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Antoine Deltour: il whistleblower di LuxLeaks sotto processo

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Riccardo Santini

A quasi un anno e mezzo dalle rivelazioni sulla vicenda LuxLeaks il 26 aprile si è aperto a Lussemburgo il processo al whistleblower Antoine Deltour e al giornalista Edouard Perrin.

Il clima era abbastanza teso all’arrivo delle parti per l’apertura del processo sul caso "LuxLeaks". Ricordiamo che "LuxLeaks" raccoglie tutte quelle rivelazioni di pratiche fiscali legali ma sleali del Lussemburgo che hanno come obiettivo ridurre le aliquote fiscali applicate alle imprese multinazionali con il fine di farle installare sul territorio nazionale. Questa vicenda è stata rivelata dall’informatore Antoine Deltour, ex revisore contabile per PricewaterhouseCoopers (PwC), dal giornalista investigativo di France 2 Édouard Perrin e da un altro ex impiegato di PwC Raphaël Halet.

Un imputato dall'aria rilassata

È la prima volta che si apre in Europa un processo su una vicenda di tale entità, e interviene in un contesto di volontà da parte della società civile di un riconoscimento dello status dei whistleblower. È stato possibile vederlo anche con l’azione, non sempre a ragione, contro la direttiva sul segreto d’impresa.

È proprio per questo che l’apertura del processo contro i tre protagonisti riveste un ruolo importante ed è stato l’oggetto di un pressante interesse mediatico. Molti giornalisti hanno assistito e quando Antoine Deltour ha preso posizione in aula fiancheggiato dai suoi due avvocati, uno di loro gli ha confidato: «Non ho mai visto così tanti fotografi», a cui l’imputato ha risposto con un leggero sorriso. L’ex revisore contabile di PwC è apparso a giudizio piuttosto rilassato. È quello che ci ha confermato suo zio Pierre Deltour, ai margini della folla.

L’uomo, a dire di suo fratello Romain Deltour, è qualcuno di discreto e umile. Si è d’altronde presentato sommessamente al pubblico. Abbigliamento discreto, nessuna risposta alle domande poste dai giornalisti, nessuna posa per i fotografi e per le telecamere. Linea di difesa tutto sommato logica per colui che aveva preferito declinare gli inviti a rispondere alle interviste qualche giorno prima dell’apertura del processo.

«Come un ladro di polli»

 Fuori c’erano decine di persone raccolte davanti al Tribunale del Lussemburgo per manifestare il loro sostegno al whistleblower, al giornalista e al terzo imputato. Tra loro Lison Rehbinder, membro dell’associazione Peuples Solidaires e rappresentante della piattaforma "Paradisi Fiscali e Giudiziari". Rehbinder ci spiega che la sua squadra è venuta per «sostenere l’azione dei whistleblower» che agiscono in modo totalmente disinteressato e benefico per la società e l’interesse pubblico da una parte, e dall’altra per rendere pubblica la loro richiesta di una «maggiore trasparenza fiscale». I cittadini dovrebbero conoscere quali sono i benefici delle multinazionali in ogni paese, per poter sapere se i benefici fiscali corrispondono alle loro attività reali.

La loro azione, concretizzata da persone con indosso una mascherina dai colori della bandiera dell’Unione Europea, simbolizza l’opacità fiscale in vigore nell’Unione. L’associazione chiede quindi «un’azione degli Stati membri e dell’Unione Europea» per rendere più trasparente la fiscalità in Europa.

Davanti al tribunale c’erano anche alcuni membri del comitato di sostegno ad Antoine Deltour. Centinaia di personalità pubbliche hanno firmato una petizione a sostegno dell’informatore, come Edward Snowden, Daniel Cohn-Bendit e Erri de Luca. Tra i membri del comitato di sostegno che hanno manifestato davanti al tribunale c’era anche suo zio Pierre che ci dichiara che Antoine Deltour «in quanto cittadino europeo ha rivelato queste informazioni per mostrare il sistema internazionale del trattamento fiscale delle multinazionali. È un cittadino che va assolutamente sostenuto per il suo coraggio, per il suo disinteresse. È un vero esempio di whistleblower etico. Spera che questa nozione di interesse generale sia presa in considerazione dal Tribunale e che non venga giudicato come un ladro di polli». L’aspetto disinteressato della sua azione è uno degli elementi chiave del processo e un’argomentazione del sostegno ricevuto.

Tra gli striscioni sventolati dal comitato di sostegno o dagli attivisti si può leggere «Chiedo solo una cosa: essere assolto» o «Esigiamo trasparenza per una maggiore giustizia fiscale». La mobilitazione è stata quindi reale e significativa.

«Riconosco l'identità dei fatti»

All’apertura del processo, uno dei giudici ha preso la parola. Dopo un rapido interrogatorio per confermare l’identità e le generalità degli imputati, questi si è rivolto a loro leggendo i capi di accusa. Antoine Deltour è accusato di almeno cinque infrazioni: furto interno (di diverse migliaia di documenti alla società PwC, n.d.r.) e in subordine furto semplice, violazione del segreto professionale, furto di segreti aziendali, accesso non autorizzato al sistema informatico societario, nonché riciclaggio e possesso di documenti non autorizzati. Come ci era già stato comunicato dal suo legale, l’avvocato lussemburghese Philippe Penning, il suo cliente rischia da uno a dieci anni di reclusione e una pena pecuniaria da 2.752 a 1.297.500 €.

Alla domanda «Ha capito di cosa è accusato?», Deltour ha risposto: «Riconosco l'identità dei fatti. Penso che i miei avvocati…» prima di venire interrotto dal giudice.

Da parte sua, il giornalista di France 2 Édouard Perrin che è all’origine di una puntata del programma «Cash Investigation» sull’argomento, accusato di aver commesso delle infrazioni di furto interno e riciclaggio di documenti, non ha riconosciuto l'identità dei fatti.

Il processo proseguirà fino al 4 maggio. La posizione, prima della procura, poi dei giudici, sarà determinante nel riconoscimento o meno dello status dei whistleblower, della trasparenza fiscale e del segreto aziendale.

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Pubblicato dalla redazione locale di cafébabel Bruxelles.

Translated from Antoine Deltour : un lanceur d'alerte en procès