Ali Smith: "La scrittura può tutto"
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Quando si legge un romanzo di Ali Smith, viene voglia di consultare mille altri autori e ascoltare centinaia di gruppi musicali. Perché? Intervista con una scrittrice che lavora al limite e che non conosce preconcetti.
Entrare in casa della due volte nominata al Booker Prize è un po’ come entrare in una delle sue storie. Una guida sulle varie specie di farfalle poggia aperta sul tavolo, insieme a due piccole sculture. Mi trattengo dallo studiare attentamente gli scaffali pieni di film lungo le pareti e vengo travolta dalla passione generosa e genuina di Ali, nei confronti degli altri scrittori. Quando la conversazione scivola sui racconti brevi della scrittrice Katherine Mansfield, Alì si esprime così: “Era una scrittrice capace di rimanere in superficie e allo stesso tempo scovare decine di significati profondi sotto di essa, senza però mai farle venire a galla del tutto. Leggere una storia di Mansfield è un’esperienza tridimensionale. Nelle sue storie le ripercussioni e le risonanze sono a dir poco esplosive”. Più avanti, quando ammetto mestamente di non essere riuscita a finire la trilogia classica di Lewis Grassic Gribbon, A Scots Quair, ammette che la lettura de il Canto del tramonto « presuppone l’abbandono a una seduzione di tipo adolescenziale, guidata dal testo, ricca ed elegiaca. Bisgonz farsi possedere in maniera sessuale e forzata”.
Artful
La sua passione per la letteratura è emersa completamente con il suo Artful del 2012 (inedito in Italia, ndt.): un’impetuosa dose di narrativa e saggistica scritta con originalità e “in fretta e furia”, per dedicarsi anche a delle conferenze sulla Letteratura Comparata presso il Saint Anne’s College di Oxford. La narrativa, che al principio si presenta come storia d’amore – o di fantasmi? –, si confonde più volte con appunti esuberanti e giulivi sulla letteratura e filosofia greca. “Quando fai una lezione è come se avessi un qualche tipo di autorità”, spiega Ali – lei ammette di non sentirsi per nulla a suo agio in questo ruolo. “Partire per la tangente narrando una storia ti permette di mettere in secondo piano la tua presenza di fronte al pubblico. L’ “io” viene, per così dire, messo in discussione. Si tratta di una finzione una all’interno di una lezione il che, all’inizio crea un certo disordine” Ridacchia. La prima volta che ha tentato questa strategia, “il pubblico ne è rimasto sorpreso – racconta Ali, prima di continuare, – ma già dalla seconda volta mi sono sentita libera di sperimentare. Sentivo l’approvazione del pubblico che aveva cambiato i propri parametri di comprensione. Si era instaurata una relazione tra me e il pubblico che sottintendeva che tutto era possibile".
Credo che qualcosa di quel processo abbia avuto un’influenzato l’opera che stavo scrivendo nel frattempo. Questo senso di incontro, di apertura di uno spazio liberatorio, è un filo conduttore della narrativa di Smith: visitatori inaspettati (e spesso indesiderati) sono un tema ripetuto seppur sempre diverso nei suoi libri. “Non è una scelta cosciente”, precisa Ali, prima di lasciar cadere il suo sguardo sulla sua tazza di caffè mezza vuota.
Oltre il limite
"È stata davvero una grande fortuna essere nati in Scozia, un luogo dove si ha la sensazione di ritrovarsi al margine, separati da un paese molto più grande come l’Inghilterra. In un certo senso ci si sente persino ai margini della storia”, afferma Ali, che ora parla più lentamente: “In Artful ho dedicato un intero capitolo al concetto di “limite». Lo spazio più creativo, più eccitante, è quello ‘liminare’; quel luogo dove entra in contatto tutto ciò che non dovrebbe mai incontrarsi. Uno spazio di transito ritualmente interessante per noi umani in quanto specie e dove l’indicibile può essere professato. Ha a che fare con la forza dell’arte: andare nel luogo che contiene tutto, dalla follia alla sanità più intensa”. Ali prende una pausa per cercare le parole giuste: “Tutti i nostri opposti, le nostre contraddizioni interiori sulle quali lavoriamo ogni giorno. Quella forza esterna che arriva e distrugge tutto: tutto questo è l’arte. Come potevo non scrivere niente a riguardo?”.
Forse è proprio questo senso del liminare che porta la scrittrice ad avere un’attitudine così aperta nei confronti della letteratura, a rifiutare i preconcetti. C’è una cosa in particolare che la letteratura dovrebbe fare? “Tutto”, dice semplicemente: “La scrittura dovrebbe fare tutto”.
Mi versa altro caffè e accenna un sorriso. Poi mi chiede: “Così può bastare?”. Continuiamo a parlare delle radici e dei significati delle parole. Esco da casa sua con la voglia di imparare il latino, di conoscere tutte le specie di farfalle e di tornare a leggere Lewis Grassic Gibbon.
Translated from An interview with Scottish author Ali Smith