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Alexander de Croo, il giustiziere del Governo belga

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Default profile picture zoedeyork

Translation by:

Default profile picture Ottavia Sanseverino

Politica

Le elezioni anticipate sono pressoché inevitabili, confessa Yves Laterme, primo ministro dimissionario che ha annunciato che non si ricandiderà. Dopo che il re Alberto II ha accettato le sue dimissioni il 26 aprile scorso, Yves Laterme può riflettere sulle ragioni della propria sconfitta.

Nel suo specchietto retrovisore si materializzerà allora il viso di un idealista ambizioso, il capo dei liberali fiamminghi dell’ Open VLD (Vlaamse Liberalen en Democraten, Fiamminghi Liberali e Democratici), Alexander De Croo.

Dalla sera di mercoledì 21 aprile c’è un nome sulla bocca di tutti in Belgio, ed è quello di Alexander De Croo. Tuttavia, a 35 anni il presidente dei liberali fiamminghi è ancora un novizio in politica. Presente per la prima volta nelle liste dell’Open VLD alle passate elezioni europee, non ha mai esercitato il mandato politico. Il padre, Herman, è al contrario un veterano della politica belga. Ministro dello Stato ed ex-presidente della Camera, il papà è considerato un saggio ed un francofilo: nell’estate 2007, dopo le ultime elezioni legislative e la seguente crisi politica, fu consultato dal re Alberto II allo scopo di raggiungere un negoziato.

Un fiammingo francofilo

Il 22 aprile la sua uscita dalla coalizione di Governo ha dato il via alla crisi politica belgaDel resto, dal momento dell’elezione di Alexander a capo del suo partito, lo scorso dicembre, il giovane fiammingo coltiva questa stessa immagine francofila. Contro di lui, Marino Keulen, vecchio ministro del Governo fiammingo, che non è nuovo nell'attaccare i francofoni: numerose volte si è rifiutato di nominare i borgomastri di francofoni della periferia di Bruxelles, che avevano inviato convocazioni elettorali in francese, cosa che è permessa dalla legge belga, ma vietata da una circolare fiamminga. L’impresa di quello che appare come un giovane intraprendente si annuncia difficile. Il partito è alle strette dal giugno 2007. Il tema della campagna elettorale – il rinnovamento – si è trasformato in una politica comunitaria più radicale. Il vecchio primo ministro liberale, Guy Verhofstadt, si era abituato a mettere i problemi comunitari da parte, quando questi minacciavano il suo governo. Ma sullo scacchiere politico fiammingo sono i partiti estremisti come N-VA (Nieuw Vlaams Alliantie, Nuova alleanza fiamminga, separatista), Vlaams Belang (Interesse Fiammingo, estrema destra, separatista) e la lista di De Decker (destra separatista) a fare incetta di voti. La collaborazione nata da qualche anno con il partito-fratello del VLD, il MR (Mouvement Réformateur – Movimento Riformatore, liberali francofoni) si deteriora e le rivendicazioni fiamminghe in seno al partito si fanno più forti.

BHV, il gran bazar del governo belga

Prima dell’elezione, in un’intervista alla RTBF (Radio Télévision Belge Francophone - radio televisione belga francofona), il giovane Alexander anticipa: «Se non ci sarà la scissione (dal BHV, la circoscrizione Bruxelles-Hal-Vilvorde), il punto di vista dei fiamminghi si radicalizzerà ulteriormente». Ma al momento la partita è nelle mani del CD&V (Christien Democratisch en Vlaams - Cristiani Democratici e Fiamminghi) di Jean-Luc Dehaene. Agli occhi di tutti, l’Open VLD guidato da Alexander De Croo non è il partito da cui proviene il pericolo. Gli sguardi sono puntati verso il CD&V ed il suo vecchio partner, il N-VA. Gli imperativi del momento sono altri: le conseguenze della crisi economica e finanziaria sono in prima pagina ed occupano i governi federali e confederati.

Frustrazione tra i belgi per questa crisi che arriva appena prima che il paese prenda le redini della presidenza semestrale dell'Ue

In circa quattro mesi, il giovane leone ha guadagnato sicurezza e si avvicina ai negoziati con un certo idealismo. Gli altri partiti gli rimproverano di «credere ancora alle promesse». Tali promesse sono quelle dei politici: Dehaene aveva come missione quella di avanzare proposte per facilitare le discussioni sul BHV (Bruxelles-Hal-Vilvoorde) dopo le vacanze pasquali. Il martedì, alla ripresa dei lavori, getta la spugna e si dimette, nello stupore generale. I partner avevano sperato di vederlo condurre i negoziati a termine. De Croo dichiara allora di volere una soluzione per il giovedi seguente, giorno di udienza plenaria alla Camera dei Rappresentanti. Ma il mercoledì pomeriggio i protagonisti del negoziato si accordano su una nota di intenzione. Tutti si dichiarano soddisfatti, tranne il VLD che indice una riunione di partito per il giovedì mattina. Voci di corridoio parlano di una possibile uscita del VLD dalla coalizione. Alle 9.30 i membri del partito si riuniscono; alle 11.31 Vincent Van Quickenborne, ministro federale vicino a De Croo, annuncia su Twitter: «Alea jacta est». Il dado è tratto, il VLD lascia la coalizione. Qualche minuto più tardi, il suo giovane presidente annuncia il ritiro della fiducia al governo e il paese entra in crisi.

Articolo pubblicato il 26 aprile 2010 da Zoé de York sul babelblog di Bruxelles

Foto: Tom Leuntjens/flickr; Alexander de Croo/Facebook; stttijn/flickr

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Translated from Alexander De Croo, le tombeur (du gouvernement) belge