30 anni di Arezzo Wave Festival: la prima serata di selezione live a Palermo
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Torna il festival di musica live più internazionale d’Italia, e come sempre è a caccia di nuovi talenti locali. Fra panda col gameboy, sperimentazioni rock e flussi lirici dal subconscio, i Candelai di Palermo hanno ospitato la prima serata di selezione regionale del concorso Arezzo Wave Band 2016.
La primavera è alle porte e fioriscono nuove proposte per gli amanti della musica: ritornano le selezioni regionali del concorso Arezzo Wave Band - Sicilia, occasione perfetta per incontrare gruppi emergenti locali e scaldare le orecchie in attesa del festival che arriverà quest'estate. Tre serate (18 Marzo, 15 Aprile e 29 Aprile, al locale i Candelai) più una finale (7 Maggio presso i locali del MOB), per decretare la migliore tra 18 band siciliane, già selezionate al momento dell’iscrizione. Della scelta si occuperà una giuria formata da Gaetano Mazza e Roberto Cammarata (fondazione Arezzo Wave Italia) Vincenzo Barreca e Gianfranco Raimondo (Ypsigrock festival) e Dario Caneba (musicologo). Al termine delle selezioni la band migliore accederà alla fase nazionale del concorso, dove sarà eletto il vincitore che si esibirà sul main stage del festival, davanti a migliaia di persone. Abbiamo deciso di seguire questo percorso e presentarvi di volta in volta gli artisti partecipanti.
WHEN DUE, Palermo (Pendolo)
“I When Due sono entità indefinite. Indossano maschere per comunicare. Suonano le viscere di ciò che è rimasto dell'antica struttura pop miscelando Elettronica/Dance/Rock in un calderone pieno di follie!”
Un’apertura perfetta, per la prima serata: con maschere minimali sul viso e un sound carico e pulito, che unisce basi elettroniche e voce distorta all’anima più aggressiva di una chitarra rock. I When Due sono l’esempio perfetto della band postmoderna, dove discorsi musicali e performativi s’intrecciano per creare nuove sintesi di identità artistica.
MajQQ, Palermo (Bang Your Head, RawWar, Abisso)
“Un’emozione particolare salire sul palco dei Candelai dopo una vita passata dall'altra parte”
Cambio palco, cambio maschera. MaiQQ è un panda che suona un gameboy: ogni pezzo è sostenuto da un’anima nuda, melodie semplici che riportano ai videogiochi 16 bit dell’infanzia, a cui via via se ne aggiungono e sovrappongono altre, a creare geometrie complesse che fanno presto dimenticare il semplice mezzo di partenza.
BASSE FREQUENZE, Catania (Pitiful Girl, The Unknown, Reach Goals, Die In Your Arms)
"Rock da mansarda: uccellatore!"
Se le prime due esibizioni avevano un gusto futuristico, i Basse Frequenze ci riportano al presente e alla terra, ricordando che per fare musica eccellente bastano pochi elementi fondamentali e tanta anima e bravura. Niente fronzoli o artefatti: solo il sound grezzo e la potenza di chitarra e batteria, che riportano il rock alla sua essenza ma continuando a stupire.
BASILISCUS P, Messina (Turbocompressore, L'orrore, Cassetta Degli Attrezzi)
“La nostra musica si basa molto su coesione, unità d'intenti e anche il silenzio quando serve... venerdì sera non serviva”
La svolta rock della serata continua con il trio Basiliscus P: lunghe passeggiate strumentali dal sapore progressive unito a contaminazioni che spaziano dal jazz al grunge anni '90. Un sound cupo ed evocativo, sostenuto da una struttura costruita con grazia che in ogni pezzo esplora molteplici direzioni e coinvolge fino alla fine.
FYŠ, Palermo (Intro, Opem, Ebbà , Gee you pump)
“Il progetto FYŠ nasce come un invito a stare bene”
Si ritorna all’elettronica quando sul palco salgono i FYŠ: il duo ispirato nella sua nascita dalla Vucciria, e i cui suoni – un mix di ambient, chillout ed elettronica ottenuto con synth, campioni e strumenti a corde – riportano l’ascoltatore all’atmosfera di leggerezza, mescolanza e incontro tipici delle serate nello storico mercato palermitano.
NAZARIO DI LIBERTO, Palermo (Proto//tipo_3, Proto//tipo_4, Birds, Voices and Crash, Useless)
“Immen goma rao”
È l’ultimo artista a salire sul palco, per chiudere il cerchio di questa prima serata, con una nuova virata postmoderna. Il cantautorato di Di Liberto abbraccia il pubblico con basi strumentali mesmerizzanti, dove il gioco di ripetizione fra testi e melodie decostruisce il concetto canonico di canzone per ritrovarlo nell’esperienza dell’abbandono alla pura suggestione musicale.