Alcart: legalità e cultura ad Alcamo
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Vi raccontiamo Alcart, il festival di arte, cultura e legalità che dal 2010 ha luogo ad Alcamo, in provincia di Trapani. Nato grazie all'intraprendenza di un gruppo di giovani amici alcamesi con lo scopo di unire le realtà emergenti nel panorama siciliano e nazionale, è giunto quest'anno alla sesta edizione. (Fotogallery)
Da sei anni a questa parte ad Alcamo, cittadina siciliana in provincia di Trapani, non vi è estate senza Alcart. Tutto è nato nel 2010 quando un gruppo di ragazzi del posto si è lanciato nell'organizzazione di un evento destinato ai propri amici, parenti e concittadini. Alessandro Contento ricorda ancora le notti insonni di quell'estate in cui, appena maggiorenne, si fece carico delle spese di preparazione del festival, assieme agli altri ragazzi. Più nel dettaglio, Alcart è il frutto del lavoro di quattro associazioni quali Kepos, Creattiva, Run e Libera, attive su diversi fronti. Vi si trovano coinvolte una cinquantina di ragazzi dai 22 ai 35 anni il cui obiettivo è quello di migliorarsi ogni anno per garantire a tutti questo appuntamento, ormai fisso ad Alcamo.
L'organizzazione dell'Alcart festival prevede ogni anno diverse manifestazioni culturali come mostre fotografiche e pittoriche, presentazioni di libri, seminari, dibattiti, laboratori e, ovviamente, musica live.
Quest'anno trova spazio l'esposizione fotografica "Cubatoday" di Fulvio Eterno, giovane fotografo alcamese che vanta già un'esperienza di prim'ordine, e che ci mostra il ritratto di una Cuba che sta sparendo. In due settimane Fulvio ha esplorato sette città dell'isola sudamericana armato di fotocamera e registratore, per ritrovarsi in un mondo "ibernato" negli anni '60, ma che sta per cambiare in seguito alla conclusione dell'embargo imposto dagli U.S.A. nel 1962 e terminato con Barack Obama nel 2014. Un piacevole e sorprendente viaggio tra ritratti puri e contrasti lontani.
La direzione artistica delle installazioni, curata dall'intero staff ha puntato a creare l'occasione per riflettere su temi sociali che hanno scandito quest'anno. L'installazione intitolata Sotto le note di un tragico mare porta lo spettatore nei naufragi degli immigrati, rappresentati da mani realizzate in gesso e di colore diverso, che affiorano dai lenzuoli implacabili del mare; delle cuffie trasmettono melodie di violino e accompagnano le scene di salvataggi in mare proiettate di fronte allo spettatore. Insieme si può è un alberello spoglio e arido, rinvigorito nel corso del festival dai pensieri dei partecipanti sulle foglie che appenderanno sui rami, fino a rendere verdissimo l'albero.
La villetta comunale in piazza Bagolino è lo spazio dedicato alle esposizioni fotografiche e pittoriche di tanti giovani provenienti da diverse aree del territorio siciliano; vi è la prima mostra fotografica di Roberta Erre, con una serie di immagini raccolte nell'arco di tre anni in diverse città europee, dei dettagli decontestualizzati in paesaggi che sono destinate all'immaginazione dello spettatore; incontriamo Enrico Carimi che espone una serie di progetti grafici intitolati Modern Time di cui alcune sono state utilizzate per le illustrazioni del libro Non ho tempo: la grande menzogna di Danilo Serra. Tutti gli artisti espongono ad Alcart mossi dall'entusiasmo degli organizzatori del festival, che credono nella propria terra e intendono darle sempre più voce.
Interessante anche l'esposizione del duo pittorico Chicrì (Chiara Benenati e Cristina Pizzitola) nella quale si possono vedere i lavori realizzati durante un laboratorio estivo di pittura dai ragazzini di Alcamo, iniziativa partita dalla sinergia con i ragazzi di Alcart.
Intorno alle 21:00, ogni sera va in scena una compagnia teatrale diversa con le proprie proposte, spaziando da acrobazie circensi a rivisitazioni di classici del teatro.
Le giornate si concludono con una rassegna musicale del panorama italiano emergente: durante il festival il palco ha retto alla grande le esibizioni de I Matti delle Giuncaie, Figli dell'Officina, Kutso, Molotov d'Irpinia, e quelle della serata di chiusura in cui il reggae ha fatto saltare tutti al parco suburbano. Prima il reggae selvaggio con venature di ska dei calabresi Marvanza Reggae Sound, e quello rimato dal rap dei messinesi Boo Daci's dopo, hanno scaldato il pubblico che si è infine scatenato con DJ Delta.
Approfitto del carisma dei Boo Daci's per salire alla batteria e godere dal palco della musica di questi ragazzi che si sono incontrati durante l'occupazione universitaria a Messina nel 2010 durante la protesta al decreto Gelmini, giungendo poi a collaborazioni con Mama Marjas, Alborosie, General Levy, Sud Sound Sistem, Roy Paci e tanti altri. Dopo l'estate torneranno alla registrazione del loro primo album di inediti.
Come dicono tutti gli artisti venuti ad Alcamo per prendere parte al festival, tutto il merito va ai ragazzi dell'organizzazione, che si occupano di ogni dettaglio con grande solidarietà e umiltà, senza finanziamenti, gettando le basi per un futuro consapevoli del potenziale del loro lavoro di squadra.