Arabo Normanno vol. III, la Chiesa di San Cataldo e La Martorana
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Terza tappa dell'itinerario Arabo-Normanno. I monumenti inseriti nella World Heritage List Unesco stavolta sono due: La Chiesa di San Cataldo e la Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, detta anche "La Martorana". Lasciatevi accompagnare da Cafébabel Palermo allo scoperta di Piazza Bellini.
Via Maqueda pedonale è finalmente brulicante di gente; i Quattro Canti di città fanno stare con la testa all'insù i turisti; Piazza Pretoria, una volta parcheggio en plein air per auto blu del Comune è ora tutta dei turisti e dei pedoni, e sulla facciata di Palazzo Delle Aquile uno striscione che recita "Verità per Giulio Regeni" registra l'approvazione dei passanti. Girato l'angolo, anche Piazza Bellini sembra vivere una fase più prospera, dopo che due delle tre chiese che vi si affacciano sono diventate lo scorso luglio patrimonio dell'Umanità Unesco.
Usiamo la rampa di scale della Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria come un gigantesco cavalletto per fotografare i due monumenti più rinomati della piazza, e non siamo gli unici a farlo.
Una turista tedesca cerca addirittura di forzare i chiavistelli arruginiti per accedere nelle Chiesa. Le diciamo di non esagerare: Santa Caterina farà pur volentieri la figura della comprimaria, ma si tratta sempre di un patrimonio da tutelare che dona enorme fascino alla piazza. Decidiamo poi di avvicinarci alle due chiese Unesco, e dalla targhe identificative abbiamo la prima sorpresa: nota ai palermitani come Chiesa della Martorana, il nome autentico risulta essere invece Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio.
L'Ammiraglio in questione, a quanto pare, è sempre Giorgio D'Antiochia, colui che a Palermo fece costruire anche il Ponte dell'Ammiraglio, nonchè condottiero siriaco di Re Ruggero II.
Decidiamo allora d'indagare sulle origini dell'appellativo "La Martorana", scoprendo due possibili piste: la prima fa riferimento al fatto che essendo sorta nel 1143, si venne a trovare nel vicino monastero bizantino fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana nel 1194, prendendone progressivamente il nome. La seconda pista porta a una simpatica leggenda: in occasione della visita a Palermo di Carlo V, nel luglio del 1537, le monache benedettine fecero delle arance di martorana per far sembrare rigoglioso il giardino della chiesa, sprovvisto di agrumi in estate. Ad ogni modo, La Martorana è una grande omaggio all'oriente: all'interno la funzione religiosa segue il rito bizantino, così è la chiesa palermitana tradizionalmente prediletta dalla comunità arbërësche che scappò dalle persecuzioni turche e i cui discendenti oggi risiedono nel vicino paesino di Piana Degli Albanesi.
Dai bellissimi mosaici bizanti alle cupole islamiche, molti sono i particolari orientali della Martorana, la cui pianta a croce è invece di origine greca.
Uscendo dal campanile della Martorana, ecco che le caratteristiche cupole della Chiesa di San Cataldo invitano a una nuova visita. Impossibile sottrarsi: la Chiesa di San Cataldo è uno dei monumenti più fotografati a Palermo, e spesso ha il compito d'introdurre attraverso brochure turisitche, guide e album la città e la Sicilia intera ai turisti stranieri. Ciò probabilmente per il caratteristico aspetto e il colore delle cupole.
Costruita negli stessi anni dell'edificazione della Martorana e voluta dal Maione di Bari, ebbe secolari vicissitudini prima del ripristino ottocentesco curato dall'architetto Emmanuele Marvuglia e di quello più radicale di Giuseppe Patricolo. Anche qui la decorazione arenaria dell'esterno è di origine islamica, mentre all'interno appaiono originari soprattutto i pavimennti marmorei e numerosi altri particolari ben raccontati da impeccabili targhette informative, nulla a che vedere con quanto riscontrato alla Chiesa di San Giovanni degli Eremiti. Il biglietto per l'interno della Chiesa di San Cataldo costa solo 2,50 euro. Consigliamo indubbiamente la visita.