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Adeguamento e stabilità: i piani dell’UE e della NATO in Libia 

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Mafalda Morelli

Nel febbraio 2017, in occasione della riunione ministeriale della NATO, il Primo ministro libico ha richiesto la formazione e la diffusione dell'esercito nel paese. Nell'agosto 2016, l’UE ha stabilito il percorso di formazione della Guardia costiera libica nel quadro dell'Operazione Sophia. Data la sua situazione geopolitica e strategica, la Libia è al centro degli interessi della NATO e dell'UE.

L’interesse per la Libia: l’UE e la NATO a confronto

Nel 2011, la guerra civile in Libia ha avuto forti ripercussioni sull'equilibrio politico dell’UE e del Patto atlantico. L’Unione europea ha dispiegato le sue forze per intervenire nel processo di transizione verso una democrazia inclusiva e stabile, a sostegno dei tentativi di mediazione delle Nazioni Unite. L’UE ha espresso il proprio sostegno ad una transizione politica e ad una soluzione negoziata, che sia accettabile per tutti i gruppi legittimamente riconosciuti del paese. Ha anche fornito un aiuto bilaterale, tra cui aiuto umanitario e assistenza in materia di immigrazione, nonché un sostegno mirato attraverso le sue missioni e operazioni, che s'iscrivono nel quadro della sua politica di sicurezza e difesa, in particolare, la gestione di EUNAVFOR Med Sophia e EUBAM.

Per quanto riguarda il sostegno politico, l’UE appoggia ancora oggi l'accordo politico libico (LPA) concordato nel 2015, nonché il Governo di Accordo Nazionale approvato dalle Nazioni Unite. L’UE lavora in stretta collaborazione con la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Libia, per facilitare l'attuazione dell'Accordo politico libico, ed è favorevole ai tentativi di mediazione per la prevenzione dei conflitti. Tuttavia, l’UE non svolge soltanto un ruolo sotto l'egida dell'ONU, poiché intrattiene anche relazioni bilaterali con car elle entretient également des relations bilatérales avec la Libye

L’UE non si concentra soltanto sull'aiuto politico ed economico, ma ha avviato l'operazione EUBAM nel 2013, allo scopo di fornire sostegno alle autorità libiche per migliorare e sviluppare la sicurezza delle frontiere del paese. La missione civile è la risposta ad un invito della Libia e s'iscrive nell'approccio globale dell’UE, a favore della ricostruzione postbellica in Libia. Ciononostante, il particolare interesse per la Libia deriva da un fenomeno molto più complesso: i flussi migratori e la lotta contro il traffico di migranti. Questa è anche la ragione per la quale, nel 2015, è stata avviata l'Operazione Sophia (EUNAVFOR Med). La Libia ha attirato l'attenzione dell'UE ed è riuscita a «promuovere» le sue prime risorse civili e militari.

Durante la guerra civile del 2011, non solo l’UE ma anche la Nato si è impagnata in Libia. Anche se la coalizione internazionale è riuscita ad allontanare il dittatore Muammar Gheddafi, non è riuscita a mantenere la stabilità e la sicurezza. Le cause principali che hanno avuto ripercussioni sulle capacità d'intervento sono state la fragilità militare libica e la decentralizzazione del potere.

Nel dicembre 2015, l’accordo politico libico aveva offerto un po' di speranza di stabilità, ma il Governo di Accordo Nazionale (GNA) è stato incapace di estendere la propria autorità a tutto il territorio libico. Ad est, la Camera dei Rappresentanti del generale Khalifa Haftar si rifiuta di riconoscere il GNA.

