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15 ottobre: oltre la violenza, l'indignazione
Published on October 17, 2011
società Politica
L'immagine che ricorderemo di questo 15 ottobre è quella delle devastazioni a Roma . Un migliaio di barbari ha rovinato la festa di 300.000 manifestanti pacifici e rubato la vetrina dei media, aprendo il campo a ogni di tipo di speculazione politica. La rivoluzione europea però non è quella delle auto e dei bancomat in fumo. E' quella dei giovani che si sono riuniti a Roma, Bruxelles, Madrid, Barcellona, Parigi o Londra, per chiedere un futuro. Precisiamo: 951 città e 81 paesi diversi. Il mondo globalizzato ha prodotto una gioventù unita nelle proprie rivendicazioni. Per questo siamo convinti che il 15 ottobre sia una giornata storica. La ricordiamo con le immagini dei protagonisti, scattate dai babeliani sparsi per l'Europa.
Londra . I manifestanti non sono riusciti a occupare la Borsa e sono tornati nel sagrato della cattedrale di Saint Paul.
Foto: © Simona Strimaityte
Londra . Risate e atmosfera serena tra i manifestanti, non numerosi come a New York, ma felici per la visita di Julian Assange.
Foto: © Simona Strimaityte
Londra . Julian Assange, il fondatore di Wikileaks ancora agli arresti domiciliari, è stato accolto dalla folla come un eroe: «Noi non possiamo indossare una maschera per renderci anonimi - ha detto - mentre questo è consentito ai conti bancari in Svizzera». Per gli Indignati è stata una vera e propria benedizione:«Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma per la costruzione della legge».
Foto: © Lorebzo Marini
E' il numero delle tende che sono state piazzate a Londra davanti a Saint Paul. I ragazzi di "Occupy London Stock Exchange" rimarranno al freddo "fino a che il nostro governo non ci mostra la volontà di cambiare le cose", spiega uno dei manifestanti.
Foto: © Lucille Caballero
Madrid . Secondo i dati di #Acampadasol mezzo milione di indignati hanno invaso la piazza della Puerta del sol, 5 mesi dopo la nascita del movimento. Alcuni media internazionali parlano addirittura di un milione di persone.
Foto: © Lucille Caballero
Madrid . Foto: © Lucille Caballero
Parigi . Solo poche centinaia di manifestanti all'Hotel de Ville, in una delle prime città che ha seguito l'esempio spagnolo, ma con scarsa partecipazione. Spiega Rosamée : "Qui la cultura della rivoluzione è troppo vecchia, la gente l'ha messa da parte e bisogna insegnarla di nuovo. Anche qui ci sono mille motivi per indignarsi, a partire dalla discriminazione degli immigrati". Foto © Giacomo Rosso
Parigi . Gli indignati francesi hanno srotolato un'enorme bandiera cilena per solidarietà nei confronti degli studenti che da 5 mesi sfilano a Santiago del Cile, chiedendo un sistema di educazione più equo e risorse pubbliche per la scuola e l'università. "Siamo rimasti ai tempi di Pinochet, da noi chi è povero non può proseguire gli studi. L'università costa due stipendi mensili medi al mese!"Foto: © Giacomo Rosso
Parigi . «Il sistema finanziario è responsabile dei mali della nostra società e dell'impoverimento delle popolazioni. Sto con gli indignati dal mese di maggio, manifesto contro i partiti che tengono in ostaggio la democrazia. La soluzione per questa crisi è un'economia moderna basata sulle vere risorse e non sulla finanza». Foto: © Giacomo Rosso
Roma . Raffaele è silenzioso e non vuole essere disturbato, impegnato ad animare il corteo e a scattare foto. Silvia risponde anche se è difficile capire ciò che dice attraverso le fessure della maschera che non si vuole togliere. E' la maschera di "V per Vendetta", l'eroe futuristico che si batte contro il regime totalitario. Perché la maschera ? "Perchè non rappresentiamo solo noi stessi ma anche chi non è qui perché non ci crede. Perché è pigro o perché non è al corrente di quello che può succedere ai suoi risparmi o alle conseguenze delle politiche di oggi sul futuro". Silvia è indignata in particolare per quello che succede alla scuola, "perchè la stanno distruggendo". Raffaele, invece, non sa cosa rispondere, e alla fine dice "Voglio protestare contro l'abuso di potere della polizia". Foto: © Marta Vigneri
Roma . E' arrivato da Perugia. Lo incontriamo al termine della manifestazione vicino a Piazza San Giovanni. Scappa dai lacrimogeni, dal fumo e dagli scontri. E' deluso e arrabbiato. Era venuto per manifestare "non contro un partito o il governo ma verso il sistema mondiale, che ci ha fatto credere di poter vivere al di sopra dei nostri mezzi e oggi ha il nostro debito tra le mani". Ma ci parla di come questo abbia perso senso durante un corteo cha aveva altro a cui pensare. Generare o difendersi dalla violenza. Vuole scordare tutto adesso, sia il debito che la violenza. "Andiamo via", dice alla sua ragazza. "Dove andate?", "In qualsiasi posto allegro e divertente che mi ricordi che la vita è bella". Foto: © Marta Vigneri
Barcellona , tra circa 250.000 manifestanti: "Ho conosciuto il movimento tramite le reti sociali, Facebook soprattutto, e attraverso il Partido Pirata, di cui faccio parte. Sono anche io indignata, ne abbiamo fin sopra i capelli e questa è l’occasione per farci sentire, in un movimento globale e slegato dai partiti politici. Sfilo con dei palloncini perchè portare cartelli scritti mi impediste di muovermi, ovviamente indosso la maschera degli anonimi e il mio messaggio è che certamente mia madre sarebbe un miglior ministro dell'economia di quelli che ci hanno rovinato". Foto: © Greta Gandini
Barcellona ."Porto con me vari simboli, ognuno poi li interpreta a
modo suo: la Bibblia e il Don Chisciotte, il sangue rosso del popolo, la maglietta
del Barcellona nascosta dal camice del dottore. Siamo di fronte a un cambiamento importante e dobbiamo comprenderlo. Il primo passo è capire che non sarà facile, perché la crisi economica non si risolve solo con le teorie. Dopo questa manifestazione, dobbiamo canalizzare i messaggi nelle nostre azioni quotidiane. Bisogna sapersi mettere in gioco, prima di tutto eticamente. Il mio slogan è sostituire la logica della gratuità con quella dedal reciprocità. Le priorità? La sanità e l’ambiente". Foto: © Greta Gandini Foto: © Greta Gandini
Barcellona . "Siamo divisi un due masse: una di stressati e una di depressi, persone che lavorano troppo e persone che non lavorano affatto. Partecipo al movimento degli indignati perchè credo sia un movimento fresco, autentico, radicale al punto giusto, trasversale e creativo. Dobbiamo produrre il grande rutto tutti insieme, per ora stiamo solo cercando di digerire. Certo sarà difficile e certamente qualcuno farà le valigie".
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