Addio spazzatura, passiamo all'azione
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Francesco ChiaroGli studiosi sostengono che la storia, fatta eccezione per i suoi logici alti e bassi, mantiene attraverso i secoli un vettore lineare diretto verso il progresso dell’umanita e il perfezionamento della civiltà.
Quindi, secondo questa teoria, le crisi congiunturali, le guerre, le rivoluzioni e le seguenti involuzioni non sarebbero altro che momenti catartici contribuenti al progresso della società e all’aumento del livello di egualitarismo e sviluppo. La scienza, la tecnologia, la sanità, la solidarietà, il perfezionamento delle strutture governative nonchè l’alimentazione provocherebbero, a favore di suddetto vettore lineare della storia, un incremento costante durante i secoli.
Nonostante ciò, sembrerebbe che ci stiamo addentrando in una nuova fase storica: esistono indizi più che sufficienti per affermare che la storia non è più quel singolo vettore diretto verso l’alto, ma si è sdoppiata in due vettori antitetici. Uno mira al progresso del genere umano mentre l’altro a una sua evidente involuzione.
Le foto di questo reportaje non hanno bisogno di commenti.
Le montagne di immondizia accumulatesi nell’Alameda de Hércules sono qualcosa di più, di molto di pù, di un reportaje fotografico su di un conflitto lavorativo tra un comune e la sua impresa di pulizie.
La società, intesa come l’insieme solidale e armonico di tutti i suoi integranti e non come un semplice collettivo di individui, giace sepolta sotto il peso dei rifiuti.
In cima alla montagna di buste dell’immondizia, invece, siedono papali la globalizzazione, il capitalismo duro e puro, la morte dello stato del benessere e i servizi pubblici.
Per questa volta, non tentate di accertare chi aveva ragione e chi torto. Cercate di alienarvi dalla stampa quotidiana, dagli incidenti concreti causati dallo sciopero e lasciate da parte persino le vostre -filie e le vostre -fobie.
Se l’asolidarietà continua a spargersi liberamente nelle nostre vite e se la crisi economica e dei valori patita dalla nostra società continua ad aggravarsi, il giorno in cui non ci sarà più nessuna soluzione possibile al conflitto non è poi così lontano.
Non ci sarà nessuno a prendersi cura di noi quando ci ammaleremo. Non ci sarà nessuno a educare i nostri figli. Nessuno a raccogliere l’immondizia. Nessuno, a meno che noi tutti, ogni singolo individuo, abbia la capacità economica per provvederne di tasca propria.
Allo stesso modo, muniti dei nostri “smartphones”, dei nostri tablets, delle nostre fotocamere digitali, saremo collegati istantaneamente con tutti gli altri sofferenti compagni d’umanità.
Potremo retwittare in tempo reale, condividere su Facebook o inviare alla nostra mailing list tutte le informazioni che si produrranno.
Le nostre strade, dove si trascineranno i mendicanti e i nostri figli non scolarizzati, saranno sommerse dai rifiuti e da acque stagnanti, creando così un impareggiabile brodo di coltura per epidemie che credevamo ormai di un altro tempo.
Non sarebbe allora poi troppo assurdo un tweet del genere: “retweet di @leondesanmarcos: altri cento infettati nell’Alameda. RT? #pestebubbonica.”
Oppure ancora “A Vale Wale, Elena Urbina e ad altre cinque persone gli piace il tuo stato: la montagna di immondizia della calle Rioja arriva fino al quinto piano. Ci sono topi grandi come pitbull. Condividetelo sul vostro muro.”
Non avremo servizi sociali, ma certamente non ci mancheranno i mezzi per condividere informazioni, scambiare dati, lamentele, foto, battutine, analisi da blog e notizie ufficiali. Uno scambio infinito di informazioni seguito da una passività indistruttibile. Dall’essere cittadini passeremo all’essere testimoni e portavoce della nostra stessa mancanza di civismo. Della nostra decadenza.
E nel frattempo i due vettori della storia continueranno ad avanzare in direzioni opposte fino a squarciare quel poco di tessuto sociale che ci era rimasto, vanificando tutti i progressi sociali e umanitari raggiunti in questi tre millenni, perfezionando però la tecnologia fino a limiti impensati convertendoci così in una specie di razza selvaggia armata di tablet e iPhone.
Non siamo mai stati così tanto informati. D’altro canto, non siamo mai stati così passivi.
Mi chiedo cosa sarebbe successo se i parigini del luglio del 1789 avessero avuto a loro disposizione gli stessi mezzi di scambi informativi che abbiamo adesso. Mi chiedo se avrebbero preso d’assalto la Bastiglia o se si sarebbero limitati a riprodurre fino alla sazietà un tweet non troppo diverso da questo:
“Luigi XVI ha sprangato gli Stati Generali. Colpo di Stato del re assolutista. Il popolo continua a non avere sovranità né democrazia #LuigiXVI #estateaparigi RT???”
Se il nostro desiderio è che la storia continui ad avanzare seguendo un solo vettore, e che questo vettore torni ad essere quello della solidarietà e della democrazia, dobbiamo smettere di essere semplici spettatori e portavoce e diventare nuovamente attori della vita pubblica.
#spegnamoicellulari e #puliamolasporcizia
Non c’è nessuno che lo farà per noi.
JOAQUÍN SARAVIA
FOTO: VALENTINA RICCI
Translated from eliminemos la basura. pasemos a la acción