L’UE e la NATO hanno dato prova d'impegno per risolvere la questione libica. Nel giugno 2016, l'Unione europea ha prorogato il mandato dell'Operazione Sophia, per lottare contro il traffico di migranti. In occasione del vertice di Varsavia, la NATO ha riconosciuto la necessità di un «possibile ruolo della NATO nel centro del Mediterraneo, per ordine dell'Unione europea, allo scopo di aiutare, se necessario, allo svolgimento dell'operazione dell'Unione europea». Il 14 luglio 2016, la Nato ha avviato l'operazione Sea Guardian, la cui missione è quella di lottare contro il traffico di migranti e il terrorismo, fornendo le competenze necessarie, e di permettere alle imbarcazioni di spostarsi liberamente per migliorare il potenziale regionale.

Libia: una prova per l’UE et la NATO

Data la prossimità geografica, l'instabile situazione della Libia costituisce una minaccia per l’UE, ma anche per la NATO. La guerra civile libica ha anche favorito l'aumento dei flussi migratori illegali attarverso il Mediterraneo centrale in direzione dell'Europa. Il primo passo concreto per contrastare la tratta di esseri umani è stato compiuto nel giugno 2015, quando è iniziata l'Operazione Sophia (EUNAVFOR Med).

L’operazione è stata suddivisa in 4 fasi: dispiegamento delle forze per capire le attività e i metodi del contrabbando; ricerca e dirottamento delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti, adozione di misure operative contro le imbarcazioni destinate alla tratta e al traffico di esseri umani; ritiro delle forze e conclusione dell'operazione. Attualmente, 5 imbarcazioni sono schierate e 25 paesi contribuiscono con le loro risorse logistiche ed economiche.

L'Operazione Sophia fa parte di un insieme di misure adottate dall'UE per risolvere la questione migratoria. L'obiettivo è quello di compiere tentativi sistematici per identificare, catturare e neutralizzare le imbarcazioni e le risorse utilizzate dai traficcanti di migranti, allo scopo di smantellare e prevenire la perdita di vite in mare. Tuttavia, a causa della situazione d'instabilità persistente in Libia, L'UE ha deciso di prolungare la missioine. Infatti, il 20 giugno 2016, il Consiglio ha prorogato il mandato dell'Operazione Sophia fino al 27 luglio 2017, aggiungendovi la formazioni dei guardacoste e un contributo all'attuazione del blocco dell'ONU sulle armi in mare aperto.

In seguito al vertice di Varsavia, la NATO ha iniziato a valutare sempre più la possibilità di un'operazione nel Mediterraneo. L’operazione marittima – Sea Guardian – è stata avviata nel Mediterraneo l'8 novembre 2016. Le navi della NATO sono responsabili della vigilanza, della lotta al terrorismo e del miglioramento del potenziale regionale. Sea Guardian supporta anche lo svolgimento dell'Operazione Sophia, nel campo della conoscenza e della logistica. Sembra evidente che la NATO e l’UE hanno un interesse importante nel Mediterraneo centrale, che sembra esser diventato un terreno d'azione per le due organizzazioni. Ciononostante, alla fine del 2016, l’UE ha iniziato a prendere in considerazione nuove misure per affrontare la crisi in Libia e i flussi migratori.

La Dichiarazione di Malta e la riunione della NATO

Il 31 gennaio, Donald Tusk ha inviato un invito ufficiale ai 27 capi di Stato dell'UE per la riunione di Malta, con i quattro assi principali: gli aspetti internazionali dell'immigrazione, i flussi di migranti clandestini nel Mediterraneo centrale, l'azione a lungo termine con i partner africani e la cooperazione con la Libia.

Per quanto riguarda gli aspetti internazionali dell' immigrazione, la Dichiarazione finale rende noto che grazie all'Accordo UE-Turchia, gli arrivi sono diminuiti del 96%. Tuttavia,  resta aperta la via del Mediterraneo centrale. Per quanto riguarda la relazione con i partner africani, l’UE ha garantito che, a livello regionale, saranno prese misure operative supplementari. Riguardo alla Libia e al Mediterraneo centrale, l'UE ha espresso la sua inquietudine per l'instabilità politica e l'assenza di controlli sui flussi migratori.

