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10 cose da sapere su Expo

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Milano

La città apre ufficialmente i cancelli dell'Esposizione. Ecco il nostro vademecum!

Cos’è Expo?

L’esposizione universale o Expo si svolge ogni cinque anni e dura sei mesi. Non è una fiera, non ha carattere commerciale e dovrebbe servire a promuovere un tema d’interesse universale con particolare attenzione all’innovazione e alla tecnologia. Partecipano all’Expo i paesi e le organizzazioni che lo chiedono. Possono partecipare anche le aziende e le organizzazioni della società civile. La prima esposizione universale è stata quella di Londra nel 1851. L’ultima quella di Shanghai nel 2010.

Expo in Italia, i precedenti

La prima esposizione universale in Italia risale al 1874, quando fu Roma ad ospitarla. Milano ha organizzato altre quattro Expo fino a questo momento (1881, 1894, 1906, 1931). In occasione della fiera del 1906 furono costruiti l’Acquario civico e la Fiera di Milano. L’ultima Expo nostrana è quella del 1992 a Genova, col tema “Cristoforo Colombo – La nave e il mare”, per ricordare i 500 anni della scoperta dell’America. Fu allora che venne realizzato l’Acquario e venne riqualificato il Porto Antico, con l’installazione del Bigo progettato da Renzo Piano. L’eredità? I meno della metà dei biglietti venduti rispetto alle previsioni e i poco più di 800mila visitatori, portano alle dimissioni dell’allora sindaco Romano Merlo. Pisapia, che terminerà il suo mandato a giugno 2016, non dovrebbe essere costretto a ciò.

Un Expo da record

L’Expo di Milano è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Sono 145 i paesi che partecipano, pari al 94% della popolazione mondiale. Cuore dell’Esposizione sono i 53 padiglioni self built, i 9 cluster tematici, le 13 organizzazioni della società civile riunite in una cascina, 3 organizzazioni internazionali e 5 partecipanti corporate distribuiti su una superficie di 110 ettari, il più grande cantiere d’Europa. Tra i 150 ristoranti, bar e chioschi del sito c’è il ristorante più grande del mondo: 8000 mq di superficie per 20 ristoranti regionali. In questi mesi hanno lavorato ogni giorno 40 persone per 14 ore al campo base e 8600 operai su 3 turni per 24 ore al giorno. I biglietti venduti sono già 10 milioni e si attendono 20 milioni di visitatori entro la fine del semestre. Oggi sono attesi 100 capi di stato e 600 ministri per la cerimonia di apertura. Si tratta di uno dei più grandi investimenti degli ultimi anni in città: 1,3 miliardi di euro di investimenti italiani a cui si somma 1 miliardo da parte degli stranieri per un giro d’affari stimato di 14 miliardi.

Lavori, a che punto siamo?

Mentre stiamo scrivendo migliaia di operai provenienti da ogni parte del mondo stanno lavorando ininterrottamente per terminare i padiglioni. Che siano dettagli o meno, difficile da dire. Le foto pubblicate il 27 aprile dal Movimento 5 Stelle Lombardia non fanno ben sperare, ma sia Matteo Renzi sia il commissario unico di Expo 2015 Giuseppe Sala hanno assicurato che tutto sarà pronto. «Tutti i padiglioni apriranno in tempo, compreso il padiglione Italia» ha detto Sala a pochi giorni dal primo maggio. A quanto risulta, esternamente sarà tutto completato, mentre a esposizione in corso verranno continuati e (si spera) portati a termine i lavori interni a vari padiglioni. Nel frattempo, la banca dati ufficiale Open Expo segnala che solamente il 21% dei lavori è concluso, mentre il 71% è ancora in corso. Vogliamo sperare che sia solo un problema di aggiornamento del sito

Le polemiche

Expo è criticato sotto vari aspetti. Dal paradosso che vede un’esposizione dal tema “Nutrire il Pianeta, energia per la Vita” avere come main sponsor due multinazionali come Coca Cola e McDonald’s (con annessa polemica dello “spottone” fatto da Regione Lombardia al fast food), alla questione relativa ai presunti lavori rifiutati da 8 giovani su 10 che hanno ricevuto richiesta (qui l’articolo del Corriere che ha scatenato le polemiche). Non potevano mancare le vicende di italica tradizione, con vari casi di corruzione e tangenti: l’ultima, in ordine di tempo, l’arresto a ottobre dell’ex amministratore delegato Antonio Acerbo. Il 30 aprile, a un giorno dall’inizio di Expo, i No Expo, rete nata nel 2007 convinta che «la rassegna non sia un’opportunità, ma una sciagura per il territorio, i beni comuni, le casse pubbliche» si sono fatti sentire con un corteo nel centro della città (e replicheranno oggi con un corte internazionale previsto per le 14 da piazza XXIV maggio).

