Anche l'Europa è in debito con la Grecia
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(Opinione) Rocco Marseglia è italiano ma insegna lettere nei licei francesi. È un grecista ed è appena rientrato da Mons, in Belgio, dove ha assistito alla rappresentazione integrale delle 7 tragedie di Sofocle, messe in scena da Wajdi Mouawad in una sola giornata (dalle 5:30 del mattino all'una di notte).
Il teatro ne è un esempio, ma qual è il nostro debito immateriale con la Grecia?
di Rocco Marseglia
Il 17 giugno scorso, il Comitato per la verità sul debito pubblico greco ha reso pubblici i primi risultati di una sua analisi. Questo rapporto mette in evidenza che, ancor prima dell'intervento della Troika, l’aumento del debito non era dovuto a una spesa pubblica eccessiva (rimasta inferiore a quella di altri Paesi europei), bensì al pagamento di tassi d’interesse eccessivamente alti.
Oltre a ciò, il Comitato dimostra come i primi accordi mirassero soprattutto a rendere le banche meno esposte verso i titoli di stato ellenici, e come la maggior parte dei fondi prestati alla Grecia siano stati direttamente trasferiti alle istituzioni finanziarie, anziché essere di reale beneficio per il Paese. Tutto questo spiega perché gli stessi creditori che si erano affrettati a correre in soccorso della Grecia nelle crisi precedenti, siano ormai pronti ad abbandonare il Paese al suo destino.
Tra umanesimo e finanza: e il nostro debito verso la Grecia?
Al debito della Grecia di natura essenzialmente finanziaria, viceversa si affianca un altro debito, immateriale, che nel corso dei secoli tutti i popoli europei hanno contratto nei confronti di Atene.
Ci si sbaglierebbe a credere che il nostro debito risieda nelle idee di democrazia, filosofia, matematica, medicina, fisica; o nel teatro e la storiografia, nell’architettura e la retorica, nella mitologia e negli altri innumerevoli settori della cultura, che definiamo con parole di origine greca. Ci compiacciamo della loro etimologia classica. Ma tali concetti designavano delle realtà storiche e culturali risalenti all'antichità e generalmente molto diverse da quelle odierne: è un inganno voler vedere in essi dei semplici antenati delle nostre idee o – peggio – considerarli delle categorie universali di cui gli antichi Greci sarebbero stati gli scopritori.
Il nostro è un debito di natura differente: l’antichità stessa (ripresa e costantemente rielaborata), il modo di concepire e di leggere l’Antichità, sono stati un potente mezzo attraverso il quale i popoli europei hanno potuto riflettere su se stessi. La riscoperta dei testi antichi ha dato per esempio inizio all’Umanesimo, il primo grande movimento culturale internazionale europeo. L’arte antica è stata il modello prediletto per il Rinascimento italiano, prima, e il neoclassicismo di Winckelmann, poi. All’antica Grecia si rifanno il teatro elisabettiano, il Classicismo francese, il Romanticismo tedesco, la filosofia antica e moderna, la psicoanalisi… Tante concezioni diverse dell’antichità che hanno permesso all’Europa di pensare se stessa, di definirsi e di incanalare le proprie energie creative. Lo stesso palazzo del Reichstag – in cui il Parlamento tedesco potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su un ulteriore piano di aiuti alla Grecia – si rifà ai modelli architettonici ellenici!
Debito e democrazia: fra Pericle e Solone
La posta in gioco nella crisi greca è quindi molto più grande. Atene ha rifiutato di sottoscrivere le condizioni dettate dai creditori, condizioni che finora non hanno fatto altro che contribuire a ridurre il PIL e ad alzare l’indebitamento pubblico (aggravando dunque ancor di più rapporto debito/PIL). Ma non solo. Hanno anche disegnato cambiamenti drammatici nella società e provocato una crisi umanitaria insostenibile. Per tutti i cittadini europei, questo rifiuto deve essere un'opportunità e una sfida: siamo chiamati a riallacciarci alle radici umanistiche dell’Europa, rimettendo l’uomo al centro contro le derive dell’economia neoliberale.
Mentre i mercati continuano a bruciare più dell’ammontare totale del debito ellenico, noi siamo urgentemente interpellati intorno a un grande interrogativo politico: quale modello per l’Europa? È proprio l’antichità ad offrirci, ancora una volta, gli strumenti per ripensare noi stessi. Rievochiamo, in una prospettiva di confronto d’ordine differenziale, due episodi della storia greca.
All’indomani delle guerre persiane, Pericle, l’uomo politico che più ha incarnato la democrazia ateniese del V secolo a.C., impone alla Lega di Delo la sua politica imperialistica. Obbligati a versare annualmente un tributo che alimenta le casse ateniesi, gli alleati sono costretti a restare vincolati alla Lega, trasformandosi progressivamente in veri e propri sudditi. Senza suggerire paralleli astorici, il confronto deve farci ricordare che, per quanto all’interno dell’Unione Europea stessa, la politica dei creditori della Grecia è di fatto una politica di neocolonialismo economico e finanziario. Si tratta davvero dell’unica possibilità a cui la Grecia deve inevitabilmente piegarsi?
Altra epoca, altra storia. Solone, nella cui persona gli antichi Ateniesi vedevano il padre fondatore della democrazia, fece precedere la sua riforma costituzionale da un provvedimento noto come "seisàchtheia", ovvero lo "scuotimento dei pesi", con cui il legislatore liberava i contadini dalla dipendenza economica nei confronti dei proprietari, impediva la schiavitù per morosità e aboliva i debiti (così come i frutti ormai maturi cadono dall'albero se lo si scuote, liberandolo da quei pesi). Il provvedimento permise il rilancio dell'economia e pose le basi per le successive riforme democratiche. Ritrovare oggi, in Europa, il senso dell’espressione democratica dei popoli non può che passare attraverso lo “scuotimento del peso” smisurato della finanza, che appesantisce parte dell'economia reale.
Il dilemma greco e i popoli d'Europa
«Ti drasô?, che devo fare?», è la domanda che si pongono gli eroi delle tragedie di fronte alle scelte impossibili. La stessa domanda che si pongono i circa dieci milioni di Greci chiamati a votare al referendum di domenica prossima. A noi altri Europei spetta il compito difficile ed impellente di sostenere il popolo greco, come Crisotemi con sua sorella Elettra: «Drasô, lo farò. Ciò che è giusto non non può esser messo in discussione, dobbiamo anzi affrettare l’opera».