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Il magico mondo di Anna Aaron 

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Translation by:

Piera Fiammenghi

BrunchCultura

Nome: Anna Aaron. Segni par­ti­co­la­ri: ri­ser­va­ta e mi­ste­rio­sa. L'ab­bia­mo in­con­tra­ta a Pa­ri­gi, in uno dei quar­tie­ri più ani­ma­ti, tra bal­le­ri­ni di hip hop, mu­si­ci­sti e sem­pli­ci cuo­rio­si. Vuoi co­no­scer­la?

La in­con­tria­mo die­tro le quin­te, tra il via vai di mu­si­ci­sti, tec­ni­ci e fo­ni­ci del con­cer­to in pro­gram­ma la sera, per il fes­ti­val fran­ce­se tutto al fem­mi­ni­le: Les fem­mes s'en mêlent. Anna e Emi­lie-Zoé de­vo­no re­gi­stra­re una ver­sio­ne acu­sti­ca di «Stel­lar­ling», la can­zo­ne di mag­gior suc­ces­so del se­con­do disco di Anna: Neuro. Ri­pas­sa­no la sca­let­ta, suo­na­no qual­che ac­cor­do, si con­ce­do­no una pausa caffè e poi via di corsa a fare un giro per le vie di Pa­ri­gi. La chi­tar­ra e il pia­no­for­te si amal­ga­ma­no per­fet­ta­men­te con la voce della gio­va­ne ra­gaz­za sviz­ze­ra. Men­tre bat­te il tempo, ci fa ascol­ta­re una ver­sio­ne in­ti­mi­sti­ca del brano, can­tan­do in duet­to con il chi­tar­ri­sta. Con gran­de con­cen­tra­zio­ne, la pia­ni­sta ri­co­min­cia più volte prima di es­se­re sod­di­sfat­ta del ri­sul­ta­to, no­no­stan­te una pic­co­la (ma fa­sti­dio­sa) fe­ri­ta al dito in­di­ce!

Anna Aaron - «Stel­lar­ling»

Il corpo di Anna ci tra­smet­te la stes­sa at­mo­sfe­ra oni­ri­ca e mi­ste­rio­sa che anima le note del disco. Sul suo brac­cio, spic­ca un ta­tuag­gio che - come ci spie­ga - raf­fi­gu­ra una vec­chia ver­sio­ne di Alice nel paese delle me­ra­vi­glie. Scri­ven­do Neuro, più che a un'at­mo­sfe­ra Anna ha dato vita a un vero e pro­prio uni­ver­so.

Fantascienza e "cy­ber­punk"

La gio­va­ne can­tan­te ci ri­ve­la di es­ser­si ispi­ra­ta alla fan­ta­scien­za «cy­ber­punk». Ma cos'è il cy­ber­punk? L'o­ri­gi­ne dello stile viene fatto ri­sa­li­re al  ro­man­zo Neu­ro­man­cien di Wil­liam Gib­son. La so­mi­glian­za con il ti­to­lo del disco, Neuro, non è una coin­ci­den­za. «Si trat­ta di tec­no­lo­gie di ul­ti­ma ge­ne­ra­zio­ne e di robot im­mer­si in uno spa­zio ur­ba­no: ecco cos'è l'u­ni­ver­so cy­ber­punk» ci spie­ga Anna Aaron. Quin­di pos­sia­mo dire che la mu­si­ci­sta ama la fan­ta­scien­za? «As­so­lu­ta­men­te no» ci con­fes­sa. «Mi sono ri­fat­ta a que­sto mondo solo per scri­ve­re il disco. Per il brano Dogs in Spi­rit, mi ero con­cen­tra­ta di più sulla na­tu­ra, sulla pelle e sul corpo. Qui, al con­tra­rio, ho de­ci­so di ispi­rar­mi a un'at­mo­sfer­ma più ur­ba­na. Il brano Bâle, in­ve­ce, mi fa sen­ti­re a casa. È la mia città. Da pic­co­la non ho vis­su­to l'u­ni­ver­so me­tro­po­li­ta­no e forse è da qui che è nato il de­si­de­rio di scri­ve­re qual­co­sa su que­sto mondo.» Qui ri­tro­via­mo il ri­chia­mo al film di Gas­par Noé, Enter The Void, am­bien­ta­to a Tokyo. Ci rac­con­ta di aver­lo visto prima di scri­ve­re il brano Linda: «mi tro­va­vo in ho­tel. Erano le tre del mat­ti­no ed ho visto que­sto film in ca­me­ra. Sono ri­ma­sta pro­fon­da­men­te col­pi­ta, come chiun­que l'ab­bia visto, d'al­tron­de! È stato al­lo­ra che ho de­ci­so di scri­ve­re Linda, in omag­gio alla so­rel­la del pro­ta­go­ni­sta del film. »

Sensazioni e colori 

Per com­por­re, la gio­va­ne mu­si­ci­sta s'im­mer­ge com­ple­ta­men­te nel­l'at­mo­sfe­ra che la cir­con­da. E' evi­den­te il per­fe­zio­ni­smo del­l'ar­ti­sta, che cerca di vi­ve­re ap­pie­no tutte le emo­zio­ni e «sen­ti­re» la mu­si­ca sulla sua pelle. «Sono sen­sa­zio­ni, a volte co­lo­ri o sem­pli­ce­men­te sfu­ma­tu­re», spie­ga, poi ag­giun­ge: «do molta im­por­tan­za alle im­ma­gi­ni e ho in mente tutto que­sto quan­do scri­vo». Un'ar­ti­sta com­ple­ta, quin­di? Mu­si­cista, can­tan­te e co­s'al­tro an­co­ra? «In ve­ri­tà, suono solo il pia­no­for­te. Ho al­cu­ne idee sui vi­deo­clip ma la­scio il com­pi­to a chi è del me­stie­re. Per di più, l'i­dea di con­di­vi­de­re un pro­get­to è un la­vo­ro di squa­dra dove ogni ar­ti­sta da il suo con­tri­bu­to e ag­giun­ge un mat­ton­ci­no. Io com­pon­go e altri cu­ra­no l'a­spet­to gra­fi­co», con­fes­sa. Dopo aver ascol­ta­to la sua mu­si­ca, di certo per­do­ne­re­mo ad Anna Aaron di es­se­re «solo» can­tan­te e pia­ni­sta!

Anna Aaron - «Linda»

"La musica? È arrivata così?

Anna è stata anche la can­tan­te dell'Erik Truf­faz quar­tet, un grup­po che non viene più pre­sen­ta­to in am­bi­to jazz. Ep­pu­re, l'ar­ti­sta ci con­fes­sa che per lei la mu­si­ca non è mai stata una scelta scontata. Da bam­bi­na ha vis­su­to nelle Fi­lip­pi­ne e a casa sua «non si ascol­ta­va mai la mu­si­ca. Non c'era la radio, nien­te», ci con­fi­da. Non è cre­sciu­ta cir­con­da­ta da note e stru­men­ti, come molti ar­ti­sti. Quan­do è ar­ri­va­ta la mu­si­ca? «Così, un gior­no», af­fer­ma la­co­ni­ca, ac­cen­nan­do un sor­ri­so mi­ste­rio­so.  

ASCOL­TA­RE: 'Neu­ro' dI Anna Aaron (USCI­TO IL 12 marZO 2014)

Translated from Le monde mystérieux d'Anna Aaron