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Affari & politica (federalista)

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Politica estera, regolamentazioni, allargamento. Ecco cosa pensa la business community degli Stati Uniti d’Europa. Inchiesta.

Dal primo maggio l’Unione Europea è una realtà di 25 paesi che condividono un insieme di valori che si esprimono, fra l’altro, nel diritto comunitario, nella moneta comune, nel mercato unico, nel commercio estero. L’accesso dei dieci nuovi paesi è un evento storico che suscita una domanda: gli operatori economici e finanziari sarebbero interessati a un progetto di Europa federale che, al di là dell’economia, includa anche la dimensione politica?

Lo spauracchio è...

Secondo un sondaggio pubblicato il 23 aprile scorso da Eurochambres, l’associazione europea delle Camere di Commercio, la business community dei dieci nuovi paesi dell’UE mostra un chiaro interesse per i vantaggi economici che l’Unione offre, sia a livello di mercato interno che nei rapporti di commercio internazionale. Questa opinione è condivisa anche dal mondo degli affari del resto della UE. Ma se si parla di Europa federale, cioè di Stati Uniti d’Europa, le posizioni della comunità economica sono meno chiare. E non sembra si possa parlare di maggiore o minore supporto, quanto di relativo distacco da un progetto complesso che comunque non esiste ancora nel panorama politico attuale. La comunità economica tende piuttosto a concentrarsi su richieste più semplici ma dai chiari ritorni economici.

Cercasi investimenti in Ricerca & Sviluppo

Angelos Serris, Chief Financial Officer di Upstream Systems, compagnia greca di servizi di telecomunicazione, dichiara che “il rischio è che un’Europa federale regolerà ancora di più l’attività economica o, peggio, che non sarà capace di imporre un comune quadro finanziario, fiscale e imprenditoriale per i 25 paesi. Di conseguenza la competizione interna ne risulterebbe danneggiata e l’Europa non avrebbe la forza di affrontare i suoi principali rivali commerciali (USA, Cina e Giappone). Quel che un’Europa federale potrebbe invece apportare alla comunità economico-finanziaria, sarebbe una migliore attivazione della forza lavoro attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, formazione e flessibilità”.

Questi punti costituiscono il nocciolo delle preoccupazioni della business community. Secondo un funzionario di un importante organismo multilaterale “c’è anche la possibilità che un comune governo europeo possa rendere più spedita l’adozione di misure di armonizzazione che oggi invece necessitano dello specifico recepimento da parte dei parlamenti nazionali”.

Competizione globale

Un’ulteriore dimensione, estremamente importante per il mondo corporate è quella delle relazioni esterne dell’UE. Oggi la competizione globale richiede notevoli capacità negoziali sia nei rapporti con Stati Uniti, Cina e Giappone, che a livello dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e negli altri organismi multilaterali. Non per nulla infatti queste sono le aree dove la UE ha degli ampi poteri e ha sviluppato un notevole know-how economico e giuridico. Secondo Christopher Bockmann di Clifford Chance, studio legale internazionale di consulenza con sede ad Amsterdam, “le relazioni esterne della UE (commercio, allargamento) sono probabilmente le dimensioni in cui il mondo imprenditoriale vede i maggiori vantaggi e il maggior ruolo per un’Europa federale. La paura è piuttosto che un’Europa federale possa imporre un’eccessiva regolamentazione”.

Proprio sulle relazioni economiche esterne, che includono i poteri antitrust della Commissione, la UE è temibile e un governo federale europeo avrebbe ancora maggiore autorità. Su questo punto i maggiori oppositori di un progetto federale potrebbero essere, paradossalmente, gli Stati Uniti, per i quali resta più vantaggioso avere istituzioni europee deboli; un interlocutore forte come un governo federale europeo potrebbe dar vita ad una entità economica capace di imporsi sul piano internazionale sotto tre dimensioni: con l’antitrust, anche solo limitando il raggio d’azione delle multinazionali USA; competendo come blocco europeo in specifici settori, ad esempio con Airbus nell’aviazione civile; negoziando con un’unica voce, come già avviene per gli scambi commerciali.

Secondo Matthew Ryall, responsabile europeo della compagnia americana di intermediazione mobiliare Lasalle, “la preoccupazione è che un superstato europeo adotti le peggiori misure di politica economica, cosa che renderebbe la situazione più difficile in tutta Europa”.

L’idea di Europa federale è un obiettivo dei padri fondatori che va molto al di là degli obiettivi specifici del mondo economico-finanziario. Un mondo che pare relativamente neutro rispetto all’idea federale ma che potrà aiutare a realizzarla se convinto del fatto che, per migliorare la performance economica europea, un progetto politico federale è indispensabile. Così come ha appoggiato, a suo tempo, l’introduzione dell’euro.