Alice Zeniter : l'ungheria, la maschera e la penna
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Sombre dimanche, il secondo romanzo di Alice Zeniter, normalista di 26 anni, può mettere in allerta qualsiasi amante dell'Ungheria. A tal proposito, il titolo non mente: l'intrigo ha come sfondo Budapest, i personaggi principali - i Mandy – sono ungheresi. Per quanto riguarda l'autrice, ha vissuto per circa tre anni a Budapest e ha appena vinto il premio del libro Inter 2013.
Sombre dimanche è una saga familiare che ha inizio negli anni Settanta e termina all'indomani del 2000. Tre generazioni di Mandy (il nonno, il padre, Imre - il figlio, la figlia et la madre) vivono rinchiusi in una casa nei pressi della ferrovia della stazione Ovest (Nyugati pu.), ed è su questa casa che la storia si accanisce. Prima e seconda Guerra Mondiale, nazismo, comunismo, stalinismo, kadarismo, liberalismo: 50 anni di storia ungherese si susseguono sotto gli occhi dei lettori, al ritmo di una scrittura perfettamente espressiva, capace di suscitare la risata così come la pietà.
I Mandy, "sopraffatti" dalla sorte, sono prima di tutto vittime di una genealogia caratterizzata da silenzi e da una storia che non risparmia nulla al proprio popolo. Personaggio principale del romanzo: il giovane Imre, baladé du COMECON (Consiglio per la Mutua Assistenza Economica) à Wall Street, de sex-hhops en photocopieuses, de Californienne fantasmée en divorce à l’allemande, fait figure de Candide « qui a perdu ses rêves de 89 ».
Alice Zeniter, insegnante di teatro all'Università Sorbonne Nouvelle - Paris 3, tira con noi le somme del suo ultimo lavoro.
Da dove nasce l'idea di questo romanzo, perchÉ budapest?
« Quando ho iniziato a dire che stavo scrivendo "un romanzo ungherese", la gente mi ha fornito un sacco di storie della propria infanzia »
Alice Zeniter: Sono arrivata a Budapest per caso, spinta solo dal desiderio di lasciare Parigi. Ho trovato un posto come lettrice all' Eötvös Collegium e ho pensato "Perché no?". È lì che, dopo uno o due mesi di difficile adattamento, mi sono innamorata del Danubio, dei kert (delle lezioni) e di Freddie Mercury che cantava "Tavaszi szél". Il resto è una lunga storia di andirivieni tra Budapest e Parigi.
ho sentito dire che nel tuo primo romanzo, Jusque dans nos bras, Albin Michel (la casa editrice francese) aveva eliminato con furia qualsiasi allusione all'ungheria, Sombre dimanche È, dunque, la tua rivincita ?
Alice Zeniter : Assolutamente. Dato che non volevano i miei paragrafi sull'Ungheria in un romanzo che si svolgeva a Parigi (cosa che ora capisco), ho deciso di dedicare trecento pagine a Budapest. E voilà.
come È stato scrivere questo romanzo, tu che non hai mai vissuto gli anni che descrivi, come sei riuscita a fornire dei ritratti così minuziosi e verosimili?
Alice Zeniter: Mi sono accorta che durante il mio ultimo anno a Budapest, avevo la tendenza a lanciarmi in grandi discorsi sulla malinconia, l'umorismo ungherese e la storia del paese. Quando ho deciso di far prendere loro forma in un romanzo, ho preso appunti su quello che già mi interessava (ad esempio il Turul, il Danubio, 1956, il suicidio, Attila József - poeta ungherese - e i gatti). In seguito ho letto alcuni libri di storia mordicchiando un evidenziatore per cercare di consolidare le mie conoscenze. E ho iniziato a girare per Budapest. Andavo spesso da Petőfi Csarnok con il mio ragazzo Lawrence o con il mio amico Misi. Compravamo vecchie foto, vecchi messali, scatole di fiammiferi... Osservando questi oggetti immaginavo frammenti di vita. Quando ho iniziato a dire che stavo scrivendo "un romanzo ungherese" la gente mi ha fornito altre storie riguardanti la propria famiglia o la propria infanzia. Ne ho conservate alcune perché mi toccavano particolarmente o perché mi facevano ridere.
Cette interview a été réalisé le 30 janvier 2013 et initialement publiée sur l'excellent site d'actu hongroise édité en français Hulala. Lire l'entretien original dans son intégralité ici.
Photos © courtoisie de la page Facebook officielle d'Alice Zeniter - Vidéo (cc) ANightAtTheOpera1/YouTube
Translated from Alice Zeniter : la Hongrie, le masque et la plume