L’Expo in città

L’esposizione di Milano non è destinata a rimanere dentro i confini del sito di Rho-Fiera. Così come accade per il Salone del mobile o per la Settimana della moda, è l’intera città ad attivarsi in tutte le direzioni per rendere unica l’esperienza milanese. Sono oltre 1500 gli appuntamenti che prenderanno vita in occasione di Expo 2015 in centro e in periferia. Per ogni mese dell’esposizione sono state scelte sei differenti esperienze associate alle immagini simbolo della città. Ci sono mostre, concerti, inaugurazioni, conferenze e molto altro ancora. Non resta che aprire l’agenda.

Le ricadute, immediate o meno, sulla città

Ma effettivamente, cosa porterà Expo alla città di Milano? Fin’ora sono state concluse una serie di opere infrastrutturali, vale a dire “opere viabilistiche prioritarie”, non poco criticate. “Miliardi di euro sprecati e milioni di metri cubi di cemento”, dicono i detrattori: tra queste la BreBeMi, la Teem (Tangenziale est esterna Milano), la Pedemontana, e ulteriori tratti come il raccordo tra al A8 e la tangenziale ovest.  In ogni caso, se saranno utili o meno per la viabilità lo scopriremo solamente quando saranno effettivamente “sotto stress”. Pochi giorni fa in città sono state finalmente inaugurate 5 nuove stazioni della M5, la metro Lilla (Domodossola, Lotto, San Siro ippodromo e San Siro stadio). Non si può non citare la Darsena, il bacino acqueo restituito ai milanesi dopo anni di degrado (ve ne parliamo qui). E poi i migliaia di turisti che giungeranno a Milano nei sei mesi dell’esposizione. Secondo i commercianti del centro però, il sito è troppo è troppo distante per registrare ricadute benefiche in città.

L’eredità di Expo

Cosa resterà di Expo? E’ancora presto per dirlo ma la lista dei potenziali progetti è già lunga: c’è chi vuole affidare direttamente alla Statale e al Politecnico il compito di creare un campus universitario. Chi, come Assolombarda, che punta a Nexpo, una Silicon Valley all’italiana per sfruttare la piattaforma tecnologica appena realizzata. Triennale che rilancia l’ipotesi di allestire la XXI Esposizione internazionale di architettura del 2016 che la città attende da 20 anni. O ancora il Coni, che sogna un impianto paraolimpico, utile qualora l’Italia si aggiudicasse le Olimpiadi del 2024. La Consob, che vuole realizzare un’Authority europea. La Camera di Commercio che vorrebbe concentrare tutti i suoi servizi nel padiglione Italia e la Lega delle cooperative che punta al Centro italiano di ricerca prodotti docg. Quel che è certo è che il 54% dei terreni sarà destinato a un parco tematico e che le sette torri del Villaggio Expo di Cascina Merlata diventeranno il più grande quartiere italiano di housing sociale e che Palazzo Italia non sarà demolito.

La Carta di Milano

E’ la vera eredità di Expo. Una specie di Protocollo di Kyoto del cibo, che verrà consegnata al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon. Al suo interno c’è la sfida dell’alimentazione globale: la lotta allo spreco del cibo, il diritto ad un cibo sano buono e sicuro e le proposte per un’agricoltura sostenibile.

Bonus: curiosità

Lo sapevi che... la Svizzera (neanche a dirlo) è stato il primo paese a terminare i lavori. La Germania ha il padiglione più grande dopo quello italiano. La Turchia è arrivata per ultima a marzo. Il padiglione degli EAU progettato da Norman Foster è il più costoso. Il Giappone non ha utilizzato viti, chiodi e perni per costruire il suo padiglione. Il tetto di vetro intelligente degli Stati Uniti è il più grande mai costruito. Il padiglione Vanke si ispira nella forma a Huan Shan, la montagna sacra della Cina, ed è ricoperto da piastrelle in grés che riproducono le squame di un drago. Il padiglione Italia è rivestito di cemento biodinamico in grado di assorbire gli agenti inquinanti e composto all’80% di materiale riciclato. Una vera e propria foresta pietrificata.