Il 6 febbraio, in occasione della riunione del Consiglio, l’Unione europea ha espresso ancora una volta il suo interesse per la Libia. Nella Conclusione, l’UE ha accolto con favore l'intenzione della Libia e delle sue organizzazioni regionali (come l'Unione africana e la Lega degli Stati arabi) di contribuire al percorso politico della Libia. L’UE si è anche dimostrata pronta a collaborare con le autorità libiche per riformare il settore della sicurezza e partecipare alla realizzazione di diverse strutture per la sicurezza e la difesa.

Al termine della riunione di Malta, l’UE ha dichiarato di voler continuare a limitare l'immigrazione clandestina nel Mediterraneo centrale e smantellare il modello economico dei passatori e dei trafficanti di esseri umani. Alla strategia multilaterale dell'UE, ha fatto seguito quella più politica della NATO. In occasione della riunione ministeriale del 15 e 16 giugno a Bruxelles, uno dei temi di primaria importanza è stato quello delle rotte del Mediterraneo centrale. Inoltre, la riunione si è conclusa con la richiesta ufficiale del Primo ministro libico per ottenere l'aiuto della NATO sul suo territorio.

La NATO ha illustrato le sue intenzioni di diffondere la stabilità oltre le frontiere e lottare contro il terrorismo. Al Joint Force Command di Napoli, è stata decisa la creazioine di un «Hub per il Sud». L'Hub è uno strumento che può essere utilizzato per affrontare varie sfide, incrementando la conoscenza della situazione e il grado di coordinamento, e permette di raccogliere e capire le informazioni. Tuttavia, lo scopo dello Hub non è quello di controllare le grandi operazioni militari, ma sarà utilizzato per acquisire informazioni allo scopo di migliorare i tentativi si sensibilizzazione e di coordimanento situazionale. Secondo le dichiarazioni, il capitale umano sarà dispiegato a Napoli, mentre dei droni di sorveglianza in Sicilia.

Conclusione

Per diverse ragioni, la NATO e l'UE hanno interessi diretti in Libia ma, allo stesso tempo, hanno obiettivi diversi. Ciononostante, il senso di adeguamento unisce le due istituzioni. 

Inizialmente, l’UE voleva esportare la sua vera identità: una protagonista capace d'intervenire sul piano economico e politico. Nondimeno, con l’Operazione Sophia, l’UE ha attuato un processo in grado di dimostrare la sua forza in materia di difesa e sicurezza. La Libia è stata uno dei primi casi importanti, in cui L'UE ha voluto mettere alla prova tutte le sue competenze: il Mediterraneo potrebbe quindi diventare un campo di prova. L’Operazione Sophia offre una formazione per i guardacoste e la marina che, al suo primo ciclo, ha già garantito la formazione di 89 allievi e dei loto tutori. L'UE inizia a vedere i primi risultati del suo impegno in Libia.

La sfida della NATO sembra ancora più complessa. Secondo le dichiarazioni del Segretario generale e il Comunicato del vertice di Varsavia, la NATO deve continuare ad adeguarsi per affrontare le nuove minacce. Se è vero che dal 1989 e dalla caduta del muro di Berlino la NATO ha dovuto «reinventarsi», è anche vero che, dagli anni 1990, l'organizzazione ha lentamente imboccato la strada dell'adeguamento davanti alle nuove sfide mondiali. Tale metamorfosi si concretizza anche grazie alla cooperazione con l'UE, iniziata nel corso degli ultimi decenni.

Oltre agli interessi politici, sociali ed economici, la Libia è una sfida per le due organizzazioni, in quanto ognuna di esse potrà dimostrare in che misura le sue competenze sono flessibili e incisive (anche se con mezzi diversi), cercando ovviamente di risolvere il problema della Libia.

Articolo scritto da Maria Elena Argano​ e inizialmente pubblicato sul sito del nostro partner EU Logos Athena.

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Translated from Adaptation et stabilité : les plans de l’UE et de l’OTAN en Libye