Anton Corbijn premiato a Palermo con l'Efebo d'Oro
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Siamo riusciti a intervistare il fotografo e regista cult Anton Corbijn durante la cerimonia di premiazione del 37esimo Efebo d'Oro, ricevuto a Palermo dal regista olandese per il film La Spia, lungometraggio tornato di grande attualità dopo i fatti di Parigi. Cinque domande al regista che ha lavorato, tra gli altri, con U2, Bowie, Rem, Depeche Mode e Coldplay.
Inseguivamo Anton Corbijn da venerdi 20 novembre sera, quando al Cinema Vittorio De Seta, ai Cantieri Culturali alla Zisa, si proiettava il suo La Spia - A most wanted man. In quell'occasione ci era sfuggito per pochi minuti, ma avevamo goduto della visione di questo suo film del 2014 tratto da un romanzo di John le Carrè, per il quale Corbijn è stato premiato a Palermo in occasione della 37esima edizione dell'Efebo d'Oro, diretto da Giovanni Massa, che quest’anno viene dedicato agli emigrati di ieri e di oggi.
La Spia riceve il premio per essere tornato di sconvolgente attualità dopo i fatti di Parigi. Con una regia nervosa e piena di depistaggi, Corbijn narra la storia di un immigrato ceceno sotto osservazione ad Amburgo (città portuale che per decadenza e multietnicità ci ha ricordato la nostra Palermo). La spia che dà il titolo al film è interpretata da un gigantesco Philip Seymour Hoffman (Truman Capote, Boogie Nights, Magnolia), l'attore trovato morto nel suo appartamento di Manhattan con un ago al braccio nei primi giorni di febbraio 2014.
La "spia" è un personaggio pieno di sfaccettatature, senza dubbio un eroe positivo, che vuole proteggere il ceceno fino a quando questi non possa condurlo a legami di più alto livello con le organizzazioni terroristiche. Purtroppo, però, la polizia e i Ministeri a Berlino vogliono il ceceno senza aspettare, per sbattere il mostro in prima pagina. La spia Hoffman cercherà di portare a termine la missione con l'aiuto di un banchiere dall'oscuro passato, Willem Dafoe, un avvocato esperto in organizzazioni umanitarie interpretato da Rachel McAdams (True Detective 2) e la rappresentante dei sempre ambigui servizi segreti Usa, che è Robin Wright Penn (House Of Cards).
Il giorno dopo, sabato 21 novembre, siamo alla cerimonia di premiazione. La location è meravigliosa: l'Oratorio S. S. Salvatore di Corso Vittorio Emanuele, chiesa Cinquecentesca barocca progettata da Paolo Amato, che ospita innumerevoli putti del Serpotta. Sembra la serata degli Oscar siciliani, l'eleganza è quasi sfarzosa e le autorità non si contano. In prima fila, seduto, c'è Anton Corbijn, l'uomo che come fotografo ha immortalato David Bowie, Tom Waits e Rem per riviste del calibro di Vogue e Rolling Stones. L'uomo che nel 2007 ha diretto Control, splendido docufilm che narra la storia di Ian Curtis, leader dei Joy Division. Il genio dei videoclip musicali: One degli U2, Heart-Shaped Box dei Nirvana, My Friends dei RHCP, Viva la Vida dei Coldplay, solo per citarne alcuni.
Abbiamo pochissimi minuti, ed ecco una piccola ma preziosa intervista:
cafébabel: Che impressione ti ha fatto Palermo in questi giorni?
Corbijn: Mi hanno portato in un posto sul mare che mi è piaciuto molto. Il caos della città e la tranquillità del mare creano una fantastica combinazione.
cafébabel: Wim Wenders ha girato un film in questa città, a te piacerebbe?
Corbijn: Non saprei, dipende sempre dalla storia che stai girando. Non ho idea se ci sarà una storia che potrà funzionare.
cafébabel: Com'è stato lavorare con Philip Saymour Hoffman?
Corbijn: Grandioso. Lui era un attore molto talentuoso, sarebbe stato presente anche nel mio ultimo film ma poi è morto. Penso che ci sia piaciuto lavorare assieme, al punto che avremmo volute farlo ancora. Lui era il tipo di attore che rendeva qualsiasi ruolo credibile. Si immergeva completamente nel personaggio, sia che fosse una commedia o un thriller, in ogni genere.
cafébabel: I tuoi prossimi lavori musicali, farai altri videoclip?
Corbijn: No, considero i videoclip una mia esperienza precedente.
cafébabel: A quale progetto stai lavorando?
Corbijn: Due settimane fa a Berlino si è aperto uno show che è la più grande retrospettiva sui miei lavori. Sto anche cominciando a lavorare su un nuovo film che girerò in America.
Non solo Anton Corbijn...
La serata di premiazione si è poi sviluppata intorno al tema dell'immigrazione, con l'attore Paolo Briguglia (I Cento Passi, Lo Scambio) che ha letto una lettera dell'associazione filmmaker e professionisti dell'audiovisivo in cui si cita che "secondo Amnesty International, dal 2000 più di 23.000 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo, l'Europa non può nascondere le proprie responsabilità". Previsto anche un premio alla Comunità di Santa Chiara, per la sua importante funzione di integrazione svolta nel centro storico della città. Egle Palazzolo, presidente del Centro Ricerca per il Cinema e la Narrativa, ha voluto ricordare quanto "l'arte, la cultura e l'audiovisivo siano mondi vicinissimi al tema dell'immigrazione e di altre realtà, e in questa vicinanza e sostegno a tali problemi sta il senso dell'Efebo d'Oro".
Durante la serata è stato anche proiettato il docu-film Ellis: il monologo di quattordici minuti firmato dal videoartista parigino, e "Bansky francese", JR che ha ricevuto un doppio riconoscimento agli Academy Awards per la sceneggiatura e l'interpretazione, rispettivamente affidate allo scrittore Eric Roth e all'attore Robert De Niro.
Nel corto viene raccontato in prima persona l'arrivo di un giovane italiano dei primi del '900 al Centro d'Identificazione di Ellis Island, dove nell'arco degli anni sono passati più di 11 milioni di immigrati europei. Mentre la narrazione segue il percorso dell'attore attraverso le stanze del Centro, a queste viene fatta riprendere vita attraverso la sovrapposizione di centinaia di fotografie di migranti agli ambienti storici, guidando così lo spettatore attraverso la realtà tangibile delle procedure di identificazione e della vita clandestina o quantomeno precaria nel centro, fino al raggiungimento della decisione del protagonista di lasciare l'isola nuotando di notte verso Manhattan e la Statua della Libertà.
Ellis è stato presentato al Tribeca Film Festival di New York lo scorso 5 ottobre, e da allora è stato messo a disposizione dall'autore a chiunque desideri proiettarlo, per periodi di 15 giorni. In Italia è stato l’Efebo d’oro a rispondere, dando un segno del coinvolgimento crescente anche in ambito artistico e culturale mostrato negli ultimi anni su questi temi dalla Sicilia.