Approfitta della crisi economica e crea la tua impresa
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Nino CoricaAvviare un piccolo business senza farsi aiutare è come fare dello sport senza essere allenato. Per evitare il fallimento è meglio essere seguiti da dei professionisti all’interno di “incubatori d’impresa”. Il fondo sociale europeo (FSE) serve appunto a finanziare queste strutture intermediarie.
Carolina si sbriga. In fretta, sorride, un’ultima foto e se ne va. «Ho un’altra riunione alle otto» avvisa il dirigente aziendale a capo de “Le ragazze del droghiere” dal gennaio 2009. Capigliatura bionda tagliata corta su un viso dai tratti maliziosi, il consigliere municipale di Chissey les Mâcon (Saône-et-Loire) ha idee da vendere. Nell’aprile 2007 ha lasciato il suo lavoro di consulente per l’inserimento professionale per lanciarsi nel settore dei massaggi e per vendere prodotti di aromaterapia. Un’esperienza positiva sotto due aspetti: intanto perché l’ufficio per l’impiego l’indirizza verso “l’atelier della gestione” di Saône-et-Loire, che segue i creatori e i rilevatori d’impresa e dove impara i trucchi del mestiere dell’imprenditore, ma soprattutto perché, durante uno studio di mercato, incontra Alain.
Sul suo camion “J9” trasformato in drogheria fa il venditore ambulante in giro per i paesi. «Mi sono innamorata della sua attività», dice Carolina. Tombola! Ritorno all’atelier della gestione che la dirige verso l’incubatore d’impresa “Potentiel 71” perché l’aiuti nel suo nuovo progetto. Carolina rileva l'alimentari ambulante di Alain, felice di andare in pensione. «Per un mese l’ho seguito durante i suoi viaggi. Ci fermavamo nei 17 piccoli comuni lungo il percorso ed ogni volta gli anziani erano lì ad aspettarci. Quello che mi è piaciuto è il principio quartiere del commercio ambulante, solidale e con un vero spirito di servizio. Dal gennaio 2009 ha le chiavi del J9 e la drogheria si è lanciata anche nei prodotti biologici e del territorio.
Chi si fa seguire ha il doppio delle possibilità di riuscire
Carolina sorride, poi posa il microfono davanti all’auditorio, tranquillamente seduta in una hall del palazzo dei congressi di Dijon, in Francia. È abituata a raccontare la sua storia ma l’atelier “Creare il lavoro”, organizzato in seno alla conferenza sul FSE del 3 e 4 dicembre, dà una nuova dimensione alla sua testimonianza. Un centinaio di professionisti della creazione e del rilevamento d’impresa l’ascoltano con scetticismo, ma comunque sedotti. «Cosa c’entra la vostra attività con il Fondo sociale europeo?», azzarda uno di loro. «L’atelier della gestione e Potentiel 71 sono finanziati dal FSE». Risponde Carolina, anche se in realtà il fondo sociale europeo non “finanzia” ma “cofinanzia” al massimo con il 10% della spesa gli intermediari di creazione d’impresa. Un modo per non sostituirsi agli organismi già esistenti. L’apporto finanziario non è così immediato, precisa un intervento, a volte si devono aspettare anche 17 mesi per ricevere i soldi. Allora a cosa serve davvero l’FSE? Aiuta l’inserimento delle persone allontanate dal mercato del lavoro, la formazione continua, la coesione sociale, lotta contro la discriminazione. Il fondo europeo è uno strumento di solidarietà nelle mani degli stati europei.
Per la creazione d’impiego, oltre a finanziare organismi come France active o del’Atelier della gestione, il Fondo contribuisce alla formazione di professionisti della consulenza, una missione fondamentale se si crede nel programma operativo 2007-2013 del FSE in Francia: «Su tutto l’insieme dei creatori di’impresa il tasso di riuscita è doppio per quelli che sono seguiti». Un dato di fatto che Carolina conferma volentieri: «Senza questi organismi non mi sarei mai lanciata. Questo mi ha permesso di essere credibile di fronte ad un banchiere, di sapere avviare un business plan o uno studio di mercato, di sentirmi sorretta».
Sfruttare la crisi come un’occasione
Dai dibattiti della conferenza sul ruolo del FSE fronte alla crisi, dove i partecipanti provenienti da 17 paesi europei hanno condiviso le proprie esperienze, è emerso un dato stupefacente: la crisi è un’opportunità!Con l’economia a mezz’asta, i lavoratori che si ritrovano disoccupati tentano la fortuna creando una loro impresa o associandosi alla loro società quando è minacciata di liquidazione. Il punto è che molti giovani disoccupati si lanciano in affari senza le conoscenze di base d’impresa, come degli atleti senza allenamento. «È così in tutta Europa - aggiunge il responsabile del FSE delle Fiandre - i giovani hanno paura della disoccupazione, e allora si lanciano nella creazione d’imprese senza essere preparati. Ma senza essere seguiti in meno di due anni sarà il fallimento». Eppure, come dice Lenia Samuel, responsabile degli affari sociali e dell’impiego alla commissione europea al momento dell’apertura del convegno: «Il lavoro è il solo modo per uscire dalla crisi». Ragione in più per accompagnare ed informare al meglio chi crea o rileva un’impresa, poiché solo il 20% di loro riuscirà a continuare la propria attività. Per farlo non c’è bisogno d’investire miliardi, precisa il responsabile fiammingo : «Secondo uno nostro studio con 1500 euro si può avviare il proprio mestiere».
Carolina è la sola donna in mezzo a tutte questi cervelloni in abiti scuri. Prima del suo intervento ha confidato a cafebabel.com che avrebbe aperto una locanda in cui dovrebbero convivere uno spazio per il relax, la vendita di prodotti bio, un centro di animazione culturale ed un bistrot. Lei crede molto nell’aiuto del FSE e delle banche, ma non ha aspettato di avere i finanziamenti per lanciarsi nell’avventura con tre amici di Lyone: «Sono state le lettere di sostegno delle persone a commuovermi. Potrei rendere sedentaria e redditizia la mia attività. Ma si può fare del commercio redditizio anche restando umani».
Translated from Créer son entreprise: le coup de pouce de la crise économique