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2016: la fine del loro mondo

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Translation by:

Veronica Monti

società

2016 "annus horribilis" ? Brexit, Trump, il terrorismo, Aleppo, tutto lascia pensare che gli ultimi 12 mesi siano stati i peggiori che abbiamo vissuto da tempo. Eppure quest'anno ci offre anche l'occasione di interrogarci per la prima volta su tutto un sistema di credenze e riferimenti sul quale molti facevano affidamento. Guillaume per primo. 

Amava molto queste cose. Guillaume ha appena condiviso con piacere la sua esperienza in una tavola rotonda dedicata alle nuove forme di attivismo. Sono diversi anni che cerca di realizzare una piattaforma dove partecipare sia allo stesso tempo funzionale, semplice e divertente. Il suo segreto? I micro-impegni, che danno alla politica un significato valido per ognuno di noi.

Il suo progetto è stato chiamato Blast. Perché suona bene, e perché significa anche "esplosione" in inglese. Da 2 anni ci lavora sopra, ma è da 3 mesi se ne occupa in maniera esclusiva. Tanto che il "Forum civico" al quale ha appena partecipato l'ha quasi fatto andare fuori di testa. Dopo così tanto tempo passato sul suo progetto, verrebbe da pensare che potrebbe diventare facilmente il nuovo Facebook, ma a quanto pare non è così. Ha dovuto spiegare le linee guida di Blast per un'ora, ricordare che si appoggia su una certa idea di micro-attivismo, e raccontare che per far funzionare questa iniziativa si può, per esempio, pubblicare la storia di una giovane donna che ha deciso di smettere di comprare scatolette di tonno per protestare contro la pesca abusiva. Parlare di un progetto che ti ha assorbito completamente per dei mesi fa bene, ma fa bene anche alzare un po' il naso e rendersi conto che anche nei progetti altrui succedono cose interessanti. Kevin e Florence di Kialatok ad esempio hanno fondato un'impresa sociale che offre corsi di cucina per immigrati. Jakob, un giovane tedesco, ha riacquistato una barca per salvare dei migranti. O prendiamo Alexander, un disegnatore grafico ucraino che ha progettato da solo un piano dei mezzi pubblici per la sua città.

Fuori non è bel tempo, ma fa comunque caldo. Il campionato europeo di calcio richiama ricordi positivi. Mentre i Bleus irradiano tante speranze quante vittorie, la gente comincia di nuovo a credere alla Francia black-blanc-beur, parentesi incantata del 1998 quando la squadra nazionale francese aveva vinto la Coppa del Mondo. Il paese torna a ballare e, anche se Guillaume non ama il calcio, deve ammettere che l’Euro 2016 diffonde come si deve i valori della società francese: identità, integrazione, vivere insieme... Finalmente, una pausa gradita che sembra interrompere una primavera particolarmente difficile. Sorride attraversando Place de la République. La statua del monumento è stata spogliata dei messaggi, delle candele e dei graffiti lasciati in memoria delle vittime degli attentati di Parigi, di Copenhagen, di Bruxelles, ma anche dei rifugiati o dei morti della Siria. Ridacchia di gusto mentre ricorda di quando aveva sbraitato contro un tizio che non conosceva quando la piazza era ancora piena di capannine, di barricate, di tribune e di idee. « Vedrai che ci piazzeranno una fottuta fan zone qua, ed è certo che quello che sta succedendo qua è stato sponsorizzato dalla Coca Cola». Allora, non molto tempo fa, "Répu" era diventata l'epicentro di un movimento internazionale battezzato Nuit Debout, iniziato da gente indignata ed alimentato da intellettuali antiliberali. La piazza era diventata una specie di cuore dei miracoli della politica in azione. Rappresentanti di commissioni eterogenee, ma allo stesso tempo l'organizzazione della lotta sociale o dell'antispecismo si succedevano sul marciapiede. Migliaia di persone venivano a condividere le loro esperienze e le opinioni di cittadini. Giovani e vecchi, neri e bianchi, donne e uomini. Tutti animati da un desiderio di cambiamento e di voglia di dire la loro, in un piccolo evento sociale che andava via via allargandosi.   

Gli era piaciuto da morire. Questa iniziativa, presentata non si sa bene come dal giornalista François Ruffin e il suo film sociale Merci Patron, per un mese era riuscita a indirizzare una parte della popolazione verso un movimento politico nuovo. In un periodo in cui in molti dicevano che la gente fosse distaccata e disincantata dalla politica era già qualcosa di importante. Tutto ciò è finito in un testacoda, certo: il movimento senza testa è arrivato alla fine della rincorsa per scoprire di non saper saltare. Nessun leader, nessuna posizione, nessuna direzione. Ma poco importava, per Guillame si era finalmente dimostrato che si poteva ancora parlare di "presa di coscienza",  che un risveglio generale era ancora possibile davanti al terrorismo e al disfattismo diffusi da patentati agitatori di idee. Nuit Debout l'aveva ispirato, e Blast ne è l'incarnazione 2.0. Ne aveva approfittato per mettere in pratica quello che aveva imparato con le sue nozioni di programmazione informatica e la sua teoria del design. Convinto che la gente fosse tornata a casa meno ignorante di prima, voleva cogliere la palla al balzo per offrire loro un'alternativa tecnologica facilmente accessibile. La prima versione dell'app su Android è partita come una palla di cannone: 5.000 download solo nella prima settimana, e qualche settimana fa, dopo il boom iniziale, erano 200-300 al giorno. Sempre più storie quotidiane di gente che incarnano una piccola rivoluzione a partire dal loro supermercato. Lui sorseggia la sua birra, mentre la Francia gioca contro la Svizzera questa sera. Tutto molto bello...

