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Agromafie e nuova criminalità organizzata: il guanto di sfida dell'Unione europea

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Milano

Lotte alla nuove mafie partono dalle università e corrono sui binari della cooperazione. CROSS, Eurojust, Europol: un'Europa libera e unita parte dalla collaborazione e dai diritti. Ecco come si muovono le acque alla Statale di Milano

La mafia incombe sul diritto al cibo. Estesi e numerosi i circuiti che cercano di garantirlo; ma i sistemi anti corruzione sono troppo deboli. È questo l'allarme lanciato da Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale di Milano e giurista instancabile, ora anche presidente del "Milan Center for Food Law and Policy", che ha voluto legare ad Expo 2015 la sua più recente battaglia per la legalità. 

«Il progetto del Milan Center for Food Law and Policy vuole lasciare un'eredità costruttiva per il diritto all'accesso al cibo, che perduri ad Expo 2015,» ha dichiarato la professoressa Pomodoro, intervenuta ospite al convegno organizzato l'8 luglio dal CROSS (Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università degli Studi di Milano) nella sede della Facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali della Statale di Milano. La conferenza ha visto la partecipazione di una folta schiera di giuristi in prima linea sul tema dei diritti umani e della collaborazione tra stati membri dell'Unione Europea.

Settore agroalimentare e criminalità organizzata

Il land grabbing (l’acquisizione massiva di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo da parte, per lo più, di multinazionali), avviene in particolare senza un controllo adeguato dove le infiltrazioni criminali internazionali sono molto forti, come ha espresso nel suo discorso la relatrice. E il giudice Pomodoro non ha mancato di gelare il sangue dell'uditorio. Particolare agghiacciante sulla violenza della permeabilità alle agromafie è «il grado di ricattabilità su chi non ha accesso ad una adeguata nutrizione». Secondo il “Rapporto Agromafie” elaborato da Coldiretti, Eurispes, e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, infatti, il business delle agromafie italiane sarebbe addirittura di 15,4 miliardi di euro. «Non vi sono zone “franche” rispetto a tali fenomeni. Mentre è certo che le mafie continuano ad agire sui territori d’origine, perché è attraverso il controllo del territorio che si producono ricchezza, alleanze, consenso: specialmente nel Mezzogiorno» si legge nell’allarmante rapporto pubblicato nel gennaio 2015.

E mentre impazza Expo, con il suo slogan “Nutrire il Pianeta”, ecco il terreno di coltura delle nuove mafie: proprio il settore agroalimentare.

La cooperazione per il contrasto alle mafie

Cooperazione tra Stati europei e diritti della persona sono stati, poi, il filo rosso che ha animato l’aula 5 di via Conservatorio. Eurojust ed Europol, i due temi-guida che hanno interessato la platea e i relatori, intenti a tracciare un punto della situazione sulla cooperazione tra le due agenzie europee. «Di questi tempi anche le mafie si globalizzano – emerge dal discorso introduttivo di Christian Ponti, esperto di diritto internazionale del CROSS –. Noi operatori dobbiamo individuare i modi per la collaborazione al contrasto dei crimini». Il trattato di Lisbona, in vigore dal 2009, ha introdotto tra gli Stati membri dell'UE il principio per cui ognuno deve riconoscere l'autorità giudiziaria dell'altro nelle operazioni di polizia che riguardano più Paesi membri, per rendere più facile il duro lavoro di Eurojust ed Europol (i “pubblici ministeri” e i“poliziotti” d'Europa).

Combattere la mafie con la globalizzazione

Le vere star della giornata sono stati Angela Teresa Camelio e Alfredo Nunzi, rispettivamente membri di Eurojust ed Europol.

E se le mafie si globalizzano, proprio con la globalizzazione le combatteranno, sembra affermare con il suo l'intervento la dottoressa Camelio, membro nazionale italiano presso Eurojust e magistrato: «Compito strategico di Eurojust è produrre una omogeneizzazione delle varie normative – ha detto l'esperta – in vista della cooperazione attraverso la conoscenza dei reciproci sistemi giudiziari».

Cruciale è il tema della condivisione delle informazioni tra organi di polizia di vari paesi membri, come afferma Alfredo Nunzi, segretario del consiglio di amministrazione di Europol ed esperto di crimine organizzato: «Europol mette in comune informazioni, perché la sicurezza interna ed esterna rappresentano un unico grande obiettivo».

A conferma del potere delle organizzazioni criminali, capaci di creare un rete a livello sovranazionale, e dell’importanza al tempo di stesso di un contrasto che sia davvero comune e unitario due recenti episodi: la maxi operazione Blue Amber, che ha portato al sequestro di 2,8 tonnellate di cocaina e oltre 500 arresti in 260 località nel mondo, e la recente decisione con cui Europol controllerà oltre 100mila tweetlanciati dagli account legati al califatto dell’Isis.

Un'incoraggiante rincorsa verso la collaborazione politica, dunque, emerge dall'incontro tra i professionisti della lotta alle criminalità organizzate. Sul filo del rasoio dei recenti “bollori” della scampata Grexit e della crisi economico-politica dell'Europa unita.