccable. Il risultato fu comunque che dovemmo andare in un altro ospedale perchè c’era qualche osso rotto.

La soluzione finale

Un taxi ci portò all’ospedale Cochin cosicché mia madre fosse visitata da un chirurgo. L’accoglienza fu piuttosto diversa, diciamo così: la velocità media del personale per recarsi da un punto A ad un punto B era un po’ più alta. Non c’era molto personale e tutti sembravano aver avuto la loro bella porzione di ossa rotte anche per quel giorno.Poi ci fecero accomodare in una stanza dove sembrava che al paziente precedente avessero ingessato il corpo intero: il pavimento era coperto di schizzi bianchi di gesso. Quando arrivò il dottore, tutto fu fatto con la massima efficienza, in cinque minuti ingessò nuovamente il polso a mia madre. Anche se il medico era un po’ esausto, fortunatamente il pacchetto include sempre anche un interno che sprizza gioia da tutti i pori. E quello che capitò a noi aveva un sorriso talmente ampio che sembrava stesse lavorando solo per noi quattro.Siamo rimasti piuttosto colpiti dall’efficienza del sistema sanitario francese: nell’arco di cinque ore abbiamo visitato due ospedali e a mia madre hanno fasciato e rifasciato il polso tre volte.Gli ospedali pubblici finlandesi sono sempre così affollati che persino se stai morendo, devi rimandare di qualche ora, perchè c’è la fila anche per quello!Una volta tornata in Finlandia, mia madre è diventata una specie di celebrità nell’ospedale locale, conosciuta come la donna che si è rotta il polso in Francia. Non era mai stata curata con tanta sollecitudine. Tutti, nel reparto di traumatologia, volevano dare un’occhiata a come vengono fatte le ingessature “laggiù in Francia”. Quanto a me, ho dovuto tradurre tutte i certificati medici dal francese al finlandese per la compagnia d’assicurazione e ho imparato molti termini nuovi come  ulna, radio, stiloide e bascula. Loppulause!Soili Semkina Traduzione: Laura Bortoluzzi 

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