9 novembre 2016: risveglio con dei postumi terribili. Dopo aver preso le birre era andato a un McDonald di Ménilmontant, dove si era trovato a parlare di politica con un vigilante. «È improbabile che vinca» aveva detto, masticando il suo hamburger doppio. «Non è ancora detto però...» gli aveva risposto il vigilante, con un gran sorriso. Si era addormentato nel suo letto con animo combattuto. Le informazioni su Twitter gli dicevano che stava andando tutto bene ma quel "non è ancora detto" gli rimbombava nella testa. La sveglia era suonata più forte del solito. Un umorista di France Inter gridava "Ho vinto" con un accento americano. Strano. Fino alle notizie delle 8 e alla voce cristallina del presentatore che annunciava che Donald Trump si accingeva ad essere il nuovo presidente degli Stati Uniti. Molto strano. Ma non è stata la prima volta che la radio lo aveva paralizzato nel letto. La Brexit, l'attacco di Nizza: era stata come una caduta nel vuoto. In tre settimane gli avvenimenti lo avevano messo in subbuglio: non seguiva più la sua routine quotidiana, mangiava male, la voglia pressante di dire qualcosa sugli avvenimenti del suo tempo aveva la meglio sui pensieri. Guillaume divorava pagine di giornali in cui gli editoriali lottavano per dare un senso a questa seconda metà del 2016. In qualche parola, con qualche formula, in qualche modo, qualunque esso fosse.

Uscendo si era consolato con l'idea che quello che stava accadendo avrebbe creato delle nuove vocazioni, probabilmente. Si informava di più, leggeva, si preoccupava per quello che succedeva a Instanbul e ad Aleppo. Aveva persino bussato alla porta di un ufficio parigino di Mohabit hiflt, un progetto berlinese che ha come obiettivo quello di facilitare gli oneri amministrativi dei rifugiati. Quest'estate si è abbuffato di libri. È stato terapeutico, e gli ha ricordato suo padre che aveva riletto Il diario di Anna Frank quando Jean-Marie Le Pen era passata al ballottaggio nel 2002. Poi, rientrando, Parigi aveva di nuovo impresso il suo ritmo infernale sul quotidiano. Incredibile la velocità con cui questa città può inghiottirvi: l'impressione di non avere il tempo di fare nulla, che i giorni svaniscono come le illusioni. 

Guillaume aveva una voglia improvvisa di gridare. Il giornale delle 9 aveva confermato l'impensabile: Donald Trump aveva abbastanza grandi elettori per poter essere ufficialmente dichiarato presidente degli Stati Uniti. Era stato letteralmente come ricevere un pugno nello stomaco. Piegato in due, riprende a respirare in mezzo alla sala. Sentendosi all'improvviso ridicolo si alza, si siede al tavolo e fa colazione. Da quel giorno gli avvenimenti sociali e politici che animano la sua vita di cittadino si alternano tra la sorpresa e la meraviglia: le primarie della destra, le dimissioni di François Hollande, quelle del premier italiano Matteo RenziBlast continua a girare, abbastanza bene tra l'altro. La gente continua a dare la sua visione delle cose attraverso esempi molto personali. Ma per la prima volta Guillaume si chiede se tutto ciò ha un senso. Ormai guarda la piattaforma ripetendosi che i collaboratori sono gli ultimi illuminati della sua generazione. Com'è possibile? Più nessuna scheda di lettura può spiegare quello a cui sta assistendo al momento. Nessun editoriale, nessun testo dell'antichità. Resta solo una pesante sconfitta del senso generale, la perdita di un intero sistema di riferimenti sul quale si fondava tutto e una sgradevole sensazione di essersi fatti manipolare. Quello di cui rideva uscendo è improvvisamente diventato molto serio. Guillaume non sa cosa stia succedendo. 

Fa un caldo incredibile. L'hanno invitato sul palco di una trasmissione politica per parlare di Blast e delle nuove forme di attivismo. Dietro le scene altri tre giovani esprimono la loro opinione sulla candidatura di Manuel Valls alla presidenza della Repubblica francese, ed espongono con passione e convinzione le loro argomentazioni per reagire al baratro sempre più inquietante che si apre tra la politica e i giovani. Secondo un recente sondaggio, su più di 20.000 giovani francesi tra i 18 e i 34 anni, il 99% di loro considera la politica corrotta, mentre l'87% non ha alcuna fiducia nei media. Stretto in un angolino nella lodge Guillaume osserva da spettatore i tre giovani che gareggiano tra di loro per contrastare la tendenza generale. Odia queste cose.

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Pensate anche voi che il 2016 abbia fatto... Come dire, un po' schifo? Anche noi, però questa non è una buona ragione per non fare nulla. Per questo qui in redazione abbiamo deciso di dare uno sguardo agli ultimi 12 mesi di follia, con una sola, unica regola: VALE TUTTO.

Racconti, storie divertenti, analisi, tutto nella nostra nuova serie intitolata  2016: Best.Year.Ever.

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from 2016 : la fin de leur monde