di Stefano Lippiello Hermannstrasse non è una strada qualunque quando si parla di incontro tra culture a Berlino, è il cuore di ciò che viene definito il "" della capitale. Il Multiculti è forse il sogno proibito di questa grande città all'inizio del nuovo millennio.
Proprio nel quartiere che la circonda, , che é stato per lungo tempo considerato come una zona socialmente molto difficile, si è giocata negli ultimi anni una delle partite più importanti per la pacifica convivenza in città. ha scelto di incontrare uno degli attori del processo di integrazione e di lotta contro il razzismo, che proprio a Neukölln ha la sua sede: l'associazione . La raggiungo uscendo dalla metro proprio nel mezzo della trafficata Hermanstrasse, dove subito incontro quello che sto cercando: la musica e gli odori che escono dai bar e dai negozi, le loro insegne mi indicano che sono nel posto giusto per cercare di capire qualcosa in più su cosa sta succedendo negli ultimi tempi in Europa.
Presso la sede dell'associazione incontro , direttore dell´iniziativa, uno che è arrivato qui 18 anni fa, che il quartiere lo conosce da prima che richiamasse gli studenti alla ricerca di un alloggio a buon mercato e forse un po' di ispirazione e da molto prima che arrivassero le luci soffuse dei Kneipe aperti di recente.
Peer Wiechmann
La prima domanda riguarda il motivo che mi ha spinto fin qui: gli atti di vandalismo razzisti e xenofobi avvenuti a sono da considerare episodi isolati o un simile pericolo è vivo anche a Berlino? La risposta è perentoria: questo può accadere anche qui e di fatto accade. Basta sfogliare la stampa locale per avere idea del fenomeno e proprio Neukölln è uno dei quartieri più a rischio per questo tipo di atti vandalici a danno soprattutto di chi contro il razzismo e l'estremismo di destra si oppone. La causa di tale fenomeno sta, secondo il responsabile dell´associazione, nella mancanza di possesso da parte della società dello spazio pubblico, almeno nelle aree con deboli spazi e strutture sociali. In questo vuoto si inserisce più facilmente l'estremismo di destra quando prende coscienza di sé.
L´associazione, che conta 51 collaboratori, sviluppa e coordina progetti di prevenzione della violenza e dell´estremismo xenofobo da un lato e di formazione alla tolleranza e alla interculturalità dall´altro. Questi progetti vengono, poi, realizzati dai soggetti interessati, scuole soprattutto, ma anche altre realtà locali. Come dichiara sempre Peer Wiechmann lo scopo dei progetti è di “irritare criticamente” e di veicolare il contesto culturale nel quale i giovani vivono, per sviluppare una coscienza critica nei ragazzi a rischio di disorientamento. Il nostro intervistato ci fornisce tre esempi pratici.“” é il progetto che mira ad avvicinare la cultura classica ai giovani, perché come egli rileva, senza interesse per una data cultura, non ci può essere una vera motivazione ad apprenderne la lingua. In concreto, il progetto porta giovani sia di origine tedesca, che straniera, per una settimana a Weimar, direttamente nella casa di Goethe e Schiller, per lavorare sull’espressione della loro creatività. Lì hanno l’occasione di confrontare i nuovi generi musicali con la voglia di nuove forme espressive che percorreva la Weimar dell’epoca d’oro della letteratura tedesca. Nella speranza di suscitare nei ragazzi un vivo interesse, che sia capace di allontanare il senso di rifiuto della scuola e dell’istruzione e il sentimento di essere “Chanchenloss”, senza speranze. Uno dei risultati è stato un rap ispirato alle poesie di Schiller, cosa che può far rabbrividire i puristi, ma che può evitare a molti l’emarginazione.
Klassik Club Cultures
Un’altra forma di intervento tipica dell´associazione sono i laboratori nelle scuole, a cui partecipano fino a 120 ragazzi per ogni incontro, nel corso dei quali la cultura giovanile è l’ospite d’onore sotto forma di Hip Hop, Punk, Techno, Skateboard e Graffiti. Il punto centrale delle attività, oltre alla pratica, sono la spiegazione e il dibattito che ne segue fra i ragazzi sul contesto di questi movimenti, per far emergere creatività e discussione, come educazione alla tolleranza e alla democrazia.Un caso di “critica irritante” è il test che si trova sul sito dell´associazione chiamato “”. Avere lo “Schwarze Peter” in tedesco vuol dire avere pessime carte in mano, nel caso del test il riferimento al nero (Schwarz) è stato sostiuito dal marrone (Braun), il colore che usano gli attuali neonazisti. Due le classifiche del test: da “libero cittadino” a “total Führer” e da “cacciatore di nazi” a “problemi di vista dall’occhio destro”, ma non è il caso di farsi delle illusioni, entrare nelle categorie di libero cittadino e cacciatore di nazi è molto difficile. Finito il test, il sito ripercorre didatticamente risposta per risposta le domande per capire cosa contraddistingua veramente un libero cittadino da un “Braune Peter”.
A questo punto chiedo al direttore quale sia, a suo parere, il maggiore pericolo in tema di razzismo che corre al momento la città e la risposta è eloquente: non il razzismo delle minoranze, in particolare di estrema destra, ma un certo clima che si respira nella maggioranza della popolazione di indifferenza rispetto al fenomeno. Lui individua il pericolo centrale soprattutto nel rischio da parte della politica e dei media di favorire la dinamica di costruzione dell’immagine dello straniero come nemico, sfruttando la mancanza di conoscenza reciproca per portare incertezza e ansia, fantasmi facili da cavalcare, ma difficili da domare. Come esempio fa riferimento alla vicenda della pubblicazione del libro di Thilo Sarrazin. Almeno da questo punto di vista la politica a Strasburgo sembra aver dato un netto segnale in direzione contraria.