A Edimburgo non chiamateli "Neets"
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L’Europa li etichetta come “Neets” (acronimo per Not in Education, Employment or Training). In Italia sono bollati come “Né-Né”. Sono giovani che hanno deciso di abbandonare l’istruzione prima del tempo, bruciandosi così il futuro. Dipinti come disperati o drug-addicted, i Neets di Edimburgo non appaiono davvero come una lost generation, anzi.
Non è stato facile dare la caccia ai "Neets" in una città come Edimburgo. Dopo aver preso contatti con il Presidente di Tomorrow’s People, un’associazione che li aiuta a dare in qualche modo un “senso” alle loro giornate senza scuola, riesco ad intervistare tre ragazzi. La sede si trova nella periferia della città, lontano dai freddi quartieri istituzionali dell’Edinburgh City Council. All’apparenza un edificio grigio e di cemento, che all’interno esplode in muri colorati e graffiti. Heather, la responsabile, mi accoglie con una tazza di caffè e mi accompagna nel soggiorno dove si trovano i ragazzi che lavorano e servono ai tavoli. Ad aspettarmi c’è Danielle, 18 anni, un cappello che le copre i lunghi capelli e le braccia incrociate. La sensazione è che non avrà molta voglia di parlare con me. Invece rompiamo il ghiaccio, mentre mi racconta della sua esperienza personale. Dopo aver terminato la scuola ha avuto un bambino e la gravidanza l’ha costretta ad abbandonare il college. Oggi partecipa a un programma di volontariato con Tomorrow’s People. Nonostante non frequenti più a scuola, tiene a precisare che le attività che svolge ora la stanno aiutando a crescere, a capire cosa le piace davvero. Le chiedo cosa pensa dei giovani school-leavers e mi colpisce la sua decisa risposta: “all’età di 16 anni è giusto che lascino la scuola (l’età minima della scuola dell’obbligo in Scozia, ndr) e facciano le loro scelte. In più, sottolinea, “penso che dovrebbe esserci la stessa varietà di scelta anche quando si decide di abbandonare l’istruzione”.
"Una volta che sei fuori è finita"
All’intervista si aggiungono altri due ragazzi: Shawn,16 e Dean, 23. I due giovani frequentavano istituti scolastici di un certo livello ma sono stati bocciati. “Forse, se avessi studiato di più, avrei potuto andarci ma dopo aver perso l’anno non mi sono state date altre soluzioni. Una volta che sei fuori è finita”, commenta Dean. A seguito della bocciatura, la scuola l’ha indirizzato verso un corso militare. “Non che volessi entrare nelle forze armate”, confessa, “ma volevo restare all’interno del sistema educativo”. E la questione coinvolge direttamente la scuola scozzese. “Non sono stati solo i problemi scolastici a determinare la mia scelta”, prosegue il ragazzo, “proveniamo da comunità in cui non abbiamo un buon esempio e non basta l’impegno dei professori a convincerci ad andare a scuola. Raggiunta una certa età, le persone non hanno più la forza di ricominciare a imparare daccapo”. Siamo seduti in cerchio e sono curiosa di sapere cosa pensano dell’etichetta che gli viene affibbiata dall’Europa, ovvero quella di NEET (Not in Education, Employment or Training). Secondo Danielle “non aiuta il pieno sviluppo della persona” ed in effetti l’esclusione e la stigmatizzazione non sembrano la strada giusta. “Il governo e l’Europa dovrebbero impegnarsi nel promuovere maggiori attività anche per chi lascia la scuola, in modo da avere maggiori possibilità in caso di bocciatura. Insomma avere qualcosa da scrivere sul curriculum”. E in questo e riguardo la positiva esperienza in Tomorrow’s People tutti i ragazzi sono d’accordo. Un’esperienza del genere ha permesso loro di trovare nuovi amici e non sentirsi soli.
Edimburgo li conosce uno per uno
L'amministrazione di Edimburgo, The Council, ha in realtà intrapreso numerose iniziative in merito. Decido di farmi un’idea andando alla sede del Consiglio, in East Market Street, nel centro della città. Il palazzo comunale è modernissimo e un via vai di gente che si affolla con cartellini al collo mi travolge. Per fortuna c’è un punto di riferimento: Mr.Shaw, il responsabile del programma The Edimburgh Guarantee, ideato proprio per i Neets. Mi rimprovera quasi per la prima domanda e questo mi fa in qualche modo piacere. “Non parlerei affatto di Neets”, dice, “preferiamo parlare dei giovani nella loro complessità, in Scozia li definiamo come coloro che hanno bisogno di più scelte e più possibilità”. Già. È questa la visione lungimirante che hanno gli scozzesi in merito: “nessuna etichetta, solo guardare avanti e creare nuove possibilità”. L’impressione sui Neets è che la maggior parte venga quasi controllata. È quanto mi conferma Patricia Thomson, responsabile di un’altra associazione. Si chiama Skills Development Scotland ed è partner governativo fondamentale per l’occupazione dei giovani Neets. Secondo Patricia l’agenzia sa esattamente chi saranno i giovani a rischio Neet. Questo perché hanno un feedback dalle scuole e laddove notano i rallentamenti degli studenti, intervengono subito con azioni mirate. In realtà, i dati europei non sempre parlano chiaro: “ è vero che ogni anno 3500 ragazzi lasciano la scuola ma solo una piccola percentuale va verso destinazioni negative come vandalismo e alcolismo”. Nuovamente, il punto di vista iniziale è capovolto. Solo quel giorno la sede è piena di ragazzi che cercano le posizioni lavorative più adatte per loro.
"È giusto che la Scozia ascolti le loro opinioni"
Voglio sapere di più. Incontro il professor David Raffe, all’Istituto di Educazione e Sociologia. Gli chiedo di commentare una citazione di François Mitterrand che mi aveva colpito, anche pensando alla situazione italiana: “se i giovani non sono sempre nel giusto, la società che li ignora e li esclude è, invece, sempre in torto”. Sorride e mi dice che è d’accordo. Non è un caso che i sedicenni votino per la prima volta al referendum di settembre sull’indipendenza scozzese. “Vanno responsabilizzati, la crisi li ha messi alla prova più di tutti gli altri”. Sono cittadini, fanno parte della società ed “è giusto che la Scozia ascolti le loro opinioni e la loro voce. In questo momento chiedono una cosa: emancipazione”. Ed Edimburgo sembra avere le orecchie ben